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A Catania la mostra di Calusca: “Da solo a sólo”, una intensa retrospettiva

di Giuseppe Bella

Credo che il tratto più caratteristico della pittura di Calusca consista nella capacità di intercettare i fantasmi dei viventi – non i fantasmi che sarebbero post mortem, ma spettrali così come appaiono adesso, che sono in vita e tuttavia esibiscono la propria parvenza quale rivestimento di una materia evanescente; mostrano un aspetto ora esangue, ora percorso da carboniose combustioni.

Calusca | Studio per Man/chair 5 – O.P. | 2009/2012, tecnica mista su tavola, cm 34,5 x 43,5

Ai fantasmi in vita si legano gli oggetti che contornano la loro esistenza. Le poltrone, più di altri, si prestano bene a questo scopo, essendo la cavità della loro seduta testimone di un corpo, che dianzi accoglieva e che ora è scomparso, e che tuttavia ha impresso la propria impronta sul cuscino come emblema di un’assenza. Calusca è anche attratto da quelli che mi piace definire interni orfani, ambienti cioè non solo inabitati, ma colmi di un senso di tristezza per l’abbandono di ogni presenza; sono desolati, il loro vuoto è persino straziante; ma sono geometrici e freddi, e tali resteranno fino alla consumazione dei tempi.

Calusca | V26 – interno in cubo contratto | 2003, tecnica mista su tavola, cm 185 x 130

Si può ragionare senza fine intorno al senso della pittura, di ogni pittura: ma un punto rimarrà immutabile: che essa coincide sostanzialmente con un atto evocatorio. Gli oggetti vengono chiamati sulla tela, anzi, vi sono convocati con rito sciamanico dall’artista, che rende visibile ciò che fluttua in quell’istante nella dimensione del possibile, nei mondi eidetici non ancora giunti a rivelarsi. Inutile negare che l’arte di Calusca sia perturbante; non consola, non sfiora lo sguardo, non lo blandisce. Ha un impatto visivo ineludibile e forte. Varie volte si immerge nel funereo e nel notturno. Sembra ispirata da un dio smarrito che non riesce più a raccapezzarsi nel disordine che si è abbattuto sulle sue creazioni.

Calusca | V112 – Apocalypse in bed/box-room with sacred curtain in fly
| 2012/2013, tecnica mista su lastra metallica, cm 100 x 90

É visitabile in questi giorni (aperta l’8 aprile, fruibile fino al 7 maggio) una rassegna di trentuno opere di Calusca dall’efficace titolo “Da solo a sólo”, allestita presso la galleria Beniamin Art, a Catania. Sono opere che coprono oltre un ventennio di attività pittorica, dal 2000 al 2023. La loro figurazione è interamente inscritta nel diagramma poetico che ho delineato all’inizio. Ma sarà bene, prima, dare un’occhiata ai loro titoli. Tante volte sono scritti in inglese: ma ciò che subito risalta è un certo gusto ironico che in qualche modo lenisce l’orrore che l’immagine correlativa instilla.

Calusca | Studio testa cavallo | 2002, tecnica mista su tavola, cm 100 x 100

Si consideri l’opera intitolata “Studio testa cavallo”. C’è un trespolo di legno, su uno sfondo nero di pennellate molto dense. In cima al trespolo è posata una testa, sì: ma non di cavallo. É la testa di un uomo. É una lugubre massa biancastra, solcata da ciò che s’intuisce essere lo scuro di un incipiente marciume. Mostra occhi privi di sostanza: due orride cavità orbicolari il cui sguardo è precipitato negli abissi del nulla. É un’immagine potente, tanto da essere stata scelta, con un suo dettaglio, come immagine della rassegna. La mia attenzione è attratta da un quadro. É una tela di cospicue dimensioni. Il titolo è: “The merry go round – Alberto on the play machine”. E’ né più né meno che un enigma. Letteralmente sarebbe “La giostra – Alberto sulla macchina da gioco”. É il ritratto a figura intera di un uomo, nudo dalla cintola in su; egli appare seduto su una poltrona, o meglio sembra lievitarle sopra, o meglio ancora pare sul punto di levarsi.

Calusca | The merry go round – Alberto on the play machine | 2000,
tecnica mista su tavola, cm 195 x 140

L’intero spazio del quadro è come infiammato da una radiazione infernale. Lo sfondo è tutto uno sfavillio di raggi rossi e verdastri. Il corpo dell’uomo è un addensamento di scuro, ma una luce di fiamma viva si riflette sul suo volto, sulle braccia e sull’addome; ma forse è una fiamma che sorge da dentro le profondità della sua stessa carne. L’insieme ha un aspetto davvero inquietante. Il viso ha qualcosa di vampiresco o perfino di satanico: eppure, si tratta semplicemente di Alberto, un uomo qualunque, forse cedevole verso il gioco.

Calusca | Le mani di un dio –  The standing father | 2001,
tecnica mista su tavola, cm 140 x 100

Ma c’è un quadro che, pur non mostrando questi forti caratteri espressionistici, colpisce l’attenzione, e sottilmente perturba. Porta per titolo “Le mani di un dio – The standing father”. É, letteralmente, un prete all’impiedi. La sua santità vorrebbe rivelarsi nel colore vergineo che sovrasta la sua persona come un’aureola a forma di vaso da cui traboccano colature che avvolgono la tonaca come in uno scialle spettrale. Il volto è investito da un bianco fortemente contrastato dalle ombre prodotte dalle pieghe delle guance e dal contorno della mascella sinistra. Lungo la tonaca avvampa il tessuto che proietta un fumo di sangue sulla grossa mano sovrapposta sull’altra. A me quest’immagine mette paura. É come la quintessenza del rigorismo cattolico ammantato di purezza. Se mai dovessi assistere al sorgere di uno spettro, lo vedrei certamente come adesso vedo questo prete ritto in piedi.

Calusca | V140 – Figlio vano sacrestia | 2012/2018, tecnica mista su tavola, cm 19,6 x 19,6

Tornando, infine, ai titoli, noto che ricorre spesso la parola “vano”: “Figliovano sacrestia”, “capo vano”, “vana in carne”, “L’ingegnere in vano”. Ora, che vano sia da intendere come sinonimo di vuoto, è del tutto evidente: e ciò rimanda al tema delle apparenze disincarnate che tuttavia si mostrano ancora in carne, un tema privilegiato in Calusca. Ma è possibile intendere vano nel senso ingegneristico di stanza; e ciò darebbe luogo a una sorta di calembour pieno di ironia, come nel caso de “L’ingegnere in vano”. Ecco, si direbbe proprio che Calusca, tenacemente implicato nelle fantasie notturne (quasi goyesche) che abitano il suo mondo immaginale, si lasci libera una via di fuga verso la leggerezza e l’umorismo per mezzo della parola, della frase, dei giochi linguistici che persino la materia più lugubre è capace di attivare.

Informazioni
sulla mostra:

Calusca. DA SOLO A SÓLO

Beniamin Art

Catania, via G.
Pulvirenti n. 8

orario: da
mercoledì a domenica, ore 18.00 / 21.00

(catalogo
monografico, Bonanno Editore)

Calusca | V113 – capo vano | 2008/2013, tecnica mista su tavola, cm 30 x 20

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