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Politica La democrazia violata!

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Assistiamo in questi  giorni a giochi di prestigio, a furberie trasversali ai diversi schieramenti politici, al gioco delle tre carte, tutte tattiche di basso profilo strumentali a prendere tempo per la formazione del nuovo governo che ancora, dopo oltre cinquanta giorni dall’esito elettorale non da alcun segno, non dico di voler nascere ma neanche d’essere concepito.  Forse perché gli attori delegati a tale evento sono di fatto politicamente sterili. In nessun paese democraticamente evoluto si assiste a simile dispregio della volontà popolare dopo che i cittadini sono stati chiamati alle urne per la necessità di eleggere una nuova rappresentanza parlamentare e  dar  vita, così, ad un Esecutivo espressione di scelte libere da parte dei cittadini ai quali è doveroso presentare un governo capace di assumersi responsabilmente il compito di dare risposte immediate di crescita, di giustizia sociale, di equità, di moralità, elemeno quest’ultimo di cui si ha urgente bisogno.
A ciò si accompagna la sceneggiata pietosa sul  come eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Veti mirati a interessi di bottega, indicazioni rispondenti a capricci del leader di turno, scaramucce tra “bande” interne ai partiti. Allo stato tutti giocano a fregare l’altro come se l’elezione a Presidente della Repubblica fosse strumento di rivalsa, giochino per ripicche puerili e non piuttosto il momento in cui bisognerebbe dare alla Comunità tutta, un nome di prestigio che possa rappresentare i Cittadini e il Paese nel modo più autorevole possibile, capace di mantenere quel prestigio nel rapporto con gli altri Stati  da più parti evocato e, nello stesso tempo, sacrificato a trame di bottega.
La cosa che oltremodo meraviglia e sconcerta è l’impermeabile indifferenza per non dire l’arrogante diniego da parte dei capi-partito di cogliere e di accogliere le richieste ripetute e dilaganti che provengono dalla gente, dagli elettori dello stesso partito su chi debba essere candidato all’elezione della prima carica della Repubblica. Più la piazza degli elettori si espande tanto più i capi e i loro gregari si chiudono nel bunker per decidere, infastiditi da quegli stessi uomini e donne che hanno dato loro il consenso per un rinnovamento radicale nel far politica.
Ciò che viene fuori è un esercizio del potere assolutamente fuori dalle regole, poco o per nulla rispettoso dei metodi democratici, indifferente ai veri bisogni della popolazione, autoritario fuori misura, offensivo della dignità di persone, di gruppi, di movimenti, di avversari politici, di minoranze interne. Un esercizio del potere connotato da visioni piccine e spesso meschine, tanto da contrapporre a personaggi che hanno contribuito in modo significativo a costruire i principi fondamentali  della Comunità Europea di cui siamo parte primaria e che si sono prodigati in battaglie d’alta civiltà a favore del lavoro  e dei diritti civili, altre figure espressione dei cosiddetti poteri forti che, tra l’altro, determinerebbero una grossa spaccatura sia nel paese sia anche  tra il paese reale e i partiti responsabili di scelte non condivise e imposte al solo scopo di garantire gli orticelli dei cortigiani.
Il non  volere  ascoltare  la voce  dei molti, della stragrande maggioranza, per fare posto agli appetiti dei pochi è segno di usurpazione e di manipolazione del consenso elettorale, di slealtà, di povertà etica. Non si decide in pochi facendo violenza al volere generale.
E’ cosi che si uccide la democrazia!

Filippo Minacapilli

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