In ricordo di mio padre: il prof. Francesco Catania, un acese di cultura
di Rosario Catania – L’1 ottobre di tre anni fa, veniva a mancare all’affetto di noi cari mio padre, il prof. Francesco Catania, noto protagonista della cultura acese, distintosi per la sua dedizione e i suoi contributi alla ricerca storica cittadina.
Passeggiando per le vie della nostra città, mentre riportavo alla mente il suo caro ricordo, sono stato bruscamente riportato alla realtà da alcuni turisti alla ricerca di un’ottima dolceria dove poter consumare la famosa granita siciliana.
L’episodio, mi ha permesso di ricordare un articolo di mio padre sul «Gazzettino del Sud» dell’editore Giuseppe Vecchio, dove raccontava della produzione artigianale della sua infanzia e dei suoi ricordi di bambino, anni prima che la nostra produzione locale di granita venisse riconosciuta e celebrata dal Festival ‘a Nivarata per il suo gusto unico e per il rito sociale che l’accompagna nelle mattine estive e, in tempi più recenti, durante tutto l’anno.
Lo salvo dalle pagine ormai ingiallite del settimanale, da me conservato con cura, per riportarlo in questo spazio virtuale, felice di condividerlo con i lettori di «Etna Mare Reporter» di cui orgogliosamente faccio parte.
Così ho scelto di ricordare e onorare la sua memoria, con questo scritto che ben rappresenta il suo stile, giocoso ma sempre ben attento a riportare fedelmente ai posteri le antiche tradizioni acesi del ‘900:
Nelle dolcerie venivano fatte girando il pozzetto circondato di ghiaccio e sale, in casa sminuzzando il ghiaccio o la neve comprati nelle rivendite di alimentari. Per tutti, ricchi e poveri, era una piacevole abitudine estiva.
La Granita familiare con la neve e il ghiaccio tritato, popolare e gradita colazione di antiche estati
Ho letto con piacere l’intera pagina che il nostro quotidiano ha dedicato alla granita. Con piacere perché, leggendo, sono riaffiorati tanti ricordi antichi e recenti, come il lieve e garbato risentimento provocato da un mio povero articolo pubblicato sull’argomento. Ma no! So che tutte le nostre granite sono gustosissime e molto apprezzate. Volevo allora ricordare a me stesso le granite della mia fanciullezza, quelle fatte girando il pozzetto, circondato da ghiaccio e sale.
La vedevo preparare ogni mattina, fra primavera e autunno, nel laboratorio della dolceria Micalizzi, che si apriva nel vicoletto dove abitavo. Stavo lì davanti guardando e beandomi dello stimolante odore di caffé, mandorla, cioccolato e fragola. Guardavo a lungo finchè uno dei fratelli Micalizzi – Alberto o Ernesto – mi gridava dall’interno: – «Porta na tazza» – che poi riempiva con un “cuppinu” di granita, che io consumavo con una fresca “rosetta”, il caratteristico panino di quei tempi.
Certo, non sempre godevo della generosità dei due fratelli. Era la mamma allora che confezionava a casa la granita, non certo girando un pozzetto – qualche velleitario tentativo finiva con un disastro. Compravamo la neve o il ghiaccio tritato “u ghiacciu rattatu”, inondando o l’uno o l’altro con succo di limone o con cioccolata. Facile a trovarsi era le neve e quasi ogni rivendita di generi alimentari ne era fornita. La neve, durante l’inverno, veniva conservata fra gli alti boschi della nostra montagna, in grandi fosse ricoperte di terra e frasche per tirarla fuori e rivenderla durante l’estate. E questo sin quasi l’inizio della guerra. E questo non solo a Messina e nel Medio Evo, come ha scritto una diligente alunna peloritana. E non erano soltanto i nobili che la compravano, ma principalmente la gente comune. E poi da dove potevano fornirsi i messinesi della neve se non dall’Etna? In estate la granita familiare con la neve era la più popolare e la più gradita colazione durante la calda stagione.
Quando ero studente presi l’abitudine di prendere la granita con gli amici in qualche bar cittadino. Frequentavamo più spesso il bar della dolceria Romeo in via Cavour. Avevamo l’impressione che la “mezza granita” – allora si usava ordinare mezza granita – in quel bar fosse più abbondante.
Non conoscevamo ancora le brioches, ma che gusto quei soffici e caldi panini!
Che ricordi riappaiono sulla granita! Quelli della prima Comunione nel collegio dei Fratelli Cristiani con l’indimenticabile vescovo Evasio Colli. Veramente quel giorno le granite furono due perché più tardi me ne offrì una il mai dimenticato padrino, l’imponente guardia comunale Pettinato. Penso ancora la sorpresa e la gioia di alcuni miei parenti milanesi nel gustare per la prima volta la granita al caffè Costarelli! E ripenso al tentativo, non del tutto riuscito di far degustare la granita ai soldatini inglesi in Egitto. Il pozzetto, il caffé, lo zucchero c’erano, la volontà di riuscire pure, ma purtroppo scarseggiava il ghiaccio. Ne venne fuori un diluito caffè super freddo, anche piacevole.
Una fredda colazione ideale per me per l’imminente estate? Una assai gradevole “mezza” di mandorla macchiata ed un morbido panino da intingere a pezzettini! Quanto sono ottimista?
(Francesco Catania, La Granita Familiare con la neve e il ghiaccio tritato, popolare e gradita colazione di antiche estati, in «Gazzettino del Sud», nr. 2385, Acireale, maggio, 2007, pp. 1/4).