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“Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati: un’analisi statistica sulla Provincia di Catania” – Tesi di laurea della dott.ssa Carmen Cannavò

UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI CATANIA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI

Corso di Laurea
Magistrale in Scienze
delle Pubbliche Amministrazioni

CARMEN CANNAVO’

IL FENOMENO DEI MINORI
STRANIERI NON ACCOMPAGNATI:
UN’ANALISI STATISTICA SULLA PROVINCIA
DI CATANIA

TESI DI LAUREA MAGISTRALE

RELATORE:

Chiar.mo Prof.
Rosario D’Agata

CORRELATRICE:

Chiar.ma Prof.ssa Deborah
De Felice

A N N O    A C C A D E M I C O   2 0 1 8 / 2 0 1 9

A mia madre e a mia nonna Angela, fonti di sostegno e coraggio, dedico
questo mio traguardo.

A mio nonno
Franco, ovunque tu sia,

la vita può allontanarci, l’Amore continuerà.

INDICE

Introduzione                                                                              pag. 3

1  CAPITOLO

MSNA: DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE                         pag. 5

STORICA DEL FENOMENO

  1. Chi è il minore non accompagnato?                                      >> 5
    1. Evoluzione storica
      della normativa                                       >> 12
    1. Le politiche
      sociali a sostegno dei                                         >> 22 “ piccoli schiavi invisibili”

2  CAPITOLO

PRATICHE DI ACCOGLIENZA E                                        pag. 32

INTEGRAZIONE DEI MSNA

  • L’accoglienza dei
    minori stranieri non                                 >> 32 accompagnati (MSNA)
  • Procedura per il collocamento dei                                         >> 49 minori stranieri non accompagnati
  • Protezione dei minori, accertamento dell’età                        >> 57 e rimpatrio assistito
    volontario
  • La presenza dei migranti nella città                                       >> 61 metropolitana di Catania
3 CAPITOLO
 
 
IL FENOMENO DEI MSNA NELLA
 
 
pag. 67
PROVINCIA DI CATANIA  
3.1 Analisi delle fonti >> 67
3.2 Il fenomeno dei MSNA negli
ultimi 4 anni
>> 76
3.3 Le caratteristiche del fenomeno: da dove provengono i MSNA? >> 86
3.4 Centri di accoglienza nella
provincia Di Catania: dove vanno i MSNA?
>> 98
 
Conclusioni
 
pag. 98
 
 
Bibliografia
 
 
pag. 100

Introduzione

L’oggetto di studio del presente lavoro riguarda il fenomeno degli arrivi
dei Minori Stranieri non Accompagnati
(MSNA) dal 2016 al 2019 nel territorio di Catania.

L’arrivo di stranieri, minori e non, riguarda tutta la nazione italiana,
da secoli meta di sfortunate
popolazioni in cerca di condizioni di vita migliori. Ma ancor di più la Sicilia, per la sua posizione
geografica, che la rende particolarmente accessibile.
La Regione vive il dramma dell’immigrazione e di tutto ciò che questo triste fenomeno comporta, soprattutto quando i soggetti
sono i minori non accompagnati, perché particolarmente fragili
e bisognosi di tutela.

Le cause che spingono gli stranieri a raggiungere i nostri territori
sono molteplici, ma unico è il
comune denominatore: scappare da una condizione di sofferenza. Guerre, regimi dittatoriali, carestie
sono le cause principali che spingono le genti
a ricercare la salvezza in territori diversi dal proprio.

Sono nigeriani, somali,
eritrei, etiopi e ivoriani i principali soggetti
del fenomeno da me analizzato.

Lo scopo che si prefigge tale ricerca è quello di evidenziare l’andamento
di questo fenomeno e dunque se gli
arrivi hanno subìto negli anni delle sostanziali modifiche.

Ho intrapreso questa ricerca dopo aver svolto il tirocinio presso la
Prefettura di Catania, nell’ufficio di servizio contabilità e gestione finanziaria.

A seguito di questa esperienza sono rimasta affascinata da questo mondo
di minori “poco fortunati”, ed
esattamente un anno fa, con il consenso del mio relatore, che durante il tirocinio era il mio tutor didattico,
ho iniziato la mia tesi sui “minori stranieri non accompagnati”.

Notevoli le difficoltà riscontrate nel reperire i dati perché,
trattandosi di soggetti minori, per
la tutela dei dati sensibili e della privacy, non è stato semplice accedervi.

Grazie alla collaborazione dell’ufficio di contabilità in Prefettura, dove ho svolto il
tirocinio, ho avuto accesso ad alcuni
dati e il contatto dell’ufficio minori Direzione Famiglia e Politiche Sociali del Comune
di Catania, tramite

autorizzazioni da parte del mio relatore, mi ha fornito tutti i dati
relativi ai MSNA dal 2016 al 2018.

Una volta in possesso dei dati necessari, ho iniziato la mia ricerca, cercando tutto il materiale (libri, riviste, siti
ufficiali e pubblicazioni varie), creando dei
data base dai dati forniti dal Comune di Catania e dalla Prefettura con
il numero dei MSNA, la nazionalità,
il sesso, l’età (calcolandola a partire dalla data di nascita), gli arrivi nella provincia
di Catania e i centri di
prima e seconda accoglienza
sia per l’anno 2016, 2017, 2018 e il 2019 fino al 2 settembre. Il focus del lavoro quindi, verte sulla
dimensione numerica degli arrivi dal 2016 ad
oggi; considerando eventuali
incrementi o diminuizioni, analizzando le caratteristiche demografiche (genere, età,
ecc..) e ponendo, infine, l’attenzione sui centri i centri di accoglienza.

La bibliografia che riguarda l’argomento è copiosa, molti i testi in lingua italiana, ma altrettanto numerosi i libri in lingua straniera.

La tesi si suddivide in tre capitoli:

  • Nel primo capitolo illustro la condizione dei MSNA nel
    nostro Paese, fornendone la definizione di MSNA tratta dall’art.2 della Direttiva Europea 2001/55 EC3, ma già prima dal
    Consiglio dell’Unione Europea; illustro poi tutta la normativa, partendo
    dal Testo Unico sull’Immigrazione n.286/98
    fino all’ultimo decreto sicurezza bis.
  • Nel secondo capitolo ho spiegato tutte le dinamiche
    che ruotano attorno al lavoro dei centri di accoglienza.
  • Nel terzo capitolo, infine, ho interpretato il
    fenomeno degli arrivi nella provincia
    di Catania dei MSNA, rappresentando, tramite grafici da me realizzati, tutti i dati raccolti e analizzati in questo ultimo anno.

Capitolo 1

MSNA: DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE STORICA DEL FENOMENO

1.1  Chi è il minore non accompagnato?

La presenza sul territorio degli Stati membri dell’Unione Europea
di adolescenti e bambini stranieri
senza genitori o altre persone
adulte legalmente responsabili della loro rappresentanza o assistenza è un fenomeno
sociale che si manifesta in tutta la sua drammaticità non solo per il
fatto che questi bambini sono soli e lontani dai loro paesi, ma anche perché
tali bambini, essendo privi di mezzi di sussistenza, sono spinti quasi fatalmente tra le braccia di
organizzazioni criminali attive nella tratta degli esseri umani o a
subire altre forme di sfruttamento.

Negli ultimi dieci anni la presenza dei minori soli negli spostamenti umani, è divenuto un fattore
comune delle migrazioni a livello mondiale.

Il loro numero è drammaticamente aumentato tanto che i minori e i giovani “in movimento” sono diventati, nel panorama internazionale, i nuovi protagonisti dei processi legati agli
spostamenti umani e costituiscono un vero e proprio soggetto
migratorio.

Questo nuovo fenomeno
globale, che interessa
indistintamente paesi di vecchia
e nuova migrazione, ha portato diversi paesi, soprattutto europei, a porre il tema dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) al centro
dell’azione pubblica e dell’agenda politica, e al contempo, ha spinto
molti ricercatori a interrogarsi
sulla propensione dei giovani all’emigrazione e a comprendere i fattori
che li orientano a lasciare i propri paesi d’origine.

Ma chi è
il minore straniero non accompagnato?

Attualmente la definizione europea di minore straniero non accompagnato può rinvenirsi nell’art.2 della Direttiva
Europea 2001/55 EC3, ma già prima il Consiglio
dell’Unione Europea ha disposto
che (art.1):

“sono minori non accompagnati i
cittadini di paesi terzi di età inferiore ai
18 anni che giungono nel territorio
degli Stati Membri non accompagnati da
un adulto per essi responsabili in base alla legge o alla consuetudine e fino a quando non ne assuma effettivamente
la custodia un adulto per essi responsabile, nonché i minori,
cittadini di paesi terzi, rimasti
senza accompagnamento successivamente al loro ingresso
nel territorio degli Stati Membri”.

Nell’area dell’Unione Europea, e dunque anche in Italia, devono quindi ritenersi “minori” i soggetti di età inferiore ai 18 anni, a
prescindere dalle norme previste dallo Stato di provenienza.

Quanto al termine “straniero” nel nostro ordinamento il termine è
riferito solo ai cittadini non
comunitari. Ciò è frutto del processo di progressiva integrazione europea che si fonda, fra le altre cose, sulla libertà
di circolazione delle persone all’interno degli Stati membri dell’Unione; processo che ha portato, come si sa, alla
costruzione di una cittadinanza europea
e alla progressiva impossibilità per gli Stati membri di considerare i cittadini europei come “stranieri”.

Quanto alla locuzione “non accompagnati”, la normativa europea lascia
agli Stati membri la possibilità di
definire quando un minore debba ritenersi accompagnato
e quando invece versi in stato di solitudine e abbandono e dunque meriti una speciale cura da
parte dello Stato nel quale si
trova.

Sul territorio italiano, dinanzi al ritrovamento di un minore
straniero, ciò che deve preoccupare le autorità pubbliche sono, innanzitutto, la sua adeguata sistemazione e la regolarizzazione del suo stato giuridico, essendo
assolutamente prioritaria la protezione del minore dai rischi di sfruttamento cui la
sua situazione di solitudine lo espone. (Barone
L., 2016) L’emigrazione di giovani,
non ancora maggiorenni, che intraprendono il viaggio
da soli, si è manifestata nel panorama italiano
durante gli anni
Novanta, contestualmente all’intensificarsi dei movimenti migratori
globali. Protagonisti sono adolescenti e giovanissimi per lo più di sesso maschile provenienti specialmente dall’Albania, Marrocco, Afghanistan, Bangladesh,

Egitto, Tunisia, Eritrea, Gambia, che giungono nel nostro paese, spinti
dalla speranza di trovare un lavoro
e un futuro migliore.

Le motivazioni sono varie: dalla fuga dalla guerra, alla ricerca di nuove opportunità lavorative, fino
all’inquietudine generazionale che spinge verso la sperimentazione di nuovi modelli di vita. Senza trascurare,
infine, il ruolo dei comportamenti e l’importanza di seguire l’esempio di amici o parenti che prima di loro avevano
abbandonato il paese.

Dalle biografie dei minori migranti possiamo trarre quattro profili di
minori non accompagnati in Italia:

1)  
Minori in fuga da guerre,
persecuzioni, conflitti.

In questi casi il percorso
di arrivo dei minori è caratterizzato una molteplicità
di tappe e dal susseguirsi di cambiamenti nelle aspettative e da una ridefinizione continua della meta da
raggiungere.

  • Minori mandati dalle famiglie alla ricerca di
    opportunità lavorative.
    In questo
    caso, la decisione
    di emigrare viene spesso maturata
    nell’ambito familiare e la scelta dell’Italia come paese in grado di offrire opportunità di lavoro è il punto
    di arrivo di un processo
    informativo mediato dalle reti sociali
    e dalla cultura dell’emigrazione in cui si sono formati nei loro paesi d’origine. Spesso le famiglie
    di questi minori investono importanti risorse per pagare
    il viaggio, con la convinzione che il denaro
    guadagnato dai ragazzi
    potrà effettivamente modificare le condizioni dell’intero nucleo familiare.

3)  
Minori attratti da nuovi modelli e stili di vita.

Si tratta di una porzione minoritaria di giovani che emigrano
principalmente per il desiderio di
sperimentare un nuovo modo di vivere. Sono giovani attratti non solo dal supposto benessere economico vigente nei
nostri paesi, ma soprattutto dallo
stile di vita occidentale, da un modello di vita che vedono non segnato dalla deprivazione in termini esistenziali
ancora prima che economici.

4)   Minori spinti
dalla destrutturazione sociale.

In alcuni casi, la partenza del minore è legata sostanzialmente al fatto
che il proprio contesto di socializzazione viene progressivamente svuotato
dall’emigrazione. In altre parole, il numero dei potenziali membri dei
gruppi dei pari si assottiglia
progressivamente sino ad obbligare anche gli ultimi rimasti a partire
a loro volta.

I minori entrano in Italia utilizzando una miriade di rotte, di mezzi e
di strategie: via mare, via terra, a
piedi, nascosti su traghetti, camion e autobus, in macchina accompagnati da “passeur” che falsificano documenti
di viaggio.

Dalle storie dei minori si evidenziano diverse tipologie di arrivo in
base ai diversi agenti utilizzati e
alle spese specifiche, modalità di spostamento e di ingresso, la cui unica caratteristica comune è la capacità di eludere il sistema
di controllo delle frontiere.

Una prima distinzione che salta agli occhi è tra coloro che effettuano il viaggio
in condizioni autonome
e autogestite (self-made traveler) – che spesso
non prevedono il pagamento di alcun servizio offerto da imprenditori illegali – e coloro che per attraversare i confini acquistano i servizi di organizzazioni specializzate nell’immigrazione irregolare.

La scelta rispetto
all’una o all’altra soluzione dipende
da una complessa serie di fattori che vanno dal costo del
viaggio, alla rotta da compiere, alle difficoltà
specifiche dell’ingresso clandestino, alle modalità di finanziarlo, al grado di condivisione da parte delle
famiglie sulla decisione di lasciare il proprio paese.

La maggior parte dei minori non dispone di figure amicali o familiari che siano in grado di accoglierli. Fin da
subito il loro inserimento nel contesto d’arrivo si manifesta come un’avventura essenzialmente individuale, segnata
da un alto livello di “erranza” territoriale.

I giorni successivi all’ingresso in Italia sono quelli nei quali i minori maggiormente soffrono della frammentarietà
e dei limiti delle informazioni in loro possesso.

Gli arrivi sono caratterizzati da avventure al limite del rocambolesco,
così che la stessa destinazione del
villaggio viene più spesso determinata dai mezzi
di trasporto che hanno usato e dagli incontri che fanno man mano, piuttosto che da una precisa e precedente
decisione di giungere in un preciso luogo o città del nostro paese.

Gli interventi messi in campo a livello locale dalle realtà interessate
alla protezione e tutela dei minori risultano
centrali e determinanti per intervenire positivamente sulle biografie di questi giovani.
Promuovere, progettare,
realizzare interventi rivolti ai minori stranieri non accompagnati, centrati sull’accoglienza, l’orientamento,
l’accompagnamento, il supporto a percorsi
di inclusione sociale e lavorativa significa offrire le condizioni di base perché il giovane possa avere un
raggio di azioni più ampio e dunque poter concretamente “agire” sui loro corsi di vita promuovendone fattivamente l’acquisizione di pari opportunità di cittadinanza.
(Giovannetti M., VI RAPPORTO 2016)

Per far questo è necessario tener conto delle disposizioni della Carta costituzionale, hanno realizzato il
passaggio da un sistema in cui il minore era
pressoché esclusivamente considerato un soggetto da formare ai fini del suo inserimento nel sistema produttivo, a
una concezione del minore inteso come
persona umana da tutelare nelle sue fondamentali esigenze evolutive dell’identità personale.

La Costituzione pur non prevedendo una disciplina specifica per i minori, inaugura un favor minoris che fonderà la base di un complessivo sistema di promozione dei diritti del minore, considerato nella sua condizione di soggetto in
formazione e ritenuto meritevole di protezione, a prescindere dalla nazionalità, dalla capacità di
inseririsi nel processo produttivo e dallo sviluppo di un sufficiente grado di autonomia.

Il “best interest of the child” è
consacrato nell’art.24 della Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione Europea proclamata a Nizza nel 2000. La norma
si inserisce nel quadro della normativa europea
intesa ad assicurare l’impegno degli Stati nella promozione dei diritti dei minori, apprestando

loro una tutela adeguata nei singoli ordinamenti interni, sotto tutti gli
aspetti che li riguardano. (Cianciolo V., 2019)

La definizione di “minori non accompagnati”, fin qui discussa e diffusa
in Italia, è solo parzialmente condivisa dagli altri paesi europei, tanto che l’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite consiglia l’uso dell’espressione Separated
children
– bambini separati o minori separati – in quanto non tutti i minori che dovrebbero entrare
in questo gruppo si trovano
nella condizione di non accompagnato. Ci sono inoltre
minori che, sebbene
vivono con membri della famiglia, devono far fronte a rischi simili a
quelli di un bambino “non accompagnato”, pertanto
l’espressione “minore separato”, secondo l’Alto Commissariato è più adeguata.

Ci sono ragazzi che possono apparire accompagnati, ma gli adulti che li accompagnano non sono capaci di
assumersene la responsabilità. C’è anche la
possibilità che un minore arrivi nel nuovo paese in compagnia di genitori che poi lo abbandonano o lo maltrattano,
oppure con adulti che si spacciano per
genitori o parenti ma, che in realtà sono trafficanti o sfruttatori. (Bichi R.,2015)

Come si evince dalla Figura 1, i dati rilevati dal Ministero dell’Interno1 indicano che nel 2014 vi erano 13.026
minori non accompagnati su 170.100 immigrati;
nel 2015, ve ne erano 12.360 su 153.842; nel 2016, ve ne erano 25.846 su 181.436; e nei primi mesi del
2017 (fino al 6 aprile 2017) sono giunti 3.557 minori non accompagnati.

1 Consultabili sul sito del Dipartimento
per le libertà civili e l’immigrazione all’indirizzo http://www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/it/documentazione/statistica/cruscotto- statistico-giornaliero

Figura 1 – Minori
sbarcati in Italia negli anni 2016 – 2017

Fonte: Dipartimento della pubblica
sicurezza

Quindi, rispetto al numero totale dei migranti giunti in Italia, i minori
non accompagnati rappresentavano l’8% nel 2015 e il 14,2% del 2016.

Sulla base dei dati rilevati nel rapporto statistico mensile del
Ministero del lavoro e delle
politiche sociali, al 31 dicembre 2016 i minori stranieri non accompagnati presenti e censiti in Italia
erano pari a 17.373 (cui si devono aggiungere
gli irreperibili), di cui la grande maggioranza maschi (93,3%) e, con riferimento all’età, 9.827 (56,6%)
erano diciassettenni, mentre solo 46 (0,3%) erano minori di 6 anni.

Si tratta di un fenomeno rilevante non solo sotto il profilo
quantitativo, ma anche sotto quello sociale e giuridico.

Il minore straniero non accompagnato è colui che fa ingresso nel
territorio degli Stati
membri senza essere
accompagnato da un adulto che ne sia responsabile
per legge o per prassi dello Stato interessato, fino a quando non venga
effettivamente affidato; rientra
nella suddetta categoria
anche il minore che viene abbandonato dopo essere
entrato nel territorio di uno Stato membro.

Vi sono dubbi circa la possibilità di ricomprendere nell’ambito dei
minori stranieri non accompagnati, i
minori separati dai genitori ed affidati, di fatto, a parenti. Da un lato, in assenza di un provvedimento formale
che nomina i parenti come tutori o
affidatari, i minori devono ritenersi non accompagnati; dall’altro, i minori
potrebbero, comunque, considerarsi legittimamente

affidati dai genitori nell’ambito del gruppo parentale
e quindi, non possono considerarsi minori non accompagnati. (Cianciolo V., 2019)

1.2  Evoluzione storica
della normativa

L’accoglienza e la protezione dei minori stranieri
non accompagnati costituisce un tema di interesse crescente
per l’Unione Europea già da diversi anni. Nell’ultimo periodo
esso ha assunto
carattere di priorità
addirittura emergenziale, dato il significativo aumento del fenomeno.
Negli anni più recenti vi è stato un cospicuo
aumento del numero
di domande di protezione
internazionale presentato da minori stranieri non accompagnati. Numerosi
sono gli ambiti
entro i quali la normativa
interviene, in particolare: identificazione, accoglienza
e tutela.

Si sottolinea l’esigenza di procedere ad una rapida identificazione dei minori
al loro arrivo nell’Unione Europea, affinché ricevano un trattamento adeguato
alla loro età e condizione: tutti i minori devo avere accesso all’assistenza legale e sanitaria, al
sostegno psicosociale e all’istruzione, a prescindere
dal loro status. Gli stati membri sono invitati ad una azione concertata per accelerare le procedure di ricerca delle famiglie di ricongiungimento familiare all’interno o all’esterno dell’unione Europea. Gli
stati membri dovranno, inoltre, predisporre le procedure necessarie per segnalare sistematicamente tutti i casi di
minori scomparsi e scambiarsi informazioni
in merito. Si tratta di uno degli aspetti più preoccupanti del fenomeno, potendo i minori in ragione
della loro vulnerabilità, diventare vittime
di odiosi fenomeni criminali.

La condizione giuridica del cosiddetto MSNA ha subìto in Italia,
dal 1998 ad oggi, profonde modifiche a causa di
una serie di interventi normativi di Parlamento e Governo.

Le norme che si occupano
dei minori presenti
sul territorio nazionale
sono di tipo internazionale con carattere primario
e normative nazionali
di

carattere primario, vi sono inoltre
atti internazionali non vincolanti e normative
di natura secondaria.

Tra le norme internazionali di carattere primario si ricorda la Convenzione
ONU
sui diritti del fanciullo fatta a New York il 20 novembre 1989
che stabilisce i principi che gli
Stati parti s’impegnino a introdurre nei rispettivi ordinamenti i procedimenti giurisdizionali e amministrativi che
riguardano ogni persona
di minore età.

In
ambito europeo, la Convenzione
sull’esercizio dei diritti dei fanciulli
,
approvata a Strasburgo nel
gennaio 1996 – ratificata e resa esecutiva in Italia con legge n.77 del
2013
– contiene una serie di disposizioni volte a rafforzare la tutela e il rispetto del minore.

Sulla stessa linea si è mossa la legislazione europea in materia di asilo
e immigrazione dei minori che mette
al centro di tutti i provvedimenti le decisioni
che li riguardano: “il supremo interesse” degli stessi.

Tali principi risultano espliciti anche nella Carta Costituzionale italiana laddove
(artt. 2, 3, 29, 30, 31, 37 Cost.) il minore viene considerato come un soggetto meritevole di una specifica
tutela.

Le
norme da richiamare che si occupano dei minori presenti sul territorio nazionale, oltre la Convenzione
ONU
del 1989, vi è la
Convenzione di Lussemburgo del
20 maggio 1980, la Convenzione dell’Aja del
25 ottobre 1980 sui provvedimenti di
affidamento e sottrazione dei minori ratificate e rese esecutive con legge
64/94
, la Convenzione europea
sull’esercizio dei diritti del
fanciulli
del 25 gennaio 1996, ratificata e resa esecutiva in Italia con legge 77/03, la Direttiva 2003/9/CE
del Consiglio dell’Unione europea
del 27 gennaio 2003 recante norme minime relative
all’accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri.

Tale Direttiva richiede tra l’altro agli Stati membri di adottare
rapidamente misure volte ad
assicurare la necessaria rappresentanza dei minori stranieri non accompagnati (Mojerson, 2002).

Mentre la direttiva del 23 luglio
2018
su i servizi di accoglienza per i richiedenti asilo, necessita di una rivisitazione del sistema accoglienza ridefinendo i servizi
di prima accoglienza riservati ai richiedenti asilo per

razionalizzare e contenere la spesa pubblica e per le strutture di
secondo livello dei percorsi di
inclusione sociale ai migranti beneficiari di una forma di protezione. 2

Paese di migrazione fino agli anni 60’ l’Italia oggi è diventato un paese
di destinazione sia per coloro che fuggono
dalle persecuzioni, sia per i migranti
economici. Fin dal 1954 l’Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra del
1951 sullo status dei rifugiati, ma è dal 1990 che questa Convenzione trova in Italia piena applicazione con la L.n.39 del 28/febbraio/1990.

Da allora l’Italia
partecipa attivamente alle iniziative dell’Unione Europea in materia
di asilo e di immigrazione.

Dal settembre 2009 il Governo italiano ha cessato di adottare misure di respingimento in alto mare anche se
l’adozione di misure di controllo delle frontiere
e di contrasto delle migrazioni regolari rimane una prerogativa legittima dello Stato. La normativa
italiana è particolarmente attenta alla tutela dei minori stranieri
non accompagnati. Essi, infatti, non possono essere espulsi e hanno diritto a un
permesso di soggiorno. È prevista la nomina di un tutore per coloro che fanno domanda di protezione internazionale e nel caso in cui non sia
possibile accertare l’età dichiarata, è previsto che venga applicato
il criterio del beneficio del dubbio. Determinare l’età di un minore proveniente da un paese terzo è di fondamentale importanza, considerato che la grande maggioranza dei minori
stranieri non accompagnati registrati, ha un’età compresa tra i 16 e i 17 anni. Dal marzo 2006 diverse
organizzazioni tra cui L’UNHCR, la Croce Rossa Italiana
e Save the Children forniscono informazioni sul sistema
d’asilo e sulle leggi in materia di immigrazione agli stranieri che
arrivano in Italia via mare, in maniera
irregolare. 3

Nel corso della XVII legislatura, inoltre, sono state introdotte
significative modifiche al complesso
della normativa vigente sui minori
stranieri.

2 Direttiva 23 luglio 2018 –
Servizi di accoglienza per i richiedenti asilo

3UNHCR The UN Refugee Agency –
Raccomandazioni dell’UNHCR sugli aspetti rilevanti della protezione dei
rifugiati in Italia. (Luglio 2012)

Ad oggi, pertanto, nell’ordinamento italiano, il settore relativo alla
tutela e alla protezione dei minori stranieri non accompagnati è disciplinato da molteplici
norme che devono essere tra loro coordinate e integrate: nella specie,
il d.lgs. n.286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione), il d.lgs. n.142/2015,
la l. n.47/2017, nonché la normativa
di rango secondario, il DPCM n. 535/99 e il DPR n. 394/1999 in fase di adeguamento
rispetto alle modifiche apportate dalla l. n. 47/2017.

Tra la normativa nazionale di carattere primario
spicca il Testo Unico sull’Immigrazione del 1998. Esso ha introdotto importanti novità nel contesto della legislazione nazionale in tema di
immigrazione.

In particolare l’art. 28 sancisce il diritto all’unità familiare, nel
comma 3 infatti si sottolinea l’importanza di “dare attuazione al diritto all’unità
familiare”, deve inoltre “essere preso
in considerazione con carattere di priorità il superiore interesse del fanciullo”.4

L’art.29 sancisce
il ricongiungimento familiare,
l’art.30 il permesso di soggiorno per motivi familiari e
l’art.31 la disposizione a favore dei minori.
Le disposizioni in materia di minori stranieri non accompagnati contenute
nel Testo Unico
sull’Immigrazione (D.lgs. n.286/1998) principalmente nell’art.32                 stabilisce               le     disposizioni                    concernenti      minori             affidati          al
compimento della maggiore età e all’art.33 riconosce
il comitato per i minori
stranieri.

Tra la normativa nazionale
di carattere primario
emerge la legge 2002 del 30 luglio n.189, modifica alla
normativa in materia di immigrazione di asilo
(cosiddetta legge Fini – Bossi),

essa,
nell’art.25, stabilisce che:

Il permesso di soggiorno può essere
rilasciato ai minori stranieri non accompagnati
che siano stati ammessi per un periodo non inferiore a due anni in un progetto di integrazione sociale
e civile gestito
da un ente pubblico o
privato che abbia rappresentanza nazionale e che comunque sia iscritto
nel registro istituito
presso la Presidenza
del Consiglio dei ministri

4 Decreto Legislativo n.286 del 25 luglio 1998 Titolo IV art.28

ai sensi dell’articolo 52 del
decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394.”
.5

Negli ultimi anni sono state introdotte significative modifiche al
complesso della normativa
vigente sui minori stranieri non accompagnati, la cui presenza risulta aumentata in rapporto
percentuale al totale dei migranti sbarcati sulle coste italiane.

Specifiche disposizioni sull’accoglienza dei minori non accompagnati sono previste poi dal d.lgs n.251/2007,6 in particolare l’art.28 che riconosce
lo status di rifugiato agli stranieri di età inferiore
a 18 anni e il d.lgs. n.142/2015
(c.d. decreto accoglienza),7
con cui nel nel corso della XVII legislatura
è stata recepita la direttiva 2013/33/UE
relativa all’accoglienza dei richiedenti asilo. Tale decreto
detta per la prima volta specifiche disposizioni sull’accoglienza dei minori
non accompagnati, ai quali fino ad allora si sono applicate
le norme generali
riferite ai minori in stato di abbandono, con l’obiettivo di rafforzare gli strumenti di tutela garantiti
dall’ordinamento (artt. 18, 19, 19bis, e 21 del D.lgs. n. 142/2015).

Tali disposizioni, come modificate ed implementate dalla quasi coeva legge

n. 47 del 2017,
rappresentano il quadro normativo di riferimento per l’accoglienza
dei minori stranieri non accompagnati.

L’accoglienza dei minori si fonda innanzitutto sull’istituzione di
strutture governative di prima
accoglienza per le esigenze di soccorso e di protezione immediata di tutti i minori non accompagnati.

Come specificato dalla legge n.47 del 2017, si tratta di strutture specificamente destinate ai minori nate con l’obiettivo principale di rafforzare gli
strumenti di tutela garantiti dall’ordinamento in favore dei minori stranieri.

Sinora i minori in questione non erano protetti da una legge specifica,
ma dalla stessa norma che regola i casi di minori abbandonati, col risultato che le autorità
soffrivano di una mancanza di strumenti legali
e amministrativi

5 L. n. 189 del 30 luglio
2002

6 D.lgs. n.251
del 19 novembre 2007

7 D.lgs. n.142
del 18 agosto 2015

per la tutela di quella che è la categoria
di migranti in assoluto più vulnerabile.
Spesso dei minori stranieri soli se ne “perde traccia”, come denunciato dall’Europol nel 2015, e gli
studiosi sottolineano che ciò non è solo colpa dei trafficanti, bensì di un fallimento sistematico dell’accoglienza.

Inoltre, basta una semplice occhiata
ai numeri per rendersi conto della necessità di un testo unico in materia
di MSNA – che sono infatti sempre di più: nel 2016 i minori non accompagnati arrivati
in Italia sono 25.846 più del doppio rispetto al 2015 in cui se ne
contavano 12.400.

Figura 2 – Numero MSNA giunti in Italia negli anni: 2014 – 2016

Con
la legge Zampa c’è una chiara e
netta riaffermazione del principio di inespellibilità
dei minori stranieri soli dal territorio italiano, già sancito a livello internazionale dalla Convenzione del Fanciullo e a livello
nazionale dall’Art.19 del TU Immigrazione.

La legge
disciplina poi le procedure per garantire:

  1. Un sistema organico
    e specifico di accoglienza;
  2. Standard omogenei per l’accertamento dell’età
    e l’identificazione;
  3. La protezione dell’interesse del minore;
  4. Il diritto alla salute e all’istruzione;
  • Il diritto
    all’ascolto per i minori stranieri
    non accompagnati nei procedimenti
    amministrativi e giudiziari che li riguardano e all’assistenza legale.8

Ulteriori interventi normativi sono stati definiti con il DL. n.17/2017, con il D.lgs. n.220 del 2017, correttivo del c.d. decreto accoglienza, che ha spostato dal giudice tutelare al Tribunale
per i minorenni la competenza ad aprire
la tutela e a nominare il tutore, in modo da concentrare tutte le fasi procedimentali giurisdizionali relative ai
minori stranieri non accompagnati presso uno stesso giudice. 9

In tema di misure di accompagnamento verso la maggiore
età e di integrazione di
lungo periodo, la legge n.47/2017 (art.13)
ha disposto che il mancato rilascio
del parere positivo
da parte della Direzione Generale
dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione del Ministero del
lavoro per la conversione del permesso di soggiorno dei minori stranieri
al compimento del diciottesimo
anno di età, non può legittimare il rifiuto del rinnovo del permesso. Entrambe queste novità sono state abrogate
dal D.L. n. 113/2018.

Il D.l. n.113/2018 (c.d. decreto
sicurezza e immigrazione
) è un provvedimento che unisce due testi inizialmente separati, il decreto
sicurezza e il decreto immigrazione, sotto un unico testo chiamato
appunto decreto Sicurezza, in modo da semplificarne l’approvazione e la conversione in legge.

La parte di testo del decreto Sicurezza
che più ha suscitato critiche
e discussione è quella relativa
all’immigrazione, proprio perché le
nuove norme sono state inserite con
l’obiettivo di rendere più difficile la possibilità ai richiedenti asilo, di rimanere in Italia, nel caso in cui
dovessero compiere dei reati.

Gli articoli che prevedono il testo per l’immigrazione vanno
dall’articolo 1 all’articolo 15 e riguardano:

8 L. Zampa del
7 aprile 2017 n.47

9 Camera
dei deputati Servizio
Studi – XVIII Legislatura

  • La revoca dello status di protezione internazionale qualora si commettano dei reati, annullano
    la sospensione della richiesta di asilo politico, dopo una condanna di 1° grado,
    portando all’espulsione immediata. Il permesso
    di soggiorno umanitario insieme all’asilo politico
    e alla protezione sussidiaria, è una delle forme di protezione che
    possono essere riconosciute ai
    richiedenti asilo. Tale permesso, chiamato anche protezione umanitaria, finora durava due anni e dava
    diritto all’accesso al lavoro, alle prestazioni
    sociali e all’edilizia popolare, con il decreto Salvini, invece la norma cambia ed introduce una serie di
    permessi speciali concedibili dalle autorità italiane
    per massimo un anno e solo per i seguenti
    motivi: protezione sociale,
    ragioni di salute, calamità
    naturale nel paese d’origine.
  • Fondi per la gestione
    dell’immigrazione: un altro punto del decreto prevede
    la diminuzione delle risorse destinate
    alla gestione dell’immigrazione in Italia.
  • Fondi per i
    rimpatri: stanziati 500.000 euro per il 2018, 1,5 milioni per il 2019 e 500.000 euro per il 2020. Secondo
    le stime, il ciascun costo di ciascun
    rimpatrio può costare tra i 4 e i 10 mila euro in media, per cui aggiungere le suddette risorse, significa
    poter effettuare 875 rimpatri in più in 3 anni.
  • Trattenimento
    nei centri per il rimpatrio: il decreto Salvini aumenta il tempo massimo nel quale gli stranieri
    possono essere obbligati a rimanere nei Centri di permanenza per il rimpatrio
    (CPR), il termine
    passa da 90 a 180 giorni.
  • Revoca
    della cittadinanza: se una persona viene ritenuta
    un possibile pericolo per lo Stato, è ora possibile toglierle
    e quindi revocarle
    la cittadinanza italiana
    qualora sia condannata in via definitiva per reati legati al terrorismo. Inoltre
    la domanda di cittadinanza può ora anche essere rigettata anche nei confronti di persone
    che hanno sposato un cittadino o una cittadina
    italiana.
  • Patrocinio
    gratuito: niente patrocinio gratuito per un migrante nel caso in cui la sua richiesta di protezione umanitaria sia ritenuta inammissibile.
  • Depotenziamento del sistema Sprar: il decreto
    sicurezza provvede a depotenziare la cd. Accoglienza diffusa, gestita dai Comuni nei piccoli centri
    che ospitano i migranti, tal centri, infatti,
    non potranno più accogliere i richiedenti asilo, ma solo minori non
    accompagnati e chi ha ricevuto la protezione
    umanitaria.10

A inizio giugno del 2019 il governo poi ha
approvato anche un secondo testo, denominato Decreto Sicurezza Bis,
con il quale l’ex ministro
dell’Interno Salvini ha voluto inserire altri provvedimenti puntando il
dito soprattutto sull’immigrazione
aumentando le multe per quelle ONG colpevoli di violare i
divieti di ingresso nelle acque territoriali nostrane.

Il cosiddetto “decreto
sicurezza bis
” cioè il decreto legge
n.53 del 14 giugno 2019
recante
“disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica”, è entrato in vigore il 15 giugno e il 5 agosto il
Senato ha dato il via libera al voto di fiducia
che il governo aveva posto.

Si compone di 18 articoli e si occupa di
soccorso in mare e di riforma del codice penale in particolare per quanto riguarda
la gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni.
11

Durante l’esame della norma in commissione
affari costituzionali e giustizia della
Camera, sono stati interpellati diversi esperti, professori universitari e autorità che hanno fatto emergere i
diversi problemi del provvedimento. Secondo
i dati diffusi dal ministero dell’Interno gli sbarchi sono diminuiti dell’84,3 per cento con 2.601 sbarchi (dal
1 gennaio al 28 giugno 2019) rispetto ai 16 mila sbarchi del 2018: questo è un dato importante.

Per gli esperti c’è
stata una diminuzione dell’arrivo dei minori
stranieri non accompagnati
e allo
stesso tempo del numero dei reati registrati in Italia.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per
i rifugiati tuttavia ha rilevato che
il decreto è in contrasto con la normativa internazionale: in particolare con le Convenzioni Unclos,
Solas e Sar
e con l’articolo 33 della

10 D.legge n.113 del 4 ottobre 2018

11 D. legge n.53 del 14 giugno
2019

Convenzione di Ginevra del 1951 che stabilisce il principio di non respingimento.

Bisogna verificare la conformità del disegno
di legge con la costituzione italiana
e con la carta dei diritti
dell’uomo.

Inoltre il decreto presenta nuove regole per
le ONG cioè se il ministero dell’Interno
ritiene che vi siano problemi di sicurezza o di ordine pubblico, potrà vietare l’ingresso, il transito e la
sosta di navi che trasportino migranti. Per
le navi che violeranno i divieti, per esempio è prevista una multa da 150 mila a un milione di euro e confisca,
preceduta da sequestro immediato dell’imbarcazione. Per i comandanti che forzeranno il blocco, come è accaduto
ad esempio con Carola Rackete,
potrà scattare l’arresto
in flagranza.

Figura 3 – Una nave dellʼONG
Proactiva Open Arms soccorre dei migranti in mare, vicino
a Lampedusa, il 30 giugno 2019. (Olmo Calvo, Ap/Ansa)

Fonte: Ansa (Agenzia
Nazionale Stampa Associata)

1.3  Le politiche
sociali a sostegno dei “piccoli
schiavi invisibili”

Save the children e
l’Associazione On the Road si sono
occupati di una rilevazione svolta
congiuntamente sulla tratta e lo sfruttamento sessuale dei minori,
definendoli “piccoli
schiavi invisibili”
, definizione riscontrata anche nel volume “The invisible Children:
Uncertain Future of Unaccompanied Minor Migrants
in Europe”:

“These children are fragile, whether physically, intellectually, or
socially. They lack the care and
protection of their caregivers, and may be easily exposed to abuse and neglect. Because of their particular
helpless condition, the unaccompanied
minor migrants are at serious risk to be further deprived of their rights, and to become de facto “invisible” to the authorities, to the pubblic health services, and in general to
the pubblic opinion”. (Ferrara P. et al,
pag.332, 2016)

La rilevazione ha coinvolto 32 organizzazioni non profit e istituzioni pubbliche
in 15 Regioni Italiane, essa è stata realizzata attraverso questionari e interviste a operatori che hanno basato le loro
conclusioni sui dati relativi ai
minori intercettati nelle loro attività di unità di strada o di accoglienza.

La tratta al fine di sfruttamento sessuale
dei minori, sia femmine che maschi,
si conferma un fenomeno stabile, addirittura in crescita secondo alcuni operatori e sempre
più nascosto e all’interno di luoghi chiusi.

Come si può dedurre dalla Figura 2, le minori stranieri non accompagnate presenti in Italia al 30/09/2019 sono 491
e rappresentano il 6,8% dei MSNA presenti. Rispetto
allo stesso periodo
dell’anno precedente, la presenza femminile
in termini di incidenza sul totale delle presenze MSNA sostanzialmente
stabile. Il 44,2% delle minori presenti ha 17 anni e il 22,6% ha 16 anni, mentre le quindicenni
rappresentano il 10,2% e la componente con età inferiore a 15 anni il 23%.

Figura 3 – Distribuzione delle MSNA presenti
al 30.06.2019 per età. Confronto
con la situazione al 30.06.2018.

Fonte: Report di monitoraggio pubblicato sul sito istituzionale Ministero
del Lavoro e delle Politiche
Sociali.

I dati raccolti da Save the Children confermano che il gruppo di minori, principalmente vittime di tratta a scopo
di sfruttamento sessuale, è costituito da
ragazze provenienti dalla Romania (46%) e dalla Nigeria (36%), seguite da ragazze albanesi (11%) e del Nord Africa (7%).

Le minori rumene,
in quanto cittadine
comunitarie e in possesso di documenti,
giungono in Italia in modo abbastanza agevole, spesso con la promessa di un lavoro, insieme a fidanzati
o comunque a persone di cui si fidano.
Una volta in Italia l’assoggettamento può avvenire in due modi, come racconta un operatore:

“Il controllo sui minori viene esercitato direttamente dagli sfruttatori attraverso due modalità
principali: la violenza
o al contrario un forte legame affettivo. Questa seconda forma, costruita ad arte dallo sfruttamento
e finalizzata a far percepire alla minore l’esperienza della prostituzione come funzionale ad un
progetto comune di coppia, è la forma di sfruttamento psicologico ed affettivo
più tenace e difficile da affrontare”12.

12 Dossier Save the children, pag. 4,
2011.

Le minori rumene vittime di tratta e sfruttamento sessuale, hanno alle
spalle situazioni di marginalità, violenza
e talvolta provengono da orfanotrofi. Alcune di esse, dopo l’avvio
allo sfruttamento e prostituzione, hanno iniziato a fare uso di sostanze
psicotrope e alcool.

In generale gli operatori interpellati sottolineano come siano pochi gli incentivi
per le ragazze rumene ad uscire da una situazione di sfruttamento poiché l’attuale sistema di accoglienza e
protezione, garantito dalla legge italiana, non offre
nessuna opportunità adeguata
di inserimento lavorativo.

A tal proposito il dossier riporta la storia di V.,17 anni. La ragazza è
incinta di dieci settimane quando decide di sporgere denuncia
contro i propri sfruttatori.
E’arrivata in Italia dalla Romania dopo essere stata venduta dalla sua famiglia. Per 300 euro i genitori
l’hanno consegnata ad un gruppo di connazionali
che prima l’hanno fatta prostituire in una città del Nord per poi rivenderla ad una banda che l’ha
trasferita in Abruzzo. Il lavoro in strada era
durissimo, la violenza una certezza quotidiana, i suoi guadagni andavano tutti agli sfruttatori. V. una notte ha
deciso di scappare. Non sapeva a chi chiedere
aiuto ma era determinata a
riprendersi la sua libertà. Dopo una notte di fuga finalmente si è fermata per
riposare sulla spiaggia di una nota località
abruzzese. Era stanca, confusa e riportava evidenti segni di violenza quando un passante si è fermato e le ha
chiesto se aveva bisogno di aiuto. E’ con
lui che è arrivata in questura e la polizia l’ha inviata all’associazione On the Road. V. è ospitata
e protetta in una casa di accoglienza dell’associazione.

Per quanto riguarda la provenienza dalla Nigeria, è interessante rilevare
che sull’Isola di Lampedusa, gli arrivi di migranti originari di questo paese partiti
dalla Libia, sono stati consistenti, tra cui 194 minori non accompagnati
e 89 minori accompagnati, mentre secondo le stime di Save the Children circa
89 minori non accompagnati e 23 minori accompagnati, inoltre secondo le Nazioni Unite proprio dalla Nigeria verso l’Italia si sposterebbero giovani
donne insieme a minori non accompagnati.

A., per esempio, è di Lagos e quando può, va a far visita al fratello che vive a Benin City a “Passaga House”, la casa dei poveri. E’ lì che conosce
la sua

futura sfruttatrice. La donna propone ad A. di andare in Europa per
lavorare ma non specifica il tipo di
lavoro. La parola prostituzione viene pronunciata soltanto durante il rito voodoo al quale A. viene sottoposta.
Davanti a quello che la
sfruttatrice chiama “lo stregone”, A. deve giurare che pagherà 35.000 euro per le spese del suo viaggio e
permanenza in Europa. Lo stregone, nel corso del rito, dice che per pagare quella cifra, A. dovrà prostituirsi e minaccia ritorsioni sulla sua famiglia nel caso
in cui parli con qualcuno della sua situazione. Il viaggio è
un’esperienza durissima e interminabile: la ragazza
impiega quattro mesi per arrivare da Benin City al Marocco dove resterà bloccata per un anno in attesa di
essere imbarcata per l’Italia. In Marocco
subisce ripetute violenze. Le viene fornito un cellulare e il recapito telefonico della persona da contattare
all’arrivo in Italia. Si imbarca con alcune
decine di migranti e viaggia per una notte intera. Fa molto freddo, alcuni compagni di viaggio muoiono e
vengono gettati in mare. All’arrivo in Italia
arrivano i soccorsi ma anche la “madame”, la connazionale che la costringerà a prostituirsi. A. lavora per
circa tre mesi sulle strade di Verona, terrorizzata
dalle urla della sfruttatrice e dalle possibili conseguenze del rito voodoo. Poi, con l’incoraggiamento di
un’amica, decide di fuggire. Riesce a contattare il fratello il quale le fornisce il numero di telefono di una conoscente che vive a Macerata e che la ospiterà
finché A., con l’aiuto di On the Road,
non troverà accoglienza in una comunità per minori.

Un altro dato allarmante, secondo
la rilevazione realizzata da Save the Children in collaborazione con l’associazione On the Road, riguarda
la prostituzione maschile
che appare un fenomeno in consolidamento anche se a periodi caratterizzati da una notevole presenza di minori su
strada, si alternano periodi in cui
la loro presenza sembra svanire. Accanto ai minori Rom sono coinvolti nella prostituzione anche minori maghrebini e
rumeni. I primi in genere finiscono
nel “mercato del sesso” per arrotondare lo stipendio guadagnato di giorno ai semafori. Per i secondi
invece la prostituzione è la principale fonte di guadagno.

Un operatore racconta che i minorenni maschi coinvolti in attività
sessuale, esercitano anch’essi
in luoghi distinti dagli altri contesti prostituivi, si

muovono per lo più in gruppo e sottostanno a dei leader che sono anche quelli che procurano
loro clienti particolari disposti a pagare cifre consistenti, per poter godere di
prestazioni di lungo periodo. Tale pratica registrata solo su Roma e Napoli,
è nota come “affitto”: nel periodo specificato il minore vive infatti
con il cliente. Questi minori, vengono
intercettati dalle Unità di strada, ma ancora più spesso dalle forze di
Polizia che li fermano in
concomitanza di piccoli reati connessi alla prostituzione, borseggio
e piccole rapine. Inoltre, in
alcuni casi sono essi stessi degli “sfruttatori in erba” delle giovanissime
connazionali, che cedono ad altri sfruttatori o alle quali chiedono delle percentuali per la protezione necessaria all’esercizio su strada.

Gli operatori di strada interpellati da Save the Children e dall’associazione On the Road, hanno
espresso una particolare preoccupazione per i rischi che corrono i minori vittime di tratta e sfruttamento coinvolti in
attività sessuale indoor,
cioè, in appartamento, nei night e altri luoghi come centri massaggio.
Si tratta di un fenomeno sommerso, ma di notevoli proporzioni e che comporta uno sfruttamento più pesante, visto il controllo
esercitato dagli sfruttatori sulle vittime e la limitata
capacità degli operatori
delle organizzazioni che
operano su strada di raggiungerle. La presenza di minori, in particolare, è sempre più spesso
attestata ed in significativa crescita come emerge
ad un’analisi attenta delle riviste di annunci espliciti di vendita di sesso a pagamento
da cui si evince la giovanissima età di molte prostitute. Si stima che la prostituzione indoor sia
3 volte la prostituzione su strada e che
i minori in essa coinvolti
possano arrivare fino al 15%.

Sono principalmente di etnia Rom e provengono dai paesi della ex Jugoslavia e dalla Romania, invece, i
minori coinvolti nell’accattonaggio. In diminuzione rispetto
agli anni passati
il coinvolgimento di minori provenienti dal Marocco, dal Bangladesh e
dall’Africa Subsahariana. Nelle regioni dell’Italia meridionale mendicano anche ragazzi italiani.

Per quanto riguarda il genere, le femmine sono più numerose dei maschi perché la tradizionale divisione dei ruoli
nei gruppi Rom, ancora seguita da molti, vuole che i ragazzi, dopo i 14 anni, si dedichino alla raccolta del

rame. Alcune delle adolescenti Rom sono madri e mendicano con i neonati in braccio. Alcuni minori, una minima parte, oltre alle attività di accattonaggio, possono essere vittime di sfruttamento
sessuale, o coinvolti in piccoli furti e borseggi.

Sebbene l’accattonaggio sembri più comune tra bambini e minori che sono arrivati
in Italia con le famiglie,
è attestato anche il coinvolgimento di minori stranieri
non accompagnati. Non è raro poi il caso di minori sfruttati dai propri familiari o da conoscenti in
varie zone d’Italia. Non siamo in presenza necessariamente di tratta, ma di sfruttamento caratterizzato da sofferenze fisiche e psicologiche,
isolamento e scarsa frequenza scolastica a causa
delle lunghe ore trascorse sulla strada, dove i minori sono anche più esposti
ad abusi e alla delinquenza.

La storia di M è in tal senso esemplare. M. infatti ha 16 anni ed è
originario del Bangladesh. Gli
operatori di Save the Children lo hanno incontrato per strada a Palermo mentre al semaforo offriva agli automobilisti
di lavare il parabrezza. M. ha
raccontato di essere fuggito dalla comunità per minori in cui era stato portato dalle Forze
dell’Ordine, perché non si trovava bene. Ha detto
che gli era stata data la possibilità di lavorare presso l’autofficina di un amico
del responsabile della comunità, ma guadagnava pochissimo per molte ore di lavoro:
lavorava anche 10 ore al giorno e veniva pagato saltuariamente
poche decine di euro. Aveva la sensazione che non tutto lo stipendio arrivasse a lui. M. non vuole
più tornare in comunità: preferisce stare
con i suoi connazionali e tenere per sé i guadagni di una dura giornata di lavoro. Gli operatori di Save the
Children lo hanno informato dei rischi dello
sfruttamento e delle opportunità di protezione che possono essere a lui garantite nel tentativo di convincerlo a
rientrare in una nuova comunità alloggio
per minori che garantisca standard adeguati di accoglienza. Stanno inoltre approfondendo la situazione
emersa dal racconto di M.

Lo sfruttamento lavorativo, poi, rimane un fenomeno
preoccupante così come quello legato alle
attività illegali.

Figura 4 – Esperienze di lavoro non pagato e di lavoro
forzato, giovani adulti (18-24 anni),
minori (14-17 anni) e totale per anno (%).

Fonte: Report di monitoraggio pubblicato sul sito istituzionale Ministero
del Lavoro e delle Politiche
Sociali.

Oltre la metà degli intervistati ha dichiarato di aver
lavorato senza poi ricevere
il pagamento atteso nel corso del viaggio (Fig.3). Tale esperienza sembra più comune tra i giovani adulti che tra i minori (60% e 46% rispettivamente), e più frequente tra gli intervistati nel 2018 che tra quelli del 2016. La maggioranza di queste esperienze si è verificata in Libia (90%), seguita da Algeria, Niger e altri
paesi di transito. Inoltre, una quota ancora maggiore
ha riportato di essere
stato forzato a compiere attività
lavorative contro la propria volontà (Fig. 4). Tale pratica sembra essere
più frequente tra i minori che tra i
giovani adulti (67% e 56% rispettivamente). Quasi
tutte le esperienze descritte (98%) si sono verificate in Libia.

Nei suoi interventi diretti in
aiuto ai minori stranieri non
accompagnati, Save the Children
ha rilevato come molti di essi vengano
in Italia per migliorare
le loro condizioni di vita e quelle delle rispettive famiglie rimaste nei paesi d’origine. Di conseguenza il principale obiettivo
di questi adolescenti è cominciare a lavorare
subito, a qualsiasi costo, compreso il rischio
di venire sfruttati o cadere in circuiti criminali. Secondo l’esperienza diretta di Save the Children, i ragazzi egiziani sono tra i più a rischio di sfruttamento lavorativo, in particolare
nel settore orto-frutticolo o di cadere vittime di organizzazioni criminali
per essere sfruttati
nello spaccio di sostanze
stupefacenti. Il flusso dei minori egiziani sulle coste siciliane è proseguito invariato negli ultimi
mesi senza registrare particolari

conseguenze collegate alla crisi del Nord-Africa. I minori egiziani
partono su mandato
familiare o, comunque,
con il consenso delle famiglie
che pagano degli intermediari
che organizzano tutti gli aspetti del viaggio. I minori contattati dagli operatori di Save the Children a Roma,
provengono prevalentemente da
Gharbiya, mentre quelli incontrati a Milano arrivano prevalentemente da Fayoum,
Sharkia e Assiut (ben 600 chilometri dal mare).
Fanno viaggi di circa 6-8 giorni dalle coste egiziane fino alla Sicilia. Secondo le testimonianze acquisite da Save
the Children, i minori all’arrivo possono
essere reclusi in casolari abbandonati, dove vengono trattenuti in attesa di saldare il conto del viaggio.
Molto spesso i minori non vengono rintracciati
in Sicilia poiché, una volta arrivati, si dirigono subito verso il nord Italia per raggiungere i connazionali
e trovare un lavoro, oppure per essere
inseriti in comunità dove potranno ottenere un permesso di soggiorno e rimanere fino al compimento dei 18
anni. Spesso, tuttavia, il loro progetto si
scontra con la dura realtà e così, anziché svolgere un lavoro dignitoso, finiscono col lavorare nei mercati come
facchini, guadagnando pochi euro al giorno
e rischiando di farsi male anche nel tentativo di entrare di nascosto nei mercati.

H., egiziano, racconta che con la promessa di un brillante futuro alcune persone hanno proposto ai suoi genitori di
mandarlo in Italia. È sbarcato sulle
coste siciliane di notte e, subito dopo, è stato portato e rinchiuso in un casolare
insieme ad altri connazionali. Ha dovuto telefonare a casa e chiedere
ai genitori altri soldi per il viaggio. H. ed altri ragazzi, in piccoli gruppi, sono stati portati in 3 grandi città: Roma, Milano e Torino. Arrivato
a Milano H. è stato costretto a vivere in un piccolo appartamento con
altri connazionali. Dormivano in 5 in
una stanza. Lavorava di notte al mercato ortofrutticolo
guadagnando tra i 20 e gli 80 centesimi a bancale, a secondo che il suo datore di lavoro fosse un
connazionale o un italiano. Per entrare nel
mercato era costretto a scavalcare i cancelli, rischiando di farsi male. Durante il giorno restava chiuso in casa.
Un giorno è riuscito a scappare di casa
e per strada ha incontrato un operatore di Save the Children, egiziano come lui, a cui ha raccontato, piangendo, la sua storia.
Ora H. vive in una

comunità per minori, ha un permesso di soggiorno e studia per prendere il diploma di terza media.

Le centinaia di minori afgani incontrati dagli operatori di Save the Children raccontano di essersi
lasciati alle spalle situazioni di guerra, violenza
e marginalità estrema,
nell’assenza totale di qualsiasi opportunità educativa o lavorativa.

L’Italia si conferma un paese di transito per i minori afgani, spinti a
partire dall’Afganistan o dal Pakistan
o dall’Iran, dove spesso le loro famiglie
decidono di rifugiarsi
per sottrarsi alla guerra.

I minori stranieri non accompagnati in Italia sono:

  • 6.340 i
    minori stranieri non accompagnati presenti in Italia: Afganistan, Tunisia,
    Egitto e Marocco
    i principali paesi di provenienza
  • 2200 sono i
    minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia a seguito della crisi nel Nord Africa.

Save the Children è presente da
diversi anni in Sicilia e in altre Regioni dell’Italia a supportare e aiutare centinaia
di minori stranieri
non accompagnati, inoltre
in particolare con il progetto
Praesidium volto a rafforzare e migliorare il sistema di
accoglienza dei flussi migratori in arrivo
alle frontiere meridionali.

In merito a quanto detto fin’ora, negli ultimi tempi, non solo in Italia, il tema dei “minori
soli” è stato posto al centro dell’agenda politica e anche dell’azione pubblica, perché i minori
migranti hanno gli stessi diritti dei bambini nati nel nostro territorio.

Come si legge anche in “The Invisible
Children: Uncertain Future of Unaccompanied Minor Migrants in Europe”:

“Unaccompanied migrant minors have the same right as national children, and are legally protected by the Convention on
the Rights of the Child signed by a multiplicity of United Nations
member nations, including all EU countries. All separated children
have the right to be clothed, fed, and accommodated, and to receive proper
health care, to be educated, and to be informed in a language
they understand. Overall,
they must be given the

opportunity to thrive and to achieve their full potentials. However, the
local full implementation of the
Convention seems to represent a major issue for the signees. (Ferrara P. et al,
pag. 333, 2016)

Tutte le situazioni e le esperienze che succedono una volta arrivati in
Italia, modellano l’immediato benessere del MSNA così come il suo vissuto permanente, che solo un attento e
continuativo intervento socio-educativo è in grado di sostenere. La mancata creazione
di risposte differenziate ai bisogni dei MSNA,
fanno togliere l’attenzione anche degli Enti più esperti a soluzioni di carattere innovativo e
sperimentale e/o alla ricerca di percorsi di
vita differenti.

2 CAPITOLO

PRATICHE DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE DEI MSNA

2.1    L’accoglienza dei minori stranieri
non accompagnati sbarcati
in Sicilia

Negli ultimi anni il Mar Meditteraneo è divenuto un deserto fluido come lo definiscono
Fulantelli e Pipitone nel rapporto “Migrazioni in Sicilia 2017”, le violente guerre che si sono succedute
dalla primavera araba in poi e la profonda
pressione economica di livello globale hanno spinto centinaia di migliaia di individui ad emigrare.

Da Oriente, migliaia di famiglie hanno lasciato Siria, Iran e Afghanistan
per entrare in Europa attraverso la
Grecia; da sud migliaia di individui hanno affrontato
lunghi ed estenuanti viaggi per giungere in Europa approdando sulle coste italiane. In questo turbinio
di vicende, oltre il 15% dei flussi migratori
totali ha riguardato storie di giovani e giovanissimi individui. Se la maggior parte dei minori in transito
dalla Grecia vive l’esperienza migratoria all’interno della propria
famiglia d’origine, oltre il 90% dei giovani e giovanissimi che giungono sulle
coste italiane, vive l’esperienza migratoria
in solitaria, andando ad alimentare ciò che le statistiche ufficiali definiscono “minori stranieri non accompagnati”.

La Sicilia si conferma la regione che accoglie il maggior numero di
minori stranieri non accompagnati, dal momento che nel 2016 ha ospitato
il 40,90% dei minori stranieri non accompagnati
(MSNA) giunti in Italia. (Greco S.
e Tumminelli G., 2017)

In Sicilia si concentrano maggiormente i minori provenienti dal
Bangladesh e dagli Stati africani
(Gambia, Guinea, Eritrea,
Costa d’Avorio ecc.) mentre i minori provenienti dall’Albania si
trovano per lo più in Toscana e quelli provenienti
da Pakistan, Kosovo e Afghanistan in Friuli Venenzia Giulia.

I minori presenti in Sicilia al 1° gennaio 2017 sono 35.948 e
costituiscono il 19,0% della popolazione straniera
residente nell’Isola. L’aumento
rispetto

all’anno precedente è pari a 583 unità in valore assoluto con un
incremento di 1,6% rispetto al 1° gennaio
2016.

Figura 5 – Incidenza
dei minori sul totale dei residenti stranieri residenti in provincia al 1° gennaio 2017

Fonte: Istat

Come si può osservare nella figura 4, considerando la distribuzione dei minori stranieri nelle nove provincie
siciliane, emerge che la maggiore
incidenza di minori sui residenti stranieri si registra a Ragusa, nella
quale il 21,8% dei residenti
stranieri ha un’età compresa tra 0 a 17 anni. Mentre per la provincia di Catania, l’incidenza dei minori sul totale della
popolazione provinciale oscilla tra
il 18,6% di Catania e il 17,3% di Siracusa. (Greco S.,2017, pag. 48)

La presenza di minori stranieri
non accompagnati in Sicilia e in altre Regioni
dell’Italia impone riflessioni sul Welfare e su cosa sia necessario attivare per facilitare processi di crescita
finalizzati al recupero del loro passato e alla costruzione di processi di sviluppo individualizzato che tengono conto dei
bisogni specifici dei giovani che si ritrovano il più delle volte ignari del luogo nel quale si
trovano e della lingua, non consapevoli delle
differenze culturali e orientati verso la ricerca di lavoro.

L’attenzione
delle istituzioni nei confronti dei MSNA deve essere prioritaria in quanto i minori rappresentano la
fascia più esposta alla criminalità, come si
evince in: A comparison between different
legal and data collection’s systems
di Deborah De Felice in Migration towards
Southern Europe
:

“The proposed legislation specifies that in the field of migration,
separated children represent a
particularly vulnerable group; they can be easy prey for illegal circuits like
drug smuggling, trafficking and exploitation, especially if they are not placed, from the moment of the their arrival,
in a coordinated network of
protection and support. The proposed legislation emphasizes that for many years Italy has dealt with the
reception of separated children in terms of an emergency, without a clear definition of the skills and responsibilities of the social and institutional actors
involved.”

Centrale, in tal senso, è il ruolo che la comunità ospitante può
esercitare nell’avviare percorsi che
tengano conto, ad esempio, della connessione e
conoscenza delle esperienze fatte dai MSNA, e che ne valorizzino la diversità.

Il processo
di “integrazione” è un processo
lungo e dinamico che deve
essere costruito con la comunità
ospitante e che presuppongono l’avvio
di attività e di interventi specifici che portino
gli autoctoni a superare sentimenti di paura e di diffidenza.
(Tumminelli S., 2017, pag. 203) Analizzando
i dati a livelli comunale
e quindi nello specifico nella provincia di Catania, è possibile osservare che ci sono comuni nei quali vi è una maggiore
concentrazione di minori.

Tabella 1 – MSNA presenti nella provincia di Catania al 2.03.2018

Fonte: Ministero del Lavoro
e delle Politiche
Sociali

Come si evince dalla Tabella 1, i minori stranieri non accompaganti
presenti nella provincia di Catania
al 2 marzo 2018, si trovano maggiormente nel
comune di Caltagirone e
Catania. (Tumminelli G., 2017, pag.203-205)

In questo lungo decennio, l’ANCI (Associazione nazionale
Comuni Italiani), ha
sollecitato il Governo in ogni sede istituzionale e in particolare nell’ambito del Tavolo di coordinamento nazionale, ad assumere piena responsabilità
degli interventi a favore dei MSNA. In tal senso con il Piano nazionale per fronteggiare il flusso
straordinario di cittadini extracomunitari adulti, famiglie
e minori stranieri
non accompagnati approvato
in Conferenza Unificata il 10
luglio 2014 si è inaugurato un nuovo approccio
per l’accoglienza dei minori stranieri
non accompagnati, attribuendo al Ministero dell’Interno la responsabilità dell’organizzazione della loro accoglienza, superando il precedente
regime che distingueva i minori non accompagnati richiedenti asilo dai non richiedenti asilo.

L’ANCI, presentando il VI Rapporto ANCI-Cittalia 2016, ha fatto il punto sulle politiche di accoglienza dei minori stranieri
non accompagnati realizzate dai Comuni presi in esame da
un’indagine che copre il decennio 2004/2014.

L’attenzione è stata
focalizzata sui percorsi
di integrazione che riguardano la fase di prima e seconda accoglienza nonché sui minori stranieri non accompagnati. Infatti
il numero dei minori accolti
in prima e seconda accoglienza era in costante crescita.

Il 96% dei giovani
presi in carico dai servizi
sociali sono maschi (dai 16 ai

17 anni) e si registra
un aumento di minori richiedenti protezione internazionale. Per rafforzare
il sistema di protezione dei minori stranieri
non accompagnati in Italia,
l’UNHCR contribuisce al miglioramento della qualità del sistema di prima accoglienza affinché, al suo interno, sia assicurato
un effettivo godimento dei loro diritti a partire dal rispetto del principio
del superiore interesse. (Giovannetti M.,2016)

Nel suo ruolo all’interno delle Commissioni Territoriali per il Riconoscimento della Protezione Internazionale, l’UNHCR lavora affinché

siano tenuti in debita considerazione la minore età del bambino
o dell’adolescente, il livello di maturità e sviluppo e la sua capacità nell’articolare opinioni e punti di vista, quali fattori
importanti nella valutazione della sua richiesta di asilo.
Tale valutazione deve tener conto anche
delle forme specifiche di persecuzione a cui i minori possono essere soggetti per la loro età e vulnerabilità.
La procedura per la determinazione della
protezione internazionale prevede garanzie procedurali e misure di protezione specifiche per le
persone di minore età.13

I comuni sono il luogo in cui i diritti diventano concretamente esigibili soprattutto per quanto riguarda la tutela
dei minori che soli arrivano sul nostro
territorio. Il numero di minori stranieri non accompagnati presenti in Italia è rimasto
stabilmente alto nel corso degli anni, attestandosi mediamente intorno alle 8000 mila unità annue, con un incremento
tra il 2016 e il 2017 e un decremento
in questi due ultimi anni con il decreto sicurezza.

Tutto ciò richiedeva un sistema di accoglienza e integrazione strutturato
e realmente diffuso su tutto il territorio nazionale.

Sono circa un centinaio di Comuni che ospitano l’85% dei minori stranieri contattati e/o presi in carico, la
maggioranza dei quali concentrati nel nord del
paese, nel sud in particolar modo in Sicilia e in Calabria e la causa degli spostamenti generalmente è la povertà come emerge in A comparison between
different legal and data collection’s systems
:

“ In 2009, the Italian Libro bianco
sul futuro modello sociale
presented an analysis regarding
absolute poverty, and indicated both immigrants and minors, and in particular separated children, to be among the most vulnerable segments
of the population and less likely to have political
representation. Four years after that document was written, the Italian Authority Commissioner for Children and
Adolescents in its second report, indicated
that, according to the latest ISTAT data, in Italy 1.822 million children
live in relative poverty, i.e. 17,6% of all children
and adolescents.

13 UNHCR Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati

In 2011, 723,000 young people under 18 lived in absolute poverty, and in 2013 the number rose to 1,434,000
children. Two thirds of these young people
live in the south and one third live in the center and north of the country.” (De Felice D., 2015)

I minori stranieri non accompagnati (MSNA) presenti in Italia sono tutti inseriti in strutture residenziali di
diverso tipo; come emerge dalla tabella 2, al
30 aprile 2017, periodo di riferimento della nostra ricerca, il 65,8% dei MSNA risultava accolto nel sistema di
secondo livello, mentre il 26,1% era inserito
nel circuito della prima accoglienza (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2017). I 13.151 minori
presenti in Italia al 30 giugno 2018 sono
accolti per l’88,7% presso strutture di accoglienza, mentre il 3,9% dei minori segnalati alla Direzione Generale
risulta collocato presso privati (connazionali, parenti, altro). Per il restante 7,4%, non è enucleabile la tipologia di collocamento, in quanto le segnalazioni pervenute erano prive di tale informazione.

Relativamente al 2018, si osserva
che i MSNA accolti in strutture di seconda accoglienza sono 7.190 e rappresentano il 54,7% dei minori presenti sul territorio italiano. Il 34%
dei minori è accolto in strutture di prima
accoglienza. Mentre al 30 giugno 2019 i 7272 minori presenti in Italia sono accolti per il 94,03% presso
strutture di accoglienza, mentre il 5.97% dei minori
segnalati alla Direzione Generale risulta collocato presso privati.

Tabella 2–Valori assoluti
e variazioni percentuali dei MSNA presenti.

Fonte: Report di monitoraggio pubblicati sul sito istituzionale Ministero
del Lavoro e delle Politiche
Sociali.

Con l’aumento dei flussi migratori si è registrata una crescente presenza
dei MSNA ed è sorta la necessità di
ricondurre il fenomeno ad una governance centrale
con una Struttura di Missione per
l’accoglienza dei minori stanieri non
accompagnati, con l’incarico di porre le basi per la costruzione di un sistema nazionale attraverso l’istituzione
di strutture di accoglienza dedicate e
di coordinare rapporti con gli enti, le Istituzioni e le Organizzazioni, anche non governative.

Considerando, i tre principali
tipi di Centri: quelli governativi di prima accoglienza, i
CAS minori (centri di accoglienza straordinaria) e le strutture SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo),
oggi SIPROIMI (sistema di protezione per i titolari di
protezione internazionale e per minori stranieri
non accompagnati) gestite insieme ai Comuni, ognuno ha requisiti strutturali differenti e offre
servizi solo in parte analoghi a ragazzi
con caratteristiche e bisogni
simili. Inoltre tutta la rete dei Centri di accoglienza che gli Enti locali hanno gestito da tempo, secondo regole e
sistemi di accreditamento a carattere regionale/territoriale, si sta sempre più caratterizzando per un continuo processo
di trasformazione che risponde a disposizioni “straordinarie” basate su modelli
di rendicontazione di dati fisici ed economico-finanziari, piuttosto
che al locale approccio socio- educativo costruito
sull’esperienza pedagogico-didattica e codificato nel tempo dagli operatori del settore. Così come le differenziate forme di invio/collocamento in comunità dei MSNA sono un altro indicatore dell’assenza di una gestione concordata e
condivisa: da una parte infatti la Struttura di missione istituita presso
il Ministero dell’Interno che si occupa del
Centro FAMI (cioè il fondo asilo
migrazione e integrazione)
che ha l’obiettivo
di supportare economicamente i Comuni erogando un contributo giornaliero per l’accoglienza offerta
a ciascun minore
in strutture autorizzate o tramite l’affido familiare e promuovere una gestione integrata di flussi migratori
sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione
e rimpatrio, dall’altra parte le Prefetture che si occupano dei CAS minori
e rispondono al Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del

Ministero dell’Interno e dall’ altra parte ancora i collocamenti nei territori prevalentemente interessati dagli sbarchi.

Tali differenti sistemi hanno determinato sul territorio nazionale
situazioni estremamente variegate e talvolta per nulla coordinate.

La disponibilità complessiva di posti sia nella primissima accoglienza
sia nello SPRAR sembra essere non
commisurata all’entità degli arrivi, che si sommano ai MSNA già presenti sul territorio. Risulta purtroppo
ancora frequente il collocamento
immediato da parte delle Prefetture o dei Comuni dei luoghi di sbarco, al di fuori dei circuiti
istituzionali.

A tal proposito è necessario segnalare che negli ultimi mesi molti MSNA giunti via mare sono stati trattenuti per
molto tempo nei Centri di primo soccorso
e accoglienza di Lampedusa, Pozzallo e Taranto, oggi trasformati in
Hotspot (“punti di crisi” cioè centri situati in aree più soggette a sbarchi dove gli operatori danno il primo soccorso
e i MSNA sono trattenuti fino a un
massimo di 30 giorni per verificare la loro identità o cittadinanza), in attesa di
essere trasferiti in strutture per loro dedicate.

Molto spesso viene segnalata la presenza di MSNA all’interno dei CAS per adulti,
con il rischio di ritardare
gli interventi di tutela e protezione, soprattutto quando tali strutture
sono collocate nel territorio di piccoli Comuni,
le cui capacità di intervento non sono commisurate alla complessità
delle situazioni su cui sono chiamati a intervenire, in particolare quando si tratta di un numero elevato di
minori inseriti in strutture inadatte, senza il coinvolgimento del Sindaco sul quale ricade ex lege tutta la responsabilità
della tutela e protezione dei minori soli.

I Centri FAMI, hanno servizi per strutture di 30 posti e non di 50 come
sono quelle dei CAS minori e
inoltre sono stati pensati per la permanenza del minore per un tempo definito,
che invece, sovente,
viene superato. Situazione analoga per i CAS minori, i quali
molto spesso si caratterizzano per fornire
sia “prima” sia “seconda” accoglienza, senza soluzione di continuità,
fino al raggiungimento dell’età adulta del MSNA. Ciò accade anche perché le strutture SPRAR non
riescono ad assorbire la richiesta (in quanto, molto spesso, debbono supplire alla mancanza di posti destinati
alla

prima accoglienza) soprattutto
nei contesti locali là dove il minore risulta
già inserito.

Inoltre, dalle ricerche di
campo, emerge che i tipi di accoglienza proposti non garantiscono la rispondenza ai bisogni dei ragazzi ed essi stessi lo mostrano allontanandosi dalle strutture
nelle quali vengono accompagnati. I minorenni definiti
“irreperibili” sono coloro che sfuggono
di propria iniziativa alla presa in carico da parte
dello Stato e per i quali si perde l’opportunità
di procedere nel percorso di integrazione e di regolarizzazione, una volta giunti alla maggiore
età.

Per molti aspetti quindi la definizione di un percorso individuale di ac- coglienza alloggiativa in una struttura,
l’accompagnamento nel “gruppo di pari”,
il sostegno dei Servizi sociali e della rete locale, diventano una vera forma di “riduzione del danno” e di
orientamento pedagogico-educativo per il MSNA. (Giovannetti M. e Accorinti
M., pag.26-28, 2018.)

In linea generale, i MSNA rimangono nelle strutture di accoglienza per periodi
diversi, in relazione
alla loro età e fino al compimento della maggiore età; ne deriva
che mentre i MSNA di 17 anni dovrebbero uscire
dal circuito dell’accoglienza entro l’anno successivo, i minori di età inferiore rimangono all’interno di tale
circuito per più tempo. Tuttavia, si osserva
come le fasi del percorso di accoglienza non rispettino né i tempi né gli spazi previsti dalla
normativa in materia.

Nella fase pre-2017, la regolamentazione del sistema di accoglienza era centrata
su aspetti più di tipo organizzativo. Nel Piano Nazionale
del 2014, il Ministero dell’Interno ha previsto
l’accoglienza dei MSNA in due fasi: primissima
accoglienza
, con funzioni
di identificazione, eventuale
accertamento dell’età e dello status, e seconda accoglienza di tutti i MSNA nell’ambito dello SPRAR, adeguatamente potenziato e finanziato.

Anche nel Decreto Accoglienza, disciplinato dall’art. 19 D.lgs 142/2015, si è
distinto tra prima e seconda accoglienza.
In esso, inoltre, si è stabilito che l’accoglienza
avvenisse attraverso l’istituzione di strutture governative di prima accoglienza, attivate dal Ministero
dell’interno in accordo con gli enti locali, atte a rispondere alle esigenze di soccorso e protezione immediata
di

tutti i MSNA (Centri governativi di prima accoglienza finanziati con i
fondi FAMI- Fondo Asilo Migrazione ed
Integrazione). In tali strutture, è stato previsto
di accogliere i minori per un tempo limitato all’identificazione, l’eventuale accertamento dell’età, nonché
a ricevere tutte le informazioni sui diritti
del minore, compreso quello di chiedere la protezione internazionale. Nella prima
accoglienza, in questo periodo storico,
l’attenzione è stata, dunque, prevalentemente orientata ai bisogni
più urgenti, di carattere medico o fisiologico, a cui si aggiungeva
uno spazio formativo finalizzato all’acquisizione di una
primaria forma di competenza linguistica di base.

La limitata capacità
ricettiva di questi nuovi centri, rispetto al flusso
di arrivi, ha fatto sì però
che ad essi si affiancassero strutture temporanee o straordinarie, spesso non in grado di garantire
condizioni adeguate di accoglienza e protezione con gravi conseguenze per i minori stessi in termini
di discriminazione nell’accesso ai servizi e di trattamento, a seconda del luogo di collocamento.

Fra le strutture di affiancamento
attivate in questo periodo si trovano:

  1. i cosiddetti “CAS Minori”, ossia i centri di accoglienza straordinari per minori
    stranieri istituiti con D. Lgs. 142/2015 art. 19, comma 3 bis;
  2. le strutture di prima accoglienza accreditate ed autorizzate dai Comuni e dalle
    Regioni;
  3. le strutture a carattere provvisorio ed emergenziale.

In tutti e tre i casi, si trattava di strutture deputate
all’identificazione, all’eventuale accertamento dell’età e dello status, anche al fine di individuare le prassi di
ricongiungimento con la rete familiare presente sul territorio nazionale o in altri Stati europei, che avevano, in
teoria, gli stessi obiettivi
principali: garantire misure di assistenza e di protezione, favorire il percorso
di integrazione sociale e la (ri)conquista della propria autonomia.

Sono state rilevate,
comunque, significative differenze fra le diverse
soluzioni, misurabili soprattutto in termini qualitativi: ad esempio,
mentre all’interno del sistema SPRAR
si prevede l’accoglienza di numeri ridotti di
persone, i CAS hanno accolto anche
duecento ospiti.

Per la seconda accoglienza, invece, si è previsto che i minori venissero inseriti in comunità, in condizioni
diverse sia sotto il profilo numerico che sul tipo di servizi
disponibili, o in strutture autorizzate/accreditate dalle Regioni
e dagli enti comunali, nel sistema SPRAR o presso famiglie individuate e selezionate secondo criteri prestabiliti.

In tale fase per i minori sono state previste una serie di azioni volte a garantire un adeguato inserimento sociale,
quali per esempio: iscrizione al Servizio Sanitario
Nazionale (SSN), supporto
di mediatori linguistico- culturali, definizione di un progetto
socio-educativo aggiornato costantemente, apertura della tutela,
insegnamento di base della lingua italiana, definizione dell’inserimento scolastico
e professionale, ecc.

Il 2017 è stato un anno decisivo per l’implementazione del sistema di
tutela dei MSNA.

Altro elemento di innovazione significativa è l’individuazione
dell’affido familiare come strategia
prioritaria per l’accoglienza rispetto a quella in strutture pubbliche e private.

Relativamente all’identificazione e all’accertamento dell’età,
vengono superate le
difformità territoriali e si prevede che il provvedimento di attri- buzione dell’età sia reso noto al minore e
al suo tutore provvisorio, assicu- randone
così anche la possibilità di ricorso; ed inoltre, è prevista la presen- za dei mediatori culturali
durante tutta la procedura.

Rispetto al sistema di accoglienza, la legge 47/2017 prevede tre livelli:
negli hotspot, strutture governative nei luoghi di approdo finalizzate alla primissima assistenza; nelle strutture di prima
accoglienza – i cosiddetti hubs – che si collocano come passaggio intermedio verso la tappa successiva;
nelle strutture di seconda accoglienza, finalizzate a garantire, oltre all’ospitalità, percorsi di
integrazione sociale dei richiedenti e/o dei
titolari di protezione internazionale.

La legge prevede anche una maggiore integrazione tra le strutture di
prima accoglienza per MSNA,
all’interno delle quali i minori stranieri possono risiedere non più di 30 giorni, e il sistema di protezione per
richiedenti asilo e MSNA, con le varie strutture
diffuse a livello nazionale. Il sistema

SPRAR, con la legge Zampa, diventa Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati. (SIPROIMI)

Inoltre, la legge Zampa ribadisce la possibilità di avvalersi del
cosiddetto “Prosieguo amministrativo” per assistere i neomaggiorenni fino al com- pimento dei 21 anni di età, nei casi si
renda necessario un percorso di inte- grazione
più lungo in Italia.

La Legge 47/17 introduce inoltre
la nuova figura del tutore volontario ovvero cittadini privati
che abbiano ricevuto
adeguata formazione, una figura
che incarna una nuova idea di tutela legale: non solo rappresentanza giuridica, ma figura attenta alla
relazione con i bambini e i ragazzi che vivono
nel nostro Paese senza adulti di
riferimento, capace di farsi carico dei loro problemi, ma anche di farsi
interprete dei loro bisogni e garante dei loro diritti.
In questa direzione
si è assistito ad un forte investimento dell’Autorità Garante per l’Infanzia in tutto il Paese, che sta
iniziando a dare i primi frutti, pur non senza incontrare ostacoli e resistenze.

Accanto alla tutela, la legge in questione introduce maggiori garanzie in materia di diritto all’istruzione e alla
salute; in particolare, sono introdotte misure
che facilitano l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, anche in assenza di nomina del tutore e
l’attivazione di precise forme di apprendista-
to e la possibilità di acquisire titoli conclusivi dei corsi di studio,
anche nei casi in cui a compimento
della maggiore età, non si possieda il permesso di soggiorno.

Prima dell’approvazione della legge n. 47/2017, la figura del tutore
pubblico era di tipo istituzionale e sostanzialmente, nei casi virtuosi
di tutela, assisteva il minore nel disbrigo delle
pratiche giuridiche. Nella previsione della
legge Zampa, invece, il tutore
volontario è un punto di riferimento forte
per il minore, una sorta di “genitore sociale” che si assume sia la rappresentanza legale tradizionale del
minore, che rimane nella struttura di accoglienza,
sia, soprattutto la responsabilità di ascoltarlo nei percorsi di crescita, educazione e integrazione. Si
tratta di una figura giuridica diversa e innovativa, in quanto s’instaura un rapporto unico di ascolto
e guida del

minore che può durare anche oltre il compimento del diciottesimo anno di età.

Il tutore può essere un cittadino residente in Italia che abbia compiuto
i 25 anni di età e non abbia
precedenti penali, quindi si tratta di una figura di riferimento per il minore per la quale la stessa legge richiede
una adeguata formazione che vede in
prima linea il coinvolgimento dei garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza. (De Felice D., 2017)

Massimo tre minori possono
essere seguiti da ciascun tutore volontario.
Con ciò il legislatore con la legge del 7 aprile 2017 n.47 intende
dare ad ogni
minore straniero non accompagnato che soggiorni nel nostro paese, la possibilità reale di avere un adulto
di riferimento. Il tutore volontario è un privato cittadino scelto e
convenientemente formato disponibile ad assumere la tutela di un minore straniero. Nel suo operato
si avvale della
collaborazione delle istituzioni e degli operatori
sociali che non perdono le competenze previste
dall’ordinamento nei confronti
di un minore straniero non accompaganto, in quanto solo e bisognoso
di particolare assistenza. Al tutore volontario non viene richiesto
di accogliere nella propria abitazione il minore, così come non è richiesto alcun contributo alle spese per l’assistenza
e l’educazione dello stesso. (Cianciolo V., 2019) L’allontanamento volontario
dei minori dai centri o dalle comunità
di accoglienza: un numero significativo di MSNA abbandona
il percorso entro
i tre mesi dall’arrivo

Dai report periodici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è possibile monitorare l’andamento del
fenomeno degli allontanamenti: nel periodo
2010/2017 è stato stimato che 5.252 minori abbiano abbandonato le strutture, specie quelle di prima accoglienza, dopo essere stati registrati all’arrivo, per continuare il loro viaggio in Europa o per
spostarsi in altro luogo.

Nel corso dell’anno 2017 il dato relativo agli allontanamenti è pari a
2.440 MSNA. Le tre nazionalità più rappresentate tra gli allontanamenti sono quella guineana (14,3%), quella ivoriana (9,7%) e quella
somala (9,3%).

Per quanto riguarda il primo semestre del 2018, si osserva che i MSNA irreperibili al 30/06/2018 sono stati
complessivamente 4.677. Fra questi, le cittadinanze più numerose sono rappresentate dall’Eritrea (14,6%), dalla Somalia (11,9%) e dall’Afghanistan (10%).

A partire dal 2017, anno di istituzione del SIM (dove è
possibile avere il dato
certo e non più stimato sui minori irreperibili, MSNA per i quali è stato segnalato un allontanamento dalle autorità competenti a alla Direzione
Generale del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali).

L’allontanamento viene censito nel SIM fino al compimento della maggiore età o a un nuovo eventuale
rintraccio del minore.

E’ possibile fornire
anche il dato relativo agli allontanamenti nel corso dell’anno che, per i primi 6 mesi del
2018, è pari a 1.179 MSNA, dei quali il 24,9%
è di cittadinanza tunisina, il 22,1% di cittadinanza eritrea e il 6,2% di cittadinanza afgana.

In genere, si può ipotizzare che i MSNA interrompano il percorso di ac- coglienza nel tentativo di attraversare le
frontiere con i Paesi europei confi- nanti,
dove trovano ad attenderli membri dello stesso nucleo familiare o persone
conoscenti, che esercitano sui minori un forte
potere di attrazione.

Entrando nel merito della strutturazione del sistema di accoglienza, si possono
registrare due fasi: una precedente e una successiva all’emanazione della L.
47/17.

La Sicilia ha costituito, nel periodo 2015/2018, un osservatorio
privilegiato sulle strutture di
accoglienza per MSNA dal momento che è stata, ed è ad oggi, la Regione che accoglie il maggior numero di MSNA. Al 31
dicembre 2017 ne ospitava il 43,6%
del totale (corrispondenti a 7988), seguita dalla Calabria (7,9%), dalla Lombardia (6,6%),
dal Lazio (5,7%), dall’Emilia Romagna (5,6%) e dalla Puglia
(5%). (Di Rosa et al, 2019)

Comparando la quota di minori accolti nelle diverse Regioni italiane al
31 dicembre 2017 con quella
delle due rilevazioni del medesimo periodo
per gli anni 2015 e 2016, si evidenzia che le Regioni
con la maggiore consistenza
di minori stranieri in accoglienza sono rimaste sostanzialmente le stesse; vale, inoltre, la pena di sottolineare un aumento del peso relativo

dei minori ospitati in Sicilia dal 2015 al 2017, con un numero di
presenze quasi raddoppiato, e la
speculare diminuzione del peso dei minori ospitati in gran parte delle altre Regioni.14

In sostanza, quasi la metà dei MSNA accolti in comunità nel periodo si è concentrata in Sicilia, nel cui territorio
ha luogo il 33,9% della complessiva accoglienza
in comunità dei MSNA.

Ciò deriva dalla circostanza che ben 8 dei 15 porti italiani maggiormente interessati nel corso del 2015 dagli
arrivi di migranti sono situati sulle coste siciliane
tra i quali, in particolare, spicca il primato dei porti di Lampedusa e di Augusta (Giovannetti M., 2016).

A fronte del recente sviluppo di un modello di accoglienza nazionale, si sono rilevate,
nel periodo di riferimento, significative differenze nelle politiche
regionali: il quadro attuale vede, al contrario, una contrazione significativa sia del numero di posti in
accoglienza, sia delle risorse e dei servizi
finanziati. Contrariamente a quanto in corso a livello nazionale, le previsioni della normativa regionale
più recente in materia sembrano
mettere in secondo piano il bisogno di tutela e di integrazione dei
minori stranieri, riducendo
drasticamente gli standard di qualità dei servizi e di protezione tanto dei migranti
accolti quanto degli operatori.

Allo stesso tempo, si rende opportuno precisare che l’analisi dei dati e
la ricerca in oggetto sono stati
realizzati in concomitanza all’introduzione della legge n.47/2017 ad hoc
sui MSNA, oltre che risentire
dei riflessi delle
oscillazioni degli arrivi dei MSNA che inevitabilmente influenzano il numero e la geografia delle stesse strutture.

Nel monitoraggio delle strutture di accoglienza per MSNA in Sicilia effettuato nel 2017, la prima immediata
difficoltà riscontrata è stata quella
di pervenire ad una elencazione esaustiva delle strutture distribuite
nella regione; questa difficoltà è sorta, innanzi tutto, a causa del dinamismo
che, in Sicilia, investe
questo settore e che vede spesso l’apertura/chiusura e talvolta cambio di denominazione delle stesse strutture; si è osservata, inoltre, una certa dose di resistenza da parte delle istituzioni preposte
a

14 Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali, 2018

fornire informazioni e dati di questo genere (es. Prefetture, Comuni,
ecc.), superate le quali ci si è
trovati a fare i conti con significative incongruenze tra gli elenchi reperiti
presso i diversi Enti.

Le informazioni che si presentano, dunque, sono il risultato della
collazione e dell’integrazione di due specifici elenchi di strutture
– quello relativo
solo a MSNA e quello
relativo a tutte le strutture ospitanti minori – disponibili presso la banca dati del Dipartimento
della Famiglia e delle Politiche Sociali della
Regione Sicilia.

La prima fonte, relativa alle strutture esclusivamente per MSNA,
distingue tra strutture di
primissima accoglienza ed
accoglienza di secondo livello.

Le strutture di “primissima accoglienza” per l’anno 2016 sono pari a 44 e prevedono una capienza di 1655 posti,
mentre le strutture denominate di “accoglienza
di II livello” sono stimate in 40, per una capienza totale di 472 posti. Le specificità di questa seconda
tipologia di strutture sono stat e previste
ai sensi del D. P. 513 del 18 gennaio 2016 che ha introdotto gli standard strutturali e organizzativi per
le strutture di accoglienza di secondo livello dei MSNA, modificando i precedenti standard.

Nel dettaglio, la classificazione per provincia secondo questa prima
fonte vede una maggiore presenza di
strutture nel territorio di Palermo (27,38%),
seguono poi Trapani
(21,43%), Catania e Ragusa (14,29%),
Agrigento (13,10%), Caltanissetta e Siracusa (3,57%) ed infine
Enna (2,38%).

Figura 6 – Strutture di Accoglienza per soli MSNA, per provincia
e tipologia 6780

Fonte: Dipartimento della Famiglia e delle Politiche
Sociali della Regione
Siciliana, 2017.

Dal lavoro di collazione delle strutture riscontrate in questi elenchi,
emerge che la disponibilità
complessiva di posti in accoglienza risulta non commisurata all’entità degli arrivi, ai quali si
sommano MSNA già presenti sul territorio. Di
conseguenza, si può dedurre che si è spesso fatto ricorso al collocamento immediato
in circuiti esterni
a quelli istituzionali, previsti dalla normativa
vigente, da parte delle Prefetture o dei Comuni dei luoghi di sbarco.

Per il periodo in esame, infatti, non sono mancati casi di MSNA che, a
causa dell’elevato numero degli
sbarchi, sono stati trattenuti a lungo presso i centri di prima accoglienza (CPA) delle località di
arrivo, in attesa di essere trasferiti in strutture
loro dedicate. Così come, molto spesso, è stata segnalata la presenza di MSNA all’interno dei Centri di Accoglienza
Straordinaria (CAS) per adulti, ossia
di collocamenti fuori dall’ordinario che comportano il rischio di ritardare gli interventi di tutela e protezione, soprattutto quando tali strutture
sono collocate sul territorio di piccoli Comuni,
le cui capacità di ricezione
non risultano commisurate alla complessità delle circostanze che si presentano, specie quando si tratta di
numeri elevati inseriti
in strutture inadatte.

Nel dettaglio, rispetto
alla concentrazione delle strutture di accoglienza, si evidenzia che le province siciliane con un tasso più elevato
sono quelle di Palermo (27,35%),
Agrigento (17,94%) e Catania (17,07%); dall’aggregazione dei dati riguardanti queste tre province,
infatti, si rileva che le stesse comprendono il 62,36% di tutte le strutture presenti a livello
regionale.

All’interno del quadro della seconda accoglienza dei MSNA, un focus
specifico va fatto per l’accoglienza dei MSNA all’interno del sistema SPRAR.

Nel corso degli anni, si è registrato un incremento progressivo dei MSNA richiedenti protezione internazionale,
in genere noti con l’acronimo MSNARA (Minori Stranieri
Non Accompagnati Richiedenti Asilo).

Dal punto di vista quantitativo, sempre per l’anno 2016, in Italia, sono
stati finanziati in tutto 652
progetti SPRAR (508 ordinari, 99 per MSNA e 45 per persone con disagio mentale o disabilità), e sono stati coinvolti 1000 comuni, per un totale di 26012 posti stanziati, e
di questi un numero pari a 2039 i posti destinati ai MSNA.

Per la regione Sicilia, i posti finanziati per i MSNA nella rete SPRAR
sono stati 595, pari al 29,18% dei
posti previsti a livello nazionale, dei qua- li 151 posti finanziati con fondi del FAMI. In altri
termini, in Sicilia l’8,43% del totale dei MSNA
presenti nelle diverse province sono rappresentati da quelli inseriti nella rete SPRAR.

I progetti SPRAR destinati ai MSNA per la regione
Sicilia sono stati nel complesso 28. Catania (38,82%) è la provincia con la capienza più elevata di posti SPRAR
per MSNA, seguono Agrigento (12,10%),
Siracusa e Trapani
(10,59%), Ragusa (9,75%)
Caltanissetta (7,73%), Palermo
(7,39%) ed infine

Messina (3,03%).

Oltre alle criticità relative alla individuazione delle strutture
esistenti ai fini di una elencazione esaustiva, sono state rilevate criticità
significative, relativamente
al periodo dell’indagine, in merito alla offerta di servizi e alle condizioni interne alle comunità e ai
centri intercettati: si è osservato che non tutte
le strutture presentavano un’organizzazione di tipo familiare/comunitaria, per come previsto dalla normativa
nazionale e regionale, ed inoltre gli operatori impiegati al loro interno non sono sempre risultati persone
adeguatamente qualificate. (Gabriella Argento et al, 2019)

2.2  Procedura per il collocamento dei minori stranieri
non accompagnati

Al fine di predisporre le più idonee misura di accoglienza per i numerosi
minori non accompagnati che giungono
nel nostro territorio è necessario che le amministrazioni adottino un’apposita
procedura di accoglienza, tenendo conto che
in tutte le decisioni deve essere tenuto prioritariamente in conto il superiore interesse del minore.

Le linee guida sono concepite
come strumento a supporto
degli Enti locali coinvolti nell’accoglienza dei minori stranieri
non accompagnati, richiedenti asilo e non, e comprendono le indicazioni operative
relative sia alla progettazione sia alla
realizzazione delle attività a favore dei minori accolti.

Per rispondere adeguatamente all’accoglienza dei Minori Stranieri non accompagnati
presenti nel territorio siciliano e per rispondere alle necessità di tutela dei loro diritti, in rispetto al
Piano operativo nazionale per affrontare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, si rende necessario prevedere:

  1. L’attivazione
    di strutture di primissima accoglienza ad alta specializzazione, che accolgono i minori stranieri
    non accompagnati nell fase del primo rintraccio;
  2. La pianificazione dell’accoglienza di secondo
    livello di tutti i minori stranieri non accompagnati nell’ambito dello SPRAR, potenziato e finanziato;

La struttura di accoglienza di primo livello è rivolta ai minori
stranieri non accompagnati che
arrivano sul territorio regionale in situazioni di emergenza e per i quali necessita una residenza
temporanea. Il minore viene accolto dietro Provvedimento
della Prefettura / Questura o dell’Autorità Giudiziaria, con una comunicazione data al Comune presso il
quale si trova la struttura e inoltre l’accoglienza del minore nella struttura di primissima accoglienza non può essere superiore a tre mesi e non può
accogliere temporaneamente più di 60 ospiti contemporanenamente.

L’ente è chiamato a svolgere un’attività di accoglienza residenziale, ma
anche promuovere tutte quelle iniziative anche di tipo didattico/formativo per il minore, che trovandosi in uno stato di abbandono
rispetto al suo paese d’origine, acquisisce
informazioni di tipo linguistico, legale, amministrativo che possano facilitare il suo inserimento sul territorio italiano.

L’ente si impegna a verificare lo stato di salute del minore attraverso
l’utilizzo del Servizio sanitario regionale, effettuando le cure necessarie.

Il minore ha una scheda personale e una relazione tecnica a carattere
sociale sia nella fase di ingresso sia
al momento delle dimissioni, trasferendo il fascicolo relativo al minore alla
struttura di seconda accoglienza.

Nella struttura dovrà essere instaurata una convivenza il più possibile
serena dove si cureranno:

  • l’organizzazione di corsi di alfabetizzazione;
  • il sostegno psico-pedagogico;
  • la responsabilizzazione dei minori;
  • l’uso corretto e attivo del tempo libero;
  • i contatti con i coetanei di ambo i sessi;
  • l’apertura alla realtà
    sociale;
  • l’assitenza socio – sanitaria;
  • la mediazione culturale;
  • l’orientamento e assistenza legale;

L’ente contraente ha l’obbligo di stipulare a favore dei minori una
assicurazione idonea a coprire
infortuni subiti dai minori e
sia danni arrecati dai minori, all’interno e all’esterno della struttura.

Ad ogni minore deve essere garantita la fornitura di vestiario e calzature adatti al clima e alle stagioni
e prodotti di igiene personale
necessari per l’acccoglienza residenziale come ad esempio: lenzuola,
asciugami, coperte, ecc.).

Il trattamento alimentare dovrà fare riferimento alla tabella indicata
dall’A.S.P. competente per
territorio, nel rispetto della cultura e della religione del paese straniero di provenienza del minore. Il
vitto include la colazione e due pasti principali.

Inoltre l’ente può essere tenuto a erogare a ogni beneficiario un
contributo in denaro (pocket
money) destinato alle piccole
spese personali.

Inoltre ciascun ente con la L.328/2000 in attuazione dell’art.
13 per essere iscritto
all’albo regionale, dovrà presentare la Carta dei Servizi e/o il Regolamento che disciplini il
funzionamento della struttura di accoglienza, ed entrambi i documenti devono essere scritti e tradotti in più
lingue ciò al fine di consentire ai minori ospiti le disposizioni per facilitare la convivenza, la partecipazione
alla gestione del centro e la permanenza in struttura.

Per una migliore permanenza del minore bisogna che la struttura
predisponga di: spazi personali
(camere da letto con massimo quattro persone per stanza),

servizi igienici adeguati,
spazi comuni quali soggiorno/sala pranzo,
cucina, lavanderia, bagno e sala per
incontri personali o di gruppo.

Infine ogni struttura deve prevedere un’èquipe con la presenza di alcune
figure professionali con competenze specifiche come: il coordinatore, l’assistente sociale, lo psicologo, l’educatore professionale, il mediatore
interculturale e linguistico, l’operatore legale o l’avvocato, l’orientatore e
l’inserviente.

La struttura di accoglienza di secondo livello
per i minori stranieri non accompagnati
è un servizio residenziale a carattere familiare specializzato per l’accoglienza di minori che arrivano sul territorio regionale
in situazioni di emergenza e per
i quali dopo un periodo
limitato nei centri di accoglienza temporanea necessita l’inserimento in strutture che garantiscono l’accompagnamento del minore in un
percorso di crescita dell’identità personale
e sociale, favorendone la progressiva responsabilizzazione e autonomia.

La struttura accoglie
minori di età 14-18 anni traferiti dal centro di prima accoglienza con comunicazione al Comune
presso il quale si trova la struttura e alla
Procura per Minori presso
il competente Tribunale per i Minorenni.

Ha una capacità ricettiva minima di 10 e massima di 15 posti, deve optare
per un genere (maschio
o femmina) ad eccezione su disposizioni dell’Autorità Giudiziaria possono essere accolti minori di genere diversi da quelli di riferimento, qualora nella
stessa siano ospitati fratelli o sorelle.

Al compimento del 18° anno di età il giovane ospitato deve essere dimesso
dalla struttura e l’eventuale
accoglienza in strutture o la permenanza sul territorio italiano saranno disposte in applicazione della normativa vigente
in materia di immigrazione.

L’obiettivo prioritario è lo sviluppo
armonioso del minore che gli è stato affidato, l’ente s’impegna a svolgere attività
educativo-formativa che miri all’integrale
e armonico sviluppo della personalità del minore avendo cura di favorire il rapporto con la comunità locale.

Il minore viene inserito in struttura, sempre su dispozione della Prefettura/Questura,
con un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria Minorile competente per il territorio. Il suo ingresso nella struttura di
seconda accoglienza dovrà essere
accompagnato da specifica relazione sociale redatta
dal centro di

prima acccoglienza al fine di trasmettere tutti gli enti elementi conoscitivi necessari per la presa in carico del minore. La suddetta
relazione sarà inserita nella
cartella personale del minore che dovrà contenere documenti di carattere anagrafico, scolastico, sanitario.

Per ogni minore la struttura di accoglienza dovrà
definire un progetto
personalizzato che consenta
di programmare e verificare il percorso di accoglienza e di inserimento del singolo minore,
inoltre particolare attenzione deve essere prestata
nei confronti dei minori portatori
di particolari esigenze
o vulnerabilità come ad esempio
minori vittime di tortura e violenza o con gravi
disagi psicologici per i quali dovranno essere attivate specifiche
professionalità. Come per la struttura di prima accoglienza anche per la seconda, in attuazione della
L.328/2000 dell’art.13, ciascun ente, per essere iscritto
all’albo regionale, dovrà presentare la Carta dei Servizi e/o il Regolamento che disciplini il funzionamento della struttura di accoglienza e inoltre tali documenti dovranno
essere iscritti e tradotti
in più lingue.

Nella struttura
dovrà essere instaurata una convivenza il più possibile serena e si cureranno in particolare:

  • L’assolvimento dell’obbligo scolastico;
  • La formazione professionale;
  • Il collocamento in attività
    lavorative in apprendistato;
  • Il sostegno psico-pedagogico;
  • La responsabilizzazione dei minori;
  • L’uso corretto ed attivo del tempo libero anche mediante
    escursioni, gite e soggiorni climatici;
  • Il rapporto libero e responsabile sostenuto dal servizio
    sociale con le famiglie
    ove ciò si rilevi possibile;
  • I contatti con i coetanei di ambo i sessi;
  • L’apertura alla realtà
    sociale;

L’Ente gestore
dovrà dotarsi di uno strumento di valutazione per garantire la verifica
degli obiettivi raggiunti.

Dovrà stipulare
un’assicurazione idonea a coprire gli infortuni subiti dai minorie
i danni arrecati dai minori.

S’impegna, inoltre,
a prestare ai minori l’assistenza igienico – sanitaria, ma anche a provvedere agli effetti personali come il vestiario decoroso adatto al clima e alle stagioni, al trattamento alimentare, soddisfacendo la richiesta
e la necessità di particolari tipi di cibo in modo da rispettare la cultura e la religione. I requisiti strutturali sono minimi: una camera da letto, un locale di appoggio per il personale, almeno due bagni di cui uno attrezzato per disabili; spazi comuni come il soggiorno, cucina, ripostiglio e
la lavanderia, guardaroba e sala riunioni. Inoltre l’ente, per soddisfare
le esigenze dei minori accolti nella struttura, prevede l’impiego di operatori con una formazione
adeguata al ruolo che andranno a esercitare all’interno della struttura come: un coordinatore, tre educatori professionali e un mediatore culturale/educatore e un ausiliario da adibire
alle pulizie dell’alloggio.

Un’altra possibile forma di accoglienza è l’affidamento familiare, che si raffigura come intervento di sostegno
caratterizzato da stabilità, continuità e progettualità
per permettere al minore di trovare in un’altra famiglia il supporto educativo, affettivo e materiale che la
propria non è momentaneamente in grado di dargli. Dembo, ad esempio, ha 17 anni ed è ospite di un centro d’accoglienza.

«Mi manca tanto casa. Sono arrivato in Italia a 16 anni, mi piacerebbe
essere ospitato da una famiglia per
sentirmi come a casa e avere attorno persone che si prendono cura di me come fossi un figlio o un fratello», dice.

I minori come Dembo in Italia al 31 maggio 2018 erano 13.318. Solo il
3,1% di loro sta crescendo in una
famiglia: gli altri sono tutti ospitati in strutture di accoglienza. Troppo grandi per l’affido, si pensa, troppo spinto
il loro desiderio di autonomia. Eppure nove minori non accompagnati su dieci vorrebbero proprio essere ospitati
in una famiglia italiana, come Dembo: così hanno risposto a un sondaggio realizzato da
Unicef a maggio su oltre 600 ragazzi migranti
e rifugiati, attraverso la piattaforma U-Report on the Move. Solo il 3,1% benché molte coppie e singole
persone (ricordiamo che l’affido, diversamente dalle adozioni, è possibile anche
ai single) in questi mesi hanno

sentito il desiderio di accogliere in famiglia uno dei tanti minori arrivati
soli sulle nostre coste. (De Carli S., 2018)

Al 31 maggio 2018 secondo il monitoraggio del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali i minori non
accompagnati presenti e censiti in Italia erano 13.318, di cui il 58,9% diciassettenni e un altro 25% sedicenni.
Sono poco più di un centinaio quelli sotto i 6 anni. Secondo
Save the Children al 31 dicembre 2017 risultavano essere in affido familiare solo 567 minori stranieri non accompagnati sugli oltre
18.300 accolti in Italia in quella data: nel
corso del 2017 sono stati
emessi 306 provvedimenti di affido per MNA, di cui la metà riguarda diciassettenni. Sempre secondo i
dati riportati da Save the Children le regioni più attive in questo senso sono state Emilia Romagna
con 40 provvedimenti (13,1%), Veneto e Piemonte con 24, (7,8%), Toscana
con 22 (7,2%), Lombardia con 20 (6,5%). Numeri ancora piccoli,
benché la legge
Zampa, in vigore dall’aprile 2017, incoraggi proprio l’affido familiare
come prima opzione per l’accoglienza dei minori non accompagnati.

U-Report è una piattaforma
sperimentata da Unicef per dare voce ai giovani. U- Report on the Move è specifico per minori migranti e rifugiati.
Secondo un sondaggio lanciato a
inizio anno in Italia e poi replicato a maggio, i minori che vorrebbe vivere in famiglia sono il 90%.
«Il 72% dei rispondenti dichiara che preferirebbe
essere ospitato in famiglia per ritrovare l’ambiente familiare perso a causa del percorso migratorio, il 16%
perché non ama la vita nei centri. Solo il 12%
degli intervistati non vorrebbe vivere in famiglia mentre il 13% risponde “non
lo so”: in questo caso tra le motivazioni ci sono la scelta dell’indipendenza e l’aver trovato un ambiente positivo nel centro
d’accoglienza», racconta Anna Riatti,
coordinatrice del programma Unicef in Italia per rifugiati e migranti. Fra i ragazzi
però «solo il 35% è conoscenza di questa possibilità».

Il percorso per accogliere in affido familiare un minore non accompagnato
è in linea di massima quello
ordinario dell’affido. L’affido di MNA infatti non è una novità ma è già previsto entro la cornice delle leggi di
riferimento della materia, la L. 184/1983 e poi la
L.149/2001 e la legge Zampa,
solamente lo incentiva.

Il primo passo da compiere pertanto è quello di rivolgersi ai servizi
sociali del proprio Comune di residenza
o al servizio affidi, che periodicamente realizzano

corsi informativi e formativi sull’affido, segnalando la propria
disponibilità ad accogliere un minore non accompagnato (è possibile infatti
dare disponibilità per accogliere solo bambini piccoli
piuttosto che solo adolescenti, piuttosto che
appunto un minore straniero). È il servizio
sociale che ha il compito di valutare
la famiglia o la singola
persona per verificare che abbia tutte le qualità
necessarie per prendersi cura temporaneamente di un bambino o di un
ragazzo. Un’alternativa, per iniziare ad “annusare” questo mondo dell’accoglienza e maturare la propria scelta,
è rivolgersi alle reti di famiglie affidatarie che esistono in alcuni
territori, fermo restando che l’idoneità è sempre in capo ai servizi
preposti.

Le linee di indirizzo per l’affidamento familiare
emanate dal Ministero
del lavoro e delle politiche
sociali affermano che l’affidamento familiare rappresenta un intervento utile anche per i MNA purché attivato
con una progettualità specifica che tenga ben presente il contesto, gli
attori e il progetto migratorio del
ragazzo. Questo affido ha la peculiarità di avere a che fare con ragazzi
che chiedono di essere messi presto in condizioni di raggiungere l’autonomia, visto l’approssimarsi della
maggiore età e che sono giunti in Italia con
lo scopo di lavorare per aiutare la famiglia rimasta in patria, spesso in
stretto contatto con i familiari.
La famiglia deve sapere che l’affidamento di un MNA è complesso e il suo compito specifico, oltre a garantire un
ambiente idoneo al suo sviluppo, è quello di facilitare la conoscenza del contesto sociale di accoglienza e l’integrazione sul territorio. Tra le raccomandazioni e le
indicazioni operative suggerite nelle
raccomandazioni, c’è la preparazione delle famiglie attraverso il coinvolgimento delle comunità straniere o
delle famiglie straniere presenti sul territorio e l’organizzazione di percorsi specifici
di formazione e sensibilizzazione
che riguardino anche la storia del paese di origine, le usanze, le abitudini. Nell’affido di un MNA è
sempre necessario avere il consenso del minore.

Secondo le linee guida del DM 27 aprile 2015, quale che sia la modalità
prevista dal progetto per
l’accoglienza del minore, quest’ultimo dovrà essere inserito in un clima familiare, accogliente e
rispettoso della sua individualità e della sua
cultura, anche al fine di incidere positivamente sulle sue motivazioni ad aderire

al progetto proposto,
facendogli percepire l’utile finalità
delle attività svolte all’interno della propria dimensione di vita.

2.2.1    
Protezione dei minori,
accertamento dell’età e rimpatrio assistito
volontario

Secondo la comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo
e al Consiglio avvenuta a Bruxelles il 12 aprile 2017 con il
cosiddetto COM(2017) sulla protezione
dei minori migranti15 , vi sono minori che vivono tutta una serie di esperienze legate alla migrazione,
spesso traumatiche. Molti si trovano in una situazione
di particolare vulnerabilità, dovuta all’età, alla lontananza da casa, e spesso alla separazione dai genitori o dai
responsabili della loro cura. Hanno quindi bisogno di una specifica ed adeguata protezione.

I minori migranti, di entrambi i sessi, sono esposti a rischi e spesso
subiscono forme estreme di violenza e sfruttamento, sono vittime della tratta di esseri umani
e di abusi di tipo fisico, psicologico e sessuale, prima e/o dopo il loro arrivo sul territorio
dell’UE.

Proteggere i minori significa innanzitutto difendere i valori europei del
rispetto dei diritti dell’uomo, dalla
dignità e della solidarietà. Significa anche applicare il diritto
dell’Unione europea e rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e la legislazione internazionale in materia
di diritti dell’uomo e relativa ai diritti dei
minori. Per questo motivo, proteggere tutti i
minori migranti, indipendentemente dal loro status e in tutte le fasi della migrazione, è una priorità.

Le politiche e la legislazione dell’UE in vigore offrono, a tal
proposito, un solido quadro per la
protezione dei diritti dei minori migranti che contempla tutti gli aspetti,
fra cui le condizioni di accoglienza, il trattamento delle domande e l’integrazione. Il Piano d’azione
sui minori non accompagnati è stato determinante per aumentare la
consapevolezza in merito alle necessità di tutela dei minori migranti non accompagnati e per promuovere azioni di
protezione. L’Agenda europea
sulla migrazione e la comunicazione sullo stato della
sua

15 Commissione europea, (2017),
COM (2017) 211 final,
pubblicato il 12/04/2017

attuazione hanno di recente affrontato la protezione dei minori migranti. La raccomandazione della Commissione “Investire nell’infanzia per spezzare
il circolo vizioso dello
svantaggio sociale” ha fornito uno strumento per ridurre la povertà
infantile e migliorare il benessere dei minori, attraverso
misure generali e mirate.

La presente comunicazione si basa sulle pertinenti iniziative dell’UE
prese per affrontare i problemi della
migrazione, inclusi le specifiche garanzie aggiuntive proposte nel contesto della riforma della legislazione dell’UE
in materia di asilo, il piano d’azione
sull’integrazione, e la
raccomandazione della Commissione relativa
ai rimpatri che accompagna il piano d’azione rinnovato in materia di rimpatri. Lo scopo è pertanto quello di
indicare una serie di azioni coordinate ed efficaci per rimediare alle carenze in materia di protezione e alle necessità
pressanti che i minori devono affrontare una volta raggiunta l’Europa, e
che riguardano aspetti che vanno
dall’identificazione, l’accoglienza, l’attuazione delle garanzie procedurali alla
creazione di soluzioni durature.

I minori, non richiedenti asilo, possono ottenere il “rimpatrio
assistito”, previa indagine che
accerti il superiore interesse del minore ad essere rimpatriato per favorire l’unità familiare.

Trattasi di un istituto, posto a tutela del minore, che mira a realizzare
il superiore interesse dello
stesso. Il rimpatrio assistito si riferisce unicamente ai minori che non hanno presentato domanda di asilo
perché l’eventuale rimpatrio assistito finirebbe col contrastare con l’art.10 della Costituzione e costituirebbe una violazione del principio di non refoulement sancito dall’art.33 della Convenzione di Ginevra, che prevede il divieto per gli Stati contraenti di espellere
o respingere un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a
causa della razza, religione, nazionalità, appartenenza
ad una determinata categoria sociale o opinioni politiche.

Il rimpatrio assistito, a differenza dall’espulsione, è un provvedimento
adottabile solo a seguito di un’indagine
da aprire nel Paese di origine del minore e di una valutazione della situazione specifica dell’interessato: adeguando
l’interesse dello stesso
e assicurando il diritto all’unità familiare. A differenza

dell’espulsione, il rimpatrio non comporta il divieto di reingresso per
10 anni e presuppone il consenso del minore.

Il Comitato per i minori stranieri, ora Direzione Generale
dell’immigrazione e delle politiche
di integrazione, è competente a decidere sulla consistenza dell’interesse del minore ad essere rimpatriato. Se è possibile
il rimpatrio, informa il Tribunale per i minorenni, che
rilascia il nulla osta, sempre se non siano
in corso procedimenti nei confronti del minore o sussistano inderogabili esigenze processuali. Ottenuto il nulla
osta, viene disposto il rimpatrio assistito,
valutando la volontà
del minore (con il suo consenso), le informazioni fornite,
gli esiti delle indagini familiari, l’opinione del tutore. Il rimpatrio
viene eseguito accompagnando il
minore nel Paese d’origine, affidandolo alla sua famiglia o alle autorità responsabili, e proponendo al medesimo un progetto di reinserimento elaborato
su base individuale secondo le abilità, predisposizioni ed inclinazioni del minore stesso.

Se invece il Comitato non ritiene che sussistano le condizioni per il
rimpatrio, dispone il “non luogo a provvedere al rimpatrio” e segnala il minore alla magistratura
ed ai servizi sociali. Di solito il minore non può essere rimpatriato qualora
il rientro nel Paese di origine: lo esponga a gravi pericoli,
non si riesca ad individuare familiari e se i genitori
abbiano tenuto comportamenti gravemente pregiudizievoli nei confronti dell’interessato.
(Cianciolo V., pag.30- 31, 2017).

Tutti questi elementi dovrebbero essere portati avanti come parte
dell’approccio globale dell’UE
alla gestione della migrazione, e per garantire
un’effettiva protezione dei minori migranti.

Dopo il loro arrivo nell’Unione europea, i minori migranti dovrebbero
sempre essere identificati e
registrati come minori, usando una serie di dati uniformi in tutta l’UE (indicando ad esempio se il minore è non accompagnato, separato, o se viaggia con la
famiglia, precisando la cittadinanza/apolidia, l’età, il sesso, ecc.).

Quasi tutti i Mna sono privi di documenti, quindi, ai fini
dell’identificazione, un nodo critico
riguarda la loro età. Peraltro occorre segnalare che, al momento del loro arrivo sul territorio italiano
e della loro identificazione, i maschi a volte

dichiarano di essere maggiorenni, e solo successivamente rivelano la loro minore
età, supportati o meno da un documento di identità del paese di origine. Altre volte dichiarano di essere
minorenni, e solo successivamente rivelano la
loro maggiore età. Le femmine, soprattutto coloro che sono vittime di
tratta e di prostituzione già prima o
anche immediatamente dopo il loro arrivo in Italia, dichiarano frequentemente di essere maggiorenni, malgrado appaiano molto giovani.
Spesso le dichiarazioni di queste persone sono indotte da terzi, adulti, per ragioni diverse,
per esempio: l’ingresso nel circuito di protezione se minorenni, oppure
l’accesso più rapido al mondo del
lavoro se maggiorenni.

La questione dell’effettiva età cronologica dei Mna e del suo
accertamento è quindi cruciale, e
necessita di essere affrontata e risolta in tempi brevi e con gli strumenti più idonei, tenuto conto che si
tratta spesso di persone aventi un’età compresa
tra i 16 e i 18 anni, quindi prossima alla maggiore età e, come tali, devono beneficiare rapidamente della
normativa vigente in materia di protezione
di minori: divieto
di espulsione e di trattenimento in un CIE (Centro di identificazione ed espulsione), obbligo
di collocamento in una struttura
residenziale educativa di pronto intervento e di accoglienza, apertura
della tutela e nomina di un tutore da
parte del giudice tutelare, accompagnamento al Cpa (Centro di prima accoglienza) presso un Ipm (Istituto penale
minorile) anziché direttamente in una
casa circondariale per adulti in caso di arresto o fermo con l’imputazione della commissione di un
reato, ecc. Peraltro, occorre ribadire che non
esiste alcun metodo scientifico che consenta di determinare in modo certo l’età, in quanto
le differenze di maturazione biologica fra soggetti della stessa età anagrafica sono ampie e fisiologiche.

Rispetto al territorio italiano, occorre evidenziare che le prassi
vigenti in materia di tecniche
di accertamento dell’età
sono molto diversificate. Nei Pronto Soccorsi ospedalieri, o in altri luoghi
deputati ed attrezzati a svolgere questa tipologia
di esami, ci si limita ad una radiografia ossea del polso o della mano o dello scheletro oppure,
in caso rari, a una ortopantomografia, ossia una radiografia dell’apparato dentale. Tutto
ciò, senza che venga svolto un esame obiettivo
attraverso una visita medica della persona, finalizzata a valutare il suo stato di salute
complessivo, e quindi
anche l’eventuale presenza
o meno di

patologie che possano inficiare la valutazione dell’età e l’etnia di appartenenza; e non solo con queste carenze, ma anche senza criteri particolari su come procedere all’uno o all’altro esame, e
soprattutto senza fornire sempre e in modo
dettagliato parametri di lettura dell’esito e il margine di errore o
tarare il metodo sull’etnia del
minore in base alla letteratura scientifica. Occorre sottolineare che questi accertamenti medici focalizzati sull’esame osseo, non consentono di fornire l’età
precisa della persona, perché vi è un margine di errore elevato che può giungere fino a due anni, e in quanto
la crescita ossea varia a seconda dell’etnia e di altri fattori, tra i quali: le circostanze in cui il minore è cresciuto, la salute, la nutrizione, l’esposizione a
situazioni di grave violenza o di lavoro forzato. Infine
l’età biologica non sempre coincide con l’età cronologica.

Il metodo che è stato più utilizzato in Italia negli ultimi anni, si basa
unicamente sulla radiografia del
polso e comporta un margine di errore. (Mojerson J., pag. 86-89, 2017)

2.3  La presenza dei migranti nella città metropolitana di Catania

Circa un quarto dei cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti ha
meno di 18 anni, una porzione
rilevante se si considera che nella popolazione italiana tale percentuale scende al 16%. Molti sono i ragazzi e le
ragazze nati in Italia da genitori di origine non comunitaria, o arrivati qui in tenera età: complessivamente si contano 952.446 minori
non comunitari, che partecipano a pieno
alla vita del paese, nelle scuole, nello sport, nell’associazionismo. 16

Si tratta, dunque, di un aspetto di estremo interesse
quando si voglia analizzare il fenomeno migratorio in Italia.
Complessivamente, tra il 2010 ed il 2014 sono
nati in Italia oltre 390 mila bambini di cittadinanza straniera, 1.806
nella sola città metropolitana di Catania.

16 Rapporto annuale 2016 – La presenza dei
migranti nella città metropolitana di Catania – www.lavoro.gov.it.Quaderno-Sintesi-RAM-2016

La figura 7, mostra come, nel periodo
considerato, il numero di bambini
stranieri nati in Italia si sia ridotto di circa 3 mila unità, passando
da 78.082, a

75.067. In particolare, ad un trend di crescita nei primi tre anni, è
seguito un periodo di calo tra il
2012 ed il 2014, che ha fatto registrare una riduzione delle nascite
tra i cittadini non italiani
del 6%. Nonostante tale decremento, l’incidenza dei bambini stranieri sul complesso dei nati ogni
anno è aumentata: nel 2010 era pari al 14,2%, mentre nel 2014 raggiunge il 15,2%.

Così come rilevato su scala nazionale, il numero di bambini stranieri
nati tra il 2010 e il 2014 nell’area catanese si è complessivamente ridotto,
sebbene di sole

11 unità. L’inversione di tendenza è iniziata nel 2013,
dopo un triennio di crescita constante. Inoltre, l’incidenza
dei nati stranieri sui nati complessivi nel territorio
della città metropolitana in esame è inferiore alla media nazionale: oggi, come nel 2010, è pari al 3,3%, a fronte del 14,2% rilevato
complessivamente in Italia nel 2010 ed al 15,2% rilevato
nel 2014.

Figura 7 – Nati stranieri e incidenza nati stranieri su totale nascite.
Serie storica 2010-2014

Fonte:
Elaborazioni Area Immigrazione Italia Lavoro su dati Istat

Erano 759 mila nel 2011 e hanno raggiunto quota 952 mila nel 2016, con un incremento pari, in termini percentuali, a +25%.

Nella città metropolitana in esame risulta,
invece, altalenante l’andamento dell’incidenza dei minori sul complesso dei regolarmente
soggiornanti: era il 19,4% nel 2011 e torna ad un valore simile nel 2016 (19,2%),
dopo aver

raggiunto un picco massimo, del 20,8%, nel 2012 e nel 2013 ed un valore minimo, pari al 18,7%, nel 2015. Si
tratta, tuttavia, di valori inferiori a quelli
rilevati su scala nazionale, dove, nello stesso arco temporale, la quota
di minori sul complesso dei
regolarmente presenti passa dal 21,5%, al 24,2% erano 759 mila nel 2011 e hanno raggiunto quota 952
mila nel 2016, con un incremento pari, in termini percentuali, a +25%.

Nella città metropolitana in esame risulta,
invece, altalenante l’andamento dell’incidenza dei minori sul complesso dei regolarmente
soggiornanti: era il 19,4% nel 2011 e torna ad un valore simile nel 2016 (19,2%),
dopo aver raggiunto un picco massimo, del 20,8%, nel
2012 e nel 2013 ed un valore minimo,
pari al 18,7%, nel 2015. Si tratta, tuttavia, di valori inferiori a quelli rilevati su scala nazionale, dove, nello
stesso arco temporale, la quota di minori sul
complesso dei regolarmente presenti
passa dal 21,5%, al 24,2%. (Figura
7)

Figura 8 – Minori non comunitari
per area di insediamento (v.a. e v.% sul totale
dei regolarmente soggiornanti).

Fonte:
Elaborazioni Area Immigrazione Italia Lavoro su dati Istat

Con il 2016 il
Rapporto Annuale fornito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sulla presenza dei
migranti nella città metropolitana di Catania
ci fornisce un Prospetto sintetico
sui minori presenti.

Figura 9 – Prospetto sintetico – Rapporto 2016 nella città
di Catania

Fonte: Direzione dell’immigrazione e le politiche di Integrazione al 31.08.2016

Mentre l’anno 2017, come si evince dalla Figura 10, mostra diversi
segnali che sembrano indicare
come la città metropolitana di Catania rappresenti un punto di passaggio, piuttosto
che un luogo di stabilizzazione per i migranti
del territorio come la bassa
presenza di minori. Solo il 19% dei cittadini provenienti da Paesi terzi nell’area ha meno di 18
anni (a fronte del 21,9% relativo ai non comunitari
in Italia), ad indicare una bassa presenza di nuclei familiari. Piuttosto bassa anche la quota di nati di
cittadinanza non comunitaria sul totale dei nati: 3,7%, a fronte del 15% rilevato complessivamente in Italia. 17

Figura 10 – Prospetto
sintetico – Rapporto 2017 nella città di Catania

Fonte – Direzione
Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione al 31.08.2017.

17 Rapporto annuale 2017 – La presenza dei
migranti nella città metropolitana di Catania – www.lavoro.gov.it.Quaderno-Sintesi-RAM-2017

Il ranking delle
Città metropolitane per numero di minori stranieri non accompagnati (MSNA) vede invece Catania primeggiare con il 7,1%
del totale. Come possiamo notare
con la Figura 10, al 31 dicembre 2018 risultano 761 minori stranieri non accompagnati inseriti nelle strutture di
accoglienza della zona,
prevalentemente di nazionalità maliana (13,8%) e gambiana (11,6%), per l’83,5% di età compresa tra i 16 e i 17
anni. Importante anche il ruolo svolto dalla
Città metropolitana di Catania per l’accoglienza dei migranti richiedenti o titolari di una forma di protezione
nell’ambito della rete SPRAR: nel 2017 la Città
metropolitana ha offerto 972 posti, il 3,1% dei posti disponibili a livello nazionale. 18

Figura 11 – Prospetto sintetico – Rapporto annuale 2018 nella città di Catania

Fonte: Direzione
Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione al 31.12.2018

Sono 3.193 gli alunni di cittadinanza extra UE inseriti nel circuito
scolastico nell’A.S. 2017/2018 e
rappresentano il 63,1% dei minori non comunitari del territorio.

Nell’ultimo anno scolastico risultavano iscritti nelle scuole italiane di
diverso ordine e grado 624.335 alunni
non comunitari, inseriti prevalentemente nella
scuola primaria (36,6%). Il 23% degli studenti non comunitari in Italia
frequenta le scuole secondarie di secondo grado, mentre i restanti due quinti si suddividono equamente
tra scuola dell’infanzia e secondaria di primo grado. È

18 Rapporto annuale 2018 – La presenza dei
migranti nella città metropolitana di Catania – www.lavoro.gov.it.Quaderno-Sintesi-RAM-2018

di genere femminile il 47,6% degli alunni non comunitari: in tutti gli
ordini e gradi si rileva una lieve
prevalenza del genere maschile, che si fa più marcata nelle scuole secondarie di primo grado (54%).

Nella città metropolitana di Catania, invece,
sono 2.506 gli alunni di cittadinanza
extra UE inseriti nel circuito scolastico: lo 0,4% degli alunni non comunitari in Italia.

Tabella 3 – Studenti
non comunitari per ordine di scuola e area di insediamento.

Fonte:
Elaborazioni Area Immigrazione Italia Lavoro su dati
MIUR

Il progressivo ampliamento del riconoscimento, sia livello legislativo che giurisprudenziale, dei diritti sociali
dei minori stranieri, specie del diritto
all’istruzione, dipende dalla qualificazione dei diritti come fondamentali, inviolabili ed universalmente riconosciuti a tutti gli uomini.

Il diritto all’istruzione, in particolare, è il precipuo mezzo di
integrazione, che non può prescindere
dalla conoscenza della lingua italiana, quale precondizione per l’accesso all’esercizio dello stesso;
le statistiche in merito sono ottimali e consentono
di affermare che i tassi di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana sono del 77% nell’età
compresa tra i 3-5 anni e quasi pari a quelli
degli italiani tra i sei ed i tredici anni (circa il 100%), con leggero
ribasso nella età adolescenziale.

3 CAPITOLO

IL FENOMENO DEI MSNA NELLA PROVINCIA DI CATANIA

3.1. Analisi delle fonti

Ho intrapreso questa ricerca sugli arrivi dei minori stranieri non
accompagnati (MSNA) nella provincia di Catania dopo aver svolto
il tirocinio alla Prefettura di Catania, nell’ufficio di servizio
contabilità e gestione finanziaria.

Durante il tirocinio ho avuto modo di osservare il funzionamento del
sistema “SIMP” cioè il sistema
di monitoraggio delle spese sostenute
dai centri di accoglienza, a sostegno
degli immigrati minori stranieri non accompagnati.

Ho avuto modo, inoltre, di studiare i dati del Censimento relativo
al periodo del 3 e 4 trimestre
2017 e 1 trimestre 2018.

Da qui mi è stato affidato il compito di controllare i capitoli di spesa
e relativa rendicontazione del Cap. 2353 dell’anno 2015 al 2018 nella provincia
di Catania. Mi sono occupata
quindi di accertarmi se ci fosse il DURC (documento unico di regolarità contributiva), relativo ai Comuni di
Catania e provincie, il documento di Equitalia, allegato
solo con importi
superiori ai cinque mila euro, il
modello B e la tracciabilità finanziaria, solo così l’ufficio di contabilità e gestione
finanziaria ottiene l’autorizzazione dal Ministero dell’Interno ad emettere il pagamento
al singolo Comune.

L’attività della Prefettura (UTG) comunque è seguente a quella del Comune
che, per primo, deve accertarsi di avere tutta la documentazione necessaria.

Da qui, tramite un progetto in excel inviato dal Ministero dell’Interno,
mi sono occupata di controllare i
modelli B, presentati dai Comuni, nei quali ho avuto modo di visionare l’importo concesso e quello che è stato rendicontato. La mancata rendicontazione dipende dal fatto
che non è stato inviato il modello B, quindi
mi sono occupata di scrivere in Word dei solleciti ai Comuni per invitarli a mandare i mancati modelli
B, a sua volta questi solleciti sono stati visionati dal funzionario e dal Dirigente
dell’ufficio.

A seguito di questa esperienza, sono rimasta affascinata da questo mondo
di minori “poco fortunati” ed
esattamente un anno fa, con il consenso del mio relatore che durante il tirocinio era il mio tutor didattico, ho
iniziato la mia tesi sui “minori stranieri non accompagnati”.

Ho avuto molte difficoltà nel reperire i dati perché,
trattandosi di soggetti
minori, per la tutela dei dati
sensibili, non è possibile
visionarli con molta facilità.

Ho avuto, tuttavia, la fortuna di avere l’aiuto da parte dell’ufficio di contabilità in Prefettura,
dove ho svolto il tirocinio, che mi ha
fornito alcuni dati e il contatto dell’ufficio minori Direzione Famiglia e
Politiche Sociali del Comune di Catania che, tramite autorizzazioni da
parte del mio relatore, mi hanno fornito tutti i dati dei MSNA dal 2016 al 2018.

Da qui ho iniziato la mia ricerca, cercando tutto il materiale (libri,
riviste, siti ufficiali e
pubblicazioni varie), creando dei data base dai dati forniti dal Comune di Catania e dalla Prefettura con il
numero dei MSNA, la nazionalità, il sesso, l’età
(calcolandola a partire dalla data di nascita), gli arrivi nella provincia di Catania e i centri di prima e
seconda accoglienza sia per l’anno
2016, 2017, 2018 e il 2019 fino al 2 settembre.

Le procedure operative per la presa in carico e la tutela dei MSNA segue
un preciso protocollo, detto “di
buone prassi”, la cui ultima formulazione risale al dicembre 2017 ed è il prodotto di una collaborazione tra organi
giudiziari e amministrativi, coordinati dall’ormai ex prefetto di Catania: Silvana
Riccio.

Il documento
è stato oggetto di rivisitazione e integrazione con le recenti
modifiche intervenute con la “legge Zampa”, e costituirà un utile strumento
operativo a disposizione della rete di attori che operano nel campo della accoglienza
dei MSNA, anche nei territori delle provincie di Siracusa e Ragusa. Diverse novità sono state introdotte:

  • Una più marcata
    considerazione del superiore
    interesse del minore con particolare attenzione affinché le strutture di accoglienza svolgano
    con efficienza ed efficacia
    le funzioni affidatarie conferite dalla legge;
  • La previsione di una task force composta
    da personale specializzato incaricata di svolgere mirati controlli sulle
    condizioni di ospitalità.

I componenti del protocollo di buone prassi per l’accoglienza e
l’integrazione sociale dei minori stranieri
non accompagnati sono: la Prefettura (ufficio territoriale
del governo), la Questura (ufficio minori e ufficio immigrazione), la Procura della Repubblica presso il
Tribunale per i minorenni, il Tribunale per i
minorenni, le strutture
di accoglienza, l’Ente locale con il servizio
sociale comunale, l’A.S.P.
e le aziende ospedaliere, l’organizzazioni umanitarie autorizzate
e il Garante Regionale per l’infanzia
e l’adolescenza.

Il protocollo prevede diverse azioni che riguardano: il rintraccio, l’accoglienza, il trasferimento presso SPRAR o struttura di II livello, le
procedure operative in caso di sbarco di MSNA e le procedure
operative in caso di MSNA ospedalizzati.

Quando una pubblica
autorità rintraccia un minore non accompagnato nel territorio
provvede alla identificazione ai sensi del 3° comma dell’art. 19 bis D.lgs. n. 142/15 ed alla comunicazione al
P.M. di turno della Procura della Repubblica
presso il Tribunale per i minorenni e, nonché al ricovero presso una struttura
di accoglienza per minori stranieri
secondo le previsioni
di cui all’art. 19 del D
Lgs. n. 142 del 2015 sopra già richiamato.

L’individuazione della struttura di accoglienza avviene per il tramite
dei Servizi Sociali territoriali, che
avranno cura di fornire alle locali Autorità di P.S. un elenco aggiornato delle strutture operanti
nel territorio e regolarmente autorizzate ai sensi della vigente normativa, da utilizzare limitatamente alle ipotesi di rintraccio in orario serale/notturno o in giorni festivi.

La Polizia Giudiziaria provvederà tempestivamente all’inoltro della relativa documentazione (annotazione di
rintraccio, accertamenti per l’identificazione e comunicazione del luogo ove il minore è stato collocato) alla
Segreteria civile della Procura
della Repubblica presso il Tribunale
per i minorenni, per i successivi adempimenti.

L’Ufficio di Servizio Sociale del Comune di rintraccio conferma
l’inserimento del minore nella struttura
individuata ai Servizi
Sociali del Comune territorialmente competente (se diverso da quello di rintraccio), alla Procura della
Repubblica e/o Tribunale per i
minorenni, e trasmette gli atti pertinenti alla

Questura (Ufficio Immigrazione e Ufficio Minori),
alla Prefettura-Area Immigrazione, nonché l’inserimento
nel sistema informativo nazionale (SIM).

La struttura di accoglienza, conferma
l’avvenuto inserimento del minore ai Servizi
Sociali del Comune di competenza, da individuarsi in quello del luogo in cui si trova ubicato lo stesso centro e svolge il
colloquio.

Il responsabile della struttura di accoglienza, qualora permangano dubbi
fondati in merito all’età dichiarata
dal minore, ne dà comunicazione alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni territorialmente competente che,
può disporre esami socio-sanitari,
provvede ad avviare le procedure per il rilascio del codice S.T.P. (straniero temporaneamente presente), può richiedere una visita sanitaria
di controllo del minore presso
l’A.S.P. o Azienda ospedaliera più vicina, assiste il minore nella richiesta del permesso di soggiorno per minore età
e nell’eventuale presentazione della richiesta di protezione internazionale.

La struttura di accoglienza, inoltre, in seguito al colloquio, provvede a formare la cartella sociale, in presenza del mediatore culturale, per
conoscere la storia, il progetto migratorio del minore, informandolo sulla possibilità di richiedere protezione internazionale e sui diritti e
doveri in ragione dei diversi possibili status
e forme di tutela previsti per i MSNA. La struttura, inoltre, trasmette la cartella  
al servizio sociale e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, favorisce i contatti
con la famiglia d’origine, fornisce
informazione e supporto per il ricongiungimento con i parenti in Italia o altri stati membri
dell’UE, nel rispetto della normativa europea. Collabora inoltre con il Servizio Sociale incaricato per la
trasmissione delle informazioni richieste dall’Autorità Giudiziaria minorine anche al fine della segnalazione di un inserimento etero-familiare del MSNA, coadiuva il tutore nell’acquisizione, presso i consolati dei Paesi d’origine, dei documenti d’identità
relativi al minore (carta consolare,
passaporto o certificato di nascita). Qualora non sia emersa la volontà di richiedere la protezione
internazionale, ai sensi dell’art. 2
comma 7 del d.lgs. n. 286/98,
consente l’accesso agli operatori delle organizzazioni umanitarie autorizzate, segnalando le
presenza di potenziali vittime di tratta, fornisce eventuali
informazioni/dati richiesti dalle organizzazioni umanitarie autorizzate (es. elenco nominativo presenze,
trasferimenti presso altre strutture,

allontanamenti, nomina tutori,
ecc.), limitati a quelli strettamente attinenti all’esercizio
del loro mandato, raccordandosi con il tutore e l’autorità giudiziaria minorile.

In caso di trasferimento dell’interessato in altra struttura, assicura il
contatto informativo con la struttura
di destinazione e la trasmissione della documentazione
relativa al percorso svolto, compresa eventuale documentazione medica in possesso, nel caso di
allontanamento del minore dalla struttura, ne dà comunicazione immediata alle forze di polizia, al Comune e all’Autorità Giudiziaria minorile, provvedendo alla
relativa denuncia, la cui omissione può dar
luogo a responsabilità penali, segnala all’autorità giudiziaria minorile ed
alle organizzazioni umanitarie autorizzate, la presenza
di minori che potrebbero essere vittime di tratta e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, ne coadiuva il trasferimento delle stesse presso centri ad hoc.

La struttura, nel caso di centri di primissima accoglienza
autorizzati,segnala al Comune territorialmente competente ed all’Autorità Giudiziaria minorile i minori accolti da oltre tre mesi, ai fini del loro trasferimento presso progetti

S.P.R.A.R. o strutture
di II livello, segnala al Comune territorialmente competente ed all’Autorità Giudiziaria minorile i soggetti che stanno per raggiungere la maggiore età, ai fini del loro trasferimento presso progetti

S.P.R.A.R. se richiedenti/titolari di protezione internazionale o altra
forma di protezione (allegando la relativa documentazione), ovvero per l’eventuale richiesta di proseguo amministrativo.

La Prefettura, invece, richiede al Servizio Centrale del Sistema di
Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
il trasferimento degli ospiti dalle strutture di accoglienza,
prossimi alla maggiore età e poi sulla base delle indicazioni del Servizio
Centrale S.P.R.A.R. coordina
il trasferimento dei neo-maggiorenni richiedenti protezione internazionale
presso un progetto S.P.R.A.R.

Le organizzazioni umanitarie autorizzate accedono alle predette strutture
di prima accoglienza svolgendo le attività
previste da apposite
convenzioni, assicurando ai
Comuni ed alla Prefettura le informazioni relative alla qualità del servizio
reso dalle strutture
di accoglienza.

La Procura per i minorenni, qualora a seguito delle attività di
identificazione svolta dalle autorità
di pubblica sicurezza, permangano fondati dubbi circa l’età dichiarata dal msna, dispone
preliminarmente gli esami socio-sanitari volti all’accertamento
della stessa, propone ricorso al Tribunale per i Minorenni ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs. n. 142 del
2015, chiedendo l’adozione di ogni opportuno
provvedimento nell’interesse del minore, ed, in via d’urgenza, nelle more degli approfondimenti istruttori, chiede la nomina di un tutore,
l’affidamento al servizio sociale territorialmente competente e il
collocamento presso idonea struttura.

Il Tribunale per i minorenni provvede alla ratifica della misura di
accoglienza e nel caso di mancata
ratifica dà comunicazione del provvedimento alle autorità ed enti di competenza, che dovranno
attivarsi per l’adeguamento da parte della struttura
ritenuta inidonea, agli standard minimi dei servizi e dell’assistenza, dispone, in via d’urgenza, l’affidamento
al Servizio Sociale del Comune del luogo
ove si trova ubicata la struttura di
accoglienza autorizzata, ovvero, nel caso
di collocamento presso una struttura non autorizzata, al Servizio Sociale del luogo del rintraccio del minore,
prescrivendo, in quest’ultimo caso, l’immediato trasferimento del minore
presso una struttura autorizzata.

Nomina un tutore al minore e incarica il Servizio Sociale affidatario di
valutare ulteriori possibilità di
intervento in favore del minore, quali l’affidamento a parenti anche residenti o domiciliati nei Paesi U.E., ovvero
l’affidamento etero- familiare anche omoculturale, nonché l’eventuale e residua dichiarazione di adottabilità e di avvio all’adozione.

Trascorsi i tempi previsti per la permanenza nei Centri di prima
accoglienza, dispone l’inserimento
del minore in una struttura di II livello o in progetto S.P.R.A.R.

Provvede, infine, per tutte le ulteriori competenze introdotte dalla
legge n. 47 del 2017.

Il Servizio Sociale
del Comune: prende in carico il minore,
verificando l’eventuale presenza
sul territorio italiano
di familiari/parenti o persone di riferimento; verifica
la possibilità di attivare con l’ufficio di riferimento la procedura d’affido; relaziona al Tribunale per i minorenni; nel caso di

allontanamento del minore dalla struttura, ovvero nel caso di rintraccio,
ne dà comunicazione a tutti gli enti interessati, compresa la Procura
minori e il Tribunale per i minorenni; richiede al Servizio
Centrale del Sistema
di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
il trasferimento dei M.S.N.A. presenti nelle strutture di primissima
accoglienza; in assenza di disponibilità di posti
presso progetti territoriali S.P.R.A.R. dedicati, provvede al trasferimento dei M.S.N.A. ospiti dei centri di
primissima accoglienza presso strutture di secondo
livello autorizzate ai sensi della vigente normativa; previa verifica della indisponibilità di posti presso i progetti
S.P.R.A.R. implementati nel proprio territorio inoltra alla Prefettura la
richiesta di trasferimento dei minori “affidati al Servizio Sociale” prossimi alla maggiore età (solo se
richiedenti/titolari di protezione internazionale o altra forma di protezione) presso progetti S.P.R.A.R., completa della documentazione trasmessa dalle strutture
di accoglienza; promuove la
sensibilizzazione e la formazione degli affidatari per favorire l’affidamento familiare del msna.

Il Tutore
o l’esercente i poteri tutelari:

  • conosce il minore
    presso la struttura;
  • presenta richiesta formale
    del permesso di soggiorno per minore età;
  • rappresenta il minore in tutti i casi in cui è
    previsto (iscrizione a corsi scolastici
    e di formazione, autorizzazioni, interventi sanitari, etc.), compresa l’ipotesi di eventuali ricorsi a
    sua tutela;
  • relaziona periodicamente all’Autorità Giudiziaria procedente;
  • assiste il minore
    nella richiesta di protezione internazionale;
  • a seguito del colloquio, sussistendo i presupposti di
    legge, invia una relazione all’ente
    convenzionale per lo svolgimento delle indagini familiari.

La Questura– Ufficio Immigrazione:

  • provvede all’identificazione del minore rintracciato nel territorio;
  • nel caso in cui non può procedersi all’identificazione
    del minore giunto solo, senza
    documenti, e per l’età o altre condizioni psico-fisiche incapace a riferire
    le proprie generalità, provvede a dare comunicazione del suo

ritrovamento all’ufficio dello stato civile territorialmente competente per le attività;

  • riceve la domanda
    di permesso di soggiorno per minore età ovvero di protezione internazionale presentata dal tutore
    o da chi esercita poteri tutelari.

L’Azienda Sanitaria Territoriale e le Aziende
Ospedaliere assicurano l’espletamento gratuito degli esami
clinici necessari per l’accertamento dell’età
degli stranieri non accompagnati, al tempo del loro rintraccio nel territorio.

Nel caso di mancato inserimento del minore in un progetto
S.P.R.A.R., il Servizio
Sociale del Comune affidatario, sulla base delle disposizioni del Tribunale
per i minorenni, si attiva per il celere trasferimento del minore presso una struttura di secondo livello.

Le strutture di primissima accoglienza collaborano al trasferimento del
minore presso il progetto S.P.R.A.R.
individuato dal Servizio Centrale, ovvero presso le suddette strutture di secondo livello,
preparando il minore al trasferimento stesso.

La Prefettura provvede
ad allertare immediatamente le Organizzazioni umanitarie autorizzate.

In questa prima fase di sbarco l’Ufficio
Immigrazione/Ufficio Minori della locale Questura,
con l’ausilio dei mediatori culturali
coadiuvati dalle Organizzazioni di cui sopra, procede
all’individuazione ed alla separazione dei minori
più vulnerabili (persone palesemente minori dichiaratesi maggiorenni, potenziali vittime di tratta e minori di anni 14).

La Prefettura segnala alla Struttura di Missione per l’accoglienza dei
MSNA i nominativi dei minori stranieri
non accompagnati appena sbarcati, ai fini dell’individuazione delle strutture
governative di prima accoglienza, presso le quali collocare
i minori.

Nel caso di individuazione di sospetta o potenziale vittima di tratta, i
servizi sociali si attivano al fine
di garantire l’immediato collocamento in una struttura sicura, dandone comunicazione alla Procura per i Minorenni
ed al Tribunale per i Minorenni.

Il trasferimento dal luogo di sbarco alle strutture governative di prima accoglienza (cd. FAMI) è curato da queste ultime.

Al porto gli operatori sanitari dell’Azienda Sanitaria Locale (ASP) o
eventuali organizzazioni umanitarie che operano in ambito sanitario
procederanno ad effettuare un primo triage medico, trasferendo
i pazienti urgenti alle strutture sanitarie
del territorio, previa redazione di una scheda con i dati identificativi del migrante (n. identificativo, comune di
sbarco, nome, cognome, nazionalità del minore) da consegnare alla struttura sanitaria di destinazione.

Le strutture governative di prima accoglienza (cd. F.A.M.I.) garantiscono: l’informazione e supporto
legale propedeutici all’avvio
delle procedure di identificazione, accertamento della minore età, affidamento/nomina tutore,
richiesta della protezione internazionale e ricongiungimento familiare e l’assistenza sanitaria e supporto
psico-sociale, in considerazione dello stato di vulnerabilità dei MSNA.

La permanenza dei minori nelle strutture governative di prima accoglienza F.A.M.I, è limitata
a trenta (30) giorni, trascorsi
i quali i minori verranno
trasferiti presso progetti
territoriali SPRAR dedicati.

Il predetto trasferimento è richiesto al Servizio Centrale SPRAR dalle
stesse strutture governative, anche con il supporto della Struttura di missione per l’accoglienza
dei MSNA.

Al fine di definire le modalità di prosecuzione del percorso
del minore nella fase
di seconda accoglienza, elaborano una scheda personalizzata contenente un piano
socio-educativo finalizzato al raggiungimento dell’autonomia del minore. Il trasferimento dei MSNA dalla struttura di prima accoglienza al centro

S.P.R.A.R. avviene
a cura della prima.

3.2  Il fenomeno
dei MSNA negli ultimi 4
anni

L’analisi inizia con lo studio degli arrivi nel periodo che va dal 2016
al 2019, allo scopo di verificare se
c’è stato un incremento o un decremento degli arrivi e in che percentuale questo fenomeno si è
realizzato.

I dati per tutti gli anni sono stati raggruppati per mesi e oltre a
considerare gli arrivi, questi vengono ripartiti per sesso.

Iniziando con il 2016 nel rappresentare gli arrivi con l’ausilio di un
grafico a linee si può osservare come
il picco minimo è stato a febbraio con solo 4 arrivi, per poi subire una crescita
più che proporzionale nei mesi seguenti fino a toccare in meno di un semestre
quota 395 arrivi nel mese di
luglio.

Quest’ultimo rappresenta il valore massimo degli arrivi nell’anno 2016
per poi subire nei mesi a seguire una
decrescita e attestarsi quasi allo stesso valore ad ottobre raggiungendo un numero di arrivi pari a 392.

Grafico 1 – Arrivi
2016 MSNA nella provincia di Catania

GENNAI
FEBBRA
MARZO
APRILE
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBR
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
O
IO
E

Fonte: Elaborazione dati fornita dalla
Prefettura e dal Comune
di Catania

Possiamo osservare, come emerge dalla Tabella 4, che il numero degli
arrivi totali è risultato essere
pari a 2503 di cui 2029 maschi e 474 femmine.

Tabella 4 – Arrivi 2016 MSNA nella provincia di Catania

2016
MESI M F ARRIVI
GENNAIO 61 5 66
FEBBRAIO 2 2 4
MARZO 81 4 85
APRILE 91 3 93
MAGGIO 208 21 229
GIUGNO 282 42 324
LUGLIO 271 124 395
AGOSTO 272 53 326
SETTEMBRE 137 36 173
OTTOBRE 303 89 392
NOVEMBRE 240 63 303
DICEMBRE 81 32 113
TOTALE 2029 474 2503

Fonte: Elaborazione dati
forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Se effettuiamo un confronto più mirato e analizziamo gli arrivi ripartiti
per genere, noteremo come il numero
degli arrivi per le donne è rimasto pressochè
invariato nei primi quattro mesi dell’anno, per poi subire un lieve
aumento nel mese di luglio raggiungendo
un livello pari a 124 per poi decrescere fino a raggiungere nel mese di dicembre
un livello pari a 32.

Considerando invece gli arrivi dei maschi, questi sono stati di gran
lunga più consistenti e hanno subito
una crescita fino al mese di giugno, mantenendosi pressochè costanti nei due mesi successivi. La quota massima
degli arrivi dei maschi nel 2016 è
stata a ottobre con un livello pari a 303 per poi ridursi e raggiungere una quota di 81 nel mese di dicembre.

Grafico 2 – Arrivi
2016 MSNA ripartiti per genere nella
provincia di Catania

282 271 272

 
42

124

 
53

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Nel rappresentare graficamente gli arrivi del 2017, si può osservare come
il numero più basso di sbarchi si sia verificato
a dicembre, quando si contano solo

14 arrivi, molto probabilmente a causa delle avverse condizioni meteo. Possiamo
notare, invece, nel grafico che a gennaio c’è stato un picco di 241 arrivi, per poi subire una decrescita a
febbraio con 45 arrivi. Nei mesi a seguire, invece, i valori degli arrivi si attestano quasi tutti allo stesso livello,
raggiungendo un numero elevato a luglio di 313 arrivi.

Grafico    3     –  
 Arrivi     2017  
 MSNA   
 nella   
 provincia     di   
 Catania

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
GGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
MA

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune
di Catania

Per il 2017 il numero degli arrivi totali
è di 1976, di cui 1751 maschi
e 225 femmine.

Tabella 5 – Arrivi
2017 MSNA nella provincia di Catania

2017
MESI M F ARRIVI
GENNAIO 233 8 241
FEBBRAIO 38 7 45
MARZO 197 15 212
APRILE 226 29 255
MAGGIO 184 19 203
GIUGNO 220 16 236
LUGLIO 258 55 313
AGOSTO 75 11 86
SETTEMBRE 178 14 192
OTTOBRE 83 22 105
NOVEMBRE 50 24 74
DICEMBRE 9 5 14
TOTALE 1751 225 1976

Fonte:
Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Analizzando gli arrivi ripartiti per genere, come è stato già fatto nel 2016, noteremo come il
numero degli arrivi per le donne varia di poco nel corso dei mesi del 2017, mantenendosi basso fino a
fine anno con solo 5 arrivi, tranne nel mese
di luglio per cui subisce un lieve aumento, raggiungendo un livello pari a 55.

Considerando, invece, gli arrivi dei maschi questi sono stati di gran
lunga più consistenti, mantenendosi costanti per tutto l’anno, tranne per il mese di

febbraio dove si può notare che c’è una netta diminuzione con un livello
pari a 38 e a dicembre gli arrivi
maschili sono crollati a 9, rispetto ai mesi precedenti. La quota massima degli arrivi maschili nel 2017 è stata a
luglio, come per le donne, con 258 arrivi per poi ridursi a dicembre con 9 arrivi.

Grafico 4 – Arrivi
2017 MSNA ripartiti per genere nella
provincia di Catania

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRI
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
LE

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Rappresentando graficamente gli arrivi del 2018 possiamo
notare come nei primi
sei mesi il numero degli arrivi è molto basso, solo a giugno c’è stato un valore massimo di 174 arrivi in
concomitanza con l’arrivo della bella stagione, per poi subire una decrescita fino a giungere ad un valore pari
a 0 negli ultimi mesi, a seguito
dell’emanazione del decreto sicurezza.

Grafico 5 – Arrivi 2018 MSNA nella provincia di Catania

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRI E
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
L

Elaborazione su fonte
dati: dal Comune e dalla Prefettura di Catania

Come possiamo osservare nella Tabella 6
il numero degli arrivi totali nel 2018
dei MSNA è nettamente più basso rispetto agli anni precedenti. Il
risultato totale è di 425 di cui 376 maschi e 49 femmine.

Tabella 6 – Arrivi 2018
MSNA nella provinvia di Catania

2018
MESI M F ARRIVI
GENNAIO 111 21 132
FEBBRAIO 3 0 3
MARZO 3 0 3
APRILE 66 5 71
MAGGIO 24 3 27
GIUGNO 156 18 174
LUGLIO 0 0 0
AGOSTO 13 2 15
SETTEMBRE 0 0 0
OTTOBRE 0 0 0
NOVEMBRE 0 0 0
DICEMBRE 0 0 0
TOTALE 376 49 425

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Se analizziamo gli arrivi ripartiti per genere noteremo come il numero
degli arrivi delle donne sia
sempre più basso rispetto
a quello degli uomini.

Sia per le donne che per gli uomini, gli arrivi negli ultimi quattro
mesi raggiungono un livello
pari a 0, mentre per i primi sei mesi il livello degli arrivi delle donne è rimasto invariato.
Considerando gli arrivi degli uomini, essi sono stati più consistenti nel mese di gennaio e giugno. La quota
massima degli arrivi nel 2018 è stata a
giugno con un livello pari a 174.

Grafico 6 –Arrivi
2018 MSNA ripartiti per genere nella provincia di Catania

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
RILE
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
AP

Fonte: Elaborazione dati
forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania Per il 2019 l’analisi sarà svolta solo per
gli arrivi dei MSNA fino a settembre.

Nel rappresentare graficamente gli arrivi, nettamente più bassi rispetto
agli anni illustrati precedentemente,
con l’ausilio di un grafico a linee si può osservare come nel mese di febbraio, marzo e maggio non ci sono stati
arrivi di MSNA. L’unico valore massimo
degli arrivi nell’anno 2019 si ha nel mese di luglio con quota 32 arrivi.
Possiamo notare anche, facendo un confronto con gli anni precedentemente
rappresentati graficamente, che i maggiori flussi di arrivo si hanno proprio nel mese di luglio.

Grafico     7     –     Arrivi      2019     MSNA     nella     provincia      di     Catania

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
GGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
MA

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Come si osserva dalla Tabella 7 gli arrivi totali sono risultati essere pari a 80, di cui 79 maschi e solo 1 femmina.

Tabella 7 – Arrivi 2019 MSNA nella provincia di Catania

2019
MESI M F ARRIVI
GENNAIO 14 1 15
FEBBRAIO 0 0 0
MARZO 0 0 0
APRILE 2 0 2
MAGGIO 0 0 0
GIUGNO 10 0 10
LUGLIO 32 0 32
AGOSTO 12 0 12
SETTEMBRE 9 0 9
OTTOBRE      
NOVEMBRE      
DICEMBRE      
TOTALE 79 1 80

Fonte:
Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Analizzando gli arrivi ripartiti per genere il dislivello tra femmine e
maschi è palese, possiamo
notare che per le prime c’è stata solo un’entrata fino a settembre, avvenuta nel mese di gennaio, mentre per i secondi gli arrivi
sono stati minori rispetto agli anni
precedenti, ma un po’ di più rispetto alle minori di sesso femminile nell’anno
2019.

Nessuna entrata per il mese di febbraio, marzo e maggio e la quota
massima degli arrivi dei maschi nel 2019 è stata a
luglio con un livello pari a
32.

Grafico 8 – Arrivi 2019 MSNA ripartiti per genere nella
provincia di Catania

Elaborazione
su fonte dati: dal Comune e dalla Prefettura di Catania

GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
APRILE
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE

Infine rappresentando graficamente il fenomeno
negli ultimi quattro
anni possiamo notare che questo
ha subito una forte decrescita perché passato da 2503 arrivi nel 2016 fino a 80 arrivi fino al 2 settembre
2019, con una riduzione

pari al 96%.

Grafico 9 – Arrivi dei MSNA negli ultimi quattro
anni nella provincia
di Catania

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune
di Catania

3.3  Le caratteristiche del fenomeno: da dove provengono i MSNA?

Per quanto riguarda le caratteristiche del fenomeno degli anni 2016, 2017, 2018 e
fino al 2 settembre 2019, rappresenterò graficamente, in tre distinte tabelle,
gli arrivi distinguendoli per
nazionalità nella prima, per età media tra maschi e femmine nella seconda.

In merito agli arrivi per nazionalità nel 2016, sono stati analizzati i
21 maggiori paesi di provenienza e ho
potuto constatare come come l’Eritrea e la Nigeria rappresentino i paesi da cui arrivano il maggior numero di MSNA. Per l’esattezza nel 2016 l’arrivo di minori dall’Eritrea è stato pari a 538, mentre dalla Nigeria 438. A seguire bisogna
citare il Gambia che si posiziona al terzo posto,
con un numero di arrivi pari a 286, seguito da Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Senegal e Somalia con una media pari a 120 minori.

BANGLADESH
BENIN
BURKINA FASO
CAMERUN
COSTA D'AVORIO
EGITTO
ERITREA
ETIOPIA
GAMBIA
GHANA
GUINEA
GUINEA BISSAU
GUINEA CONAKRY
INDIA
IRAQ
LIBERIA
LIBIA
MALI
NIGERIA
SENEGAL
SOMALIA

Grafico 10 – 2016: Arrivi dei MSNA per nazionalità  nella provincia
di Catania

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Mentre analizzando l’età media dei maschi e delle femmine per l’anno 2016
si può rilevare come, nel complesso,
l’età media si attesta, per entrambi i sessi, a circa 16 anni e mezzo.

Tabella 8 – Età media
2016 MSNA nella provincia di Catania

ETA’ MEDIA 2016 M F TOTALE
0 4 1 5
1 1 0 1
2 1 1 2
3 1 1 2
4 1 0 1
5 0 2 2
6 2 0 2
7 0 1 1
8 1 2 3
9 0 0 0
10 4 0 4
11 6 2 8
12 21 2 23
13 30 4 34
14 89 13 102
15 193 27 220
16 579 113 692
17 1096 305 1401
TOTALE 2029 474 2503
ETA’ MEDIA MASCHI 16,17299162    
ETA’ MEDIA
FEMMINE
  16,27848101  

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Analizzando
gli arrivi per nazionalità del 2017 possiamo notare che i paesi di provenienza sono 21.

Grafico 11 – 2017: Arrivi MSNA per nazionalità nella provincia di Catania

BANGLADESH
BURKINA FASO
CAMERUN
COSTA D'AVORIO
EGITTO
ER TREA
ETIOPIA
GAMBIA
GHANA
GUINEA
GUINEA BISSAU
GUINEA CONAKRY
LIBIA
MALI
MAROCCO
NIGERIA
SENEGAL
SIERRA LEONE
SOMALIA
SUDAN
TUNISIA
I

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal Comune
di Catania

Gambia, Eritrea, Costa d’Avorio, Mali, Somalia, Nigeria e il Bangladesh
sono i paesi con il maggior
numero di arrivi nel 2017 di MSNA.

Per l’esattezza possiamo notare graficamente che dal piccolo stato del
Gambia, nel 2017, sono giunti a Catania
243 minori, dall’Eritrea 234 e dalla costa D’Avorio
232 arrivi.

In media, in relazione a questo anno preso in considerazione, possiamo
calcolare 58,11 arrivi per nazionalità.

L’età media risulta essere per i maschi pari a 16 anni e mezzo e per le
femmine pari a 15 anni e mezzo
evidenziando una stabilità rispetto al 2016 per quello che riguarda i maschi, mentre una riduzione dell’età media per quello che riguarda le femmine.

Tabella 9 – Età media 2017 MSNA nella provincia
di Catania

ETA’ MEDIA 2017 M F TOTALE
0 3 3 6
1 0 2 2
2 2 2 4
3 0 1 1
4 1 0 1
5 0 1 1
6 1 2 3
7 0 0 0
8 0 0 0
9 0 0 0
10 4 0 4
11 6 1 7
12 14 2 16
13 19 3 22
14 87 13 100
15 154 22 176
16 444 54 498
17 1016 119 1135
TOTALE 1751 225 1976
ETA’ MEDIA
MASCHI
16,241576    
ETA’ MEDIA
FEMMINE
  15,55111  

Fonte: Elaborazione dati
forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Considerando gli arrivi per nazionalità del 2018, ci sono 23 paesi di
provenienza dei MSNA da analizzare.

E come si può notare dal grafico c’è stata una netta diminuizione
rispetto al 2017.

Grafico 12 – 2018: Arrivi per nazionalità MSNA nella
provincia di Catania

BANGLADESH
BURKINA FASO
CAMERUN
COSTA D'AVORIO
EGITTO
ERITR
GAMBIA
GHANA
GUINEA
GUINEA BISSAU
GUINEA CONAKRY
LIBERIA
LIBIA
MALI
MAROCCO
NIGER
NIGERIA
PAKISTAN
SENEGAL
SIERRA LEONE
SOMALIA
SUDAN
TUNISIA
EA

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

La piccola nazione del Gambia si considera il paese con il maggior numero
di arrivi, precisamente 68, seguito
da Mali con 49 arrivi, Bangladesh con 43, Costa D’Avorio con 39 e Eritrea con 33, ottenendo una media pari a
46,4 di arrivi di minori. Mentre calcolando la media per tutti i 23 paesi è di 18,47.

Osservando i dati relativi al totale dell’età media per i maschi e per le
femmine nel 2018, si può rilevare
come l’età media si attesta sui 16 anni per i maschi e 16 anni e mezzo per le femmine.

Tabella 10 – Età media 2018 MSNA nella provincia
di Catania

ETA’ MEDIA 2018 M F TOTALE
0 1 0 1
1 5 0 5
2 2 0 2
3 2 0 2
4 1 0 1
5 1 0 1
6 0 0 0
7 0 0 0
8 1 0 1
9 0 0 0
10 1 0 1
11 0 0 0
12 2 0 2
13 6 0 6
14 8 0 8
15 8 5 13
16 47 7 54
17 291 37 328
TOTALE 376 49 425
ETA’ MEDIA
MASCHI
16,15691    
ETA’ MEDIA
FEMMINE
  16,65306  

Fonte: Elaborazione dati
forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

Pertanto emerge
una sostanziale stabilità dell’età tra entrambi
i sessi.

In merito alla nazionalità per l’anno 2019, sono stati analizzati 11 maggiori paesi di provenienza.

Grafico 13 – 2019: Arrivi per nazionalità MSNA nella
provincia di Catania

CIAD
COS A D'AVORIO
GAMBIA
INEA
GU NEA BISSAU
MALI
NIGERIA
PAKISTAN
SENEGAL
SUDAN
TUNISI
T
GU
I
A

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Una riduzione drastica rispetto agli altri anni. Il Sudan rappresenta il
paese con maggiore sbarchi per
l’esattezza con 23 arrivi, seguono la Costa D’Avorio con 12 e la Guinea con 10. Tutti gli altri paesi si mantengono quasi
con gli stessi valori.

La media degli arrivi equivale a 7,27, un ulteriore conferma del fatto
che gli arrivi dei MSNA sono andati sempre di più a decrescere in questi ultimi anni.

Analizzando, invece, attraverso una tabella, l’età media delle femmine e
dei maschi, sempre dell’anno 2019,
possiamo notare come per i primi il valore si
attesta intorno ai 16 anni e l’età media, per le femmine, si attesta ai
17 anni perché c’è stata solo l’entrata di una ragazza fino al 2 settembre 2019.

Tabella 11 – Età media 2019 MSNA nella provincia di Catania

ETA’ MEDIA 2019 M F TOTALE
0 0 0 0
1 0 0 0
2 1 0 1
3 0 0 0
4 0 0 0
5 0 0 0
6 0 0 0
7 0 0 0
8 0 0 0
9 0 0 0
10 0 0 0
11 0 0 0
12 2 0 2
13 0 0 0
14 4 0 4
15 11 0 11
16 21 0 21
17 40 1 41
TOTALE 79 1 80
ETA’ MEDIA
MASCHI
15,9873418    
ETA’ MEDIA
FEMMINE
  17  

Fonte:
Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

3.4  Centri di
accoglienza nella provincia di Catania: Dove vanno i MSNA?

Anche per i centri di accoglienza analizzerò graficamente dove vengono
collocati maggiormente i minori stranieri non accompagnati negli ultimi
quattro anni.

Considerando i centri di accoglienza situati nella Provincia di Catania
per l’anno 2016, sono stati considerati 31 centri di accoglienza.

Tabella 12 – MSNA nei centri di
accoglienza di Catania anno 2016

CENTRI DI ACCOGLIENZA 2016 N° MSNA
IPAB REGINA
ELENA
317
CPA SAN FRANCESCO 168
ASSOCIAZIONE DON BOSCO 157
CPA IRIDE 152
FONDAZIONE CIRINO
LA ROSA
143
COMUNITA’ LA VITA ADESSO 126
COOPERATIVA-ARCOBALENO
“VICTORINE LE DIEU”
117
LA CASA DEL MIGRANTE 114
PROSPETTIVA 107
CPA SAN GIOVANNI
BATTISTA
100
ALTRI CENTRI DI ACCOGLIENZA (31) 940

Fonte: Elaborazione dati
forniti dalla Prefettura e dal Comune di Catania

La maggiore affluenza di arrivi ha interessato il Centro “Ipab Regina
Elena” con un numero di accoglienza
pari a 317, seguito dal Centro di prima accoglienza “San Francesco” in cui sono stati rilevati
168 arrivi e l’associazione “Don Bosco”
in cui ne sono stati rilevati 157.

Meritevoli di essere citati sono inoltre la fondazione “Cirino La Rosa”
con 143 arrivi e le associazioni: “Arcobaleno Victorine le Dieu” con 117, “Prospettiva”

con 107, “San Giovanni Battista” con 100, il centro di prima accoglienza
“Iride” con 152 e la comunità “La vita adesso” con 126
arrivi. Considerati tutti questi dati, in media
sono stati registrati 115 arrivi annui.

Per quanto riguarda
i centri di accoglienza nel 2017 nella provincia di Catania ne sono
stati considerati 35.

Tabella 13 – MSNA nei centri di accoglienza di Catania anno 2017

CENTRI DI ACCOGLIENZA 2017 N° MSNA
ASSOCIAZIONE DON BOSCO 327
CPA SAN FRANCESCO 166
IL NODO 124
CPA PAPA FRANCESCO 97
UNA    MANO
MONTEVERDI
PER LA VITA CPA 94
CPA SAN GIOVANNI
BATTISTA
84
LA CASA DEL MIGRANTE 71
CPA LA VITA ADESSO 69
COMUNITA’ I GIRASOLI 56
IL PICCOLO PRINCIPE 56
ALTRI CENTRI DI ACCOGLIENZA (35) 719

Fonte:
Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Il centro di accoglienza con una maggiore affluenza è l’“Associazione Don Bosco” con 327 arrivi nel 2017, seguito
dal centro di prima accoglienza “San Francesco”
con 166 arrivi e “il Nodo” con 124 arrivi.

Calcolando una media, ricaviamo che i minori
che sono passati da questi centri di accoglienza sono 41,19.

Nel 2018 i centri di accoglienza sono diminuiti a 19.

Tabella 14 – MSNA nei centri di accoglienza di Catania
anno 2018

CENTRI DI ACCOGLIENZA 2018 N° MSNA
ASSOCIAZIONE DON BOSCO 92
COOPERATIVA SOCIALE “COSVIS” 29
VECCHIA
OGNINA 100
47
IL NODO 26
META COMETA 26
COMUNITA’
DEDALO
6
FUTURA 89 4
NISIDE 10
COOPERATIVA ARCOBALENO “VICTORINE LE DIEU”  
13
PROSPETTIVA 33
PER VIVERE INSIEME 11
QUADRIFOGLIO 10
UNA MANO PER LA VITA CPA MONTEVERDI  
25
CPA EREDIA 22
DON PINO PUGLISI
CENTRO ASTALLI
10
IL VASAIO CASA
MARIA MARLETTA
22
AIRONE 12
IPAB REGINA ELENA 8
FONDAZIONE
CIRINO LA ROSA
19

Fonte: Elaborazione dati forniti dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Come possiamo notare dal grafico, la diminuizione di arrivi, nel 2018 è
dovuta anche alla chiusura
di queste strutture.

Come nel 2017, il maggiore centro di accoglienza, con una affluenza
maggiore rispetto agli altri, è
l’associazione “Don Bosco” con 92 arrivi, segue “Vecchia Ognina 100” con 47
arrivi e l’associazione “Prospettiva”
con 33 arrivi.

Facendo una media di arrivi in questi centri di accoglienza, nel 2018,
essa è di 22,36 minori stranieri.

Infine, considerando le strutture di accoglienza negli ultimi quattro
anni, possiamo notare graficamente che nel 2019 i centri si sono nettamente ridotti a 4, anche a causa della mancanza di fondi.

Tabella 15 – MSNA nei centri
di accoglienza di Catania
anno 2019

CENTRI DI ACCOGLIENZA 2019 N°MSNA
PROSPETTIVA FAMI 13
CASA MARLETTA – IL VASOIO 2
HOME OLTRE
MARE – IL NODO
58
FONDAZIONE CIRINO
LA ROSA
7

Fonte:
Elaborazione dati forniti
dalla Prefettura e dal
Comune di Catania

Il centro di accoglienza con un maggiore numero di arrivi è il centro
“Home Oltre Mare” (il Nodo) con 58 arrivi che ha diversi
sedi nella provincia
di Catania, segue il centro
di accoglienza “Prospettiva” con 13 arrivi, la fondazione “Cirino La Rosa” con 7 e
solo 2 nel centro “casa Marletta- il Vasoio”.

Tutti e quattro i centri sono stati quelli di maggiore rilevanza in
questi ultimi anni, con degli arrivi superiori rispetto
ad altri centri di accoglienza.

È stato rilevato, inoltre,
un arrivo medio pari a 74,75 minori.

CONCLUSIONI

Dall’analisi dei dati in mio
possesso, riguardanti gli sbarchi avvenuti nel porto
di Catania, dal 2016 al 2019, è emerso che la maggior parte dei MSNA
proviene dall’Africa centro
settentrionale e in particolare dagli Stati facenti parte del cosiddetto “corno d’Africa”: Nigeria,
Eritrea, Somalia, Costa d’Avorio ed Etiopia.
Le popolazioni di tali nazioni, come emerge anche dal grafico presente nel terzo paragrafo, sono state costrette
ad emigrare in concomitanza con un lungo
periodo di siccità nei loro territori, avvenuto già nel 2011 e aggravato successivamente dal fenomeno climatico El
Niño, che nel 2016 ha avuto effetti devastanti sull’economia di questi territori.

Nel 2016 infatti i rifugiati e i richiedenti asilo, provenienti da questo
paese, sono aumentati di oltre tre
milioni rispetto al 2015. La situazione si è rapidamente deterriorata a causa del numero di persone bisognose di mezzi di
sussistenza e di assistenza
umanitaria.

Con un picco di 23 sbarchi nella sola provincia di Catania, invece, si
registra un incremento di MSNA
provenienti dal Sudan. Quest’ultimo dato è legato alle vicende politiche dello Stato, il quale ha subìto, proprio nel
2019, un golpe militare, messo in
atto dalle forze armate sudanesi nell’aprile dello stesso anno, per rovesciare il governo del presidente
sudanese Omar al-Bashir, che è stato destituito dal potere e arrestato dopo aver ricoperto
tale ruolo per quasi trentanni.

I dati relativi ai paesi fin qui menzionati si riducono sensibilmente nel
2017 a seguito dell’emanazione della
legge Zampa, ma soprattutto nel 2018, a causa
dell’emanazione del decreto sicurezza
ad opera dell’ex ministro dell’Interno
Matteo Salvini.

Un dato per tutti riguarda l’Eritrea, i cui arrivi nella provincia di
Catania sono stati: 538 nel 2016, 234 nel 2017, 33 nel 2018, 0 nel 2019.

Un altro dato importante riguarda i minori stranieri provenienti dal
Bangladesh. Il picco di arrivi nella provincia
di Catania si registra nel 2017 quando avvengono
nel porto siciliano 157 sbarchi. Questo dato è certamente legato alla situazione politica di quell’anno della Repubblica popolare
del Bangladesh dove

difensori dei diritti umani sono stati vessati e intimiditi. I diritti
alla libertà di riunione pacifica e
associazione sono stati gravemente limitati. Il governo ha impiegato leggi repressive per limitare
indebitamente il diritto alla libertà di espressione
e per prendere di mira e vessare i giornalisti e i difensori dei diritti umani.

È emerso inoltre che per entrambi i sessi l’età si assesta attorno ai
16/17 anni, quando i minori sono nelle condizioni di lavorare ed avere un minimo di autosufficienza.
I bambini di età compresa tra 0/12 anni sono, invece, in numero nettamente inferiore: per ogni anno una ventina
circa.

Analizzando i dati fornitimi dal Comune di Catania e dalla Prefettura, è
emerso che i numerosi centri di
accoglienza operanti sul territorio hanno subìto una diminuizione rilevante a seguito delle ultime disposizioni di
legge provenienti dal Governo.
Infatti tra i centri di accoglienza più popolati si è passati dai 39 del 2016 ai 4 del 2019.

In conclusione: aldilà del criterio
di analisi utilizzato, nel complesso, si è registrato un notevole calo degli arrivi
di MSNA. Come più volte sottolineato questo
calo è da attribuire alle scelte di Governo che hanno, soprattutto fra il 2017 e il 2018, fortemente condizionato il
flusso migratorio in ingresso nel nostro paese.

Se consideriamo i dati in mio possesso che riguardano un arco temporale
che va da gennaio a settembre
del 2019, il fenomeno è ancora
in calo.

Dal momento che il nostro paese, in atto, sta subendo un ulteriore
cambiamento politico, non è difficile
ipotizzare un cambio di tendenza per i prossimi anni, perché l’Italia rimane la meta più accessibile per tanti invisible children che, alla ricerca di condizioni di vita migliori, spesso approdano nel nostro territorio come meta di passaggio verso altri lidi che possano
garantire un futuro migliore.

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Ratifica
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Sito di statistica
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Sito SIPRIOMI
(Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati). Reperibile al link:
https://www.sprar.it

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio il Professore Rosario D’Agata, mio relatore, per la sua disponibilità e reperibilità
durante la stesura del mio elaborato di tesi, grazie a lui ho avuto modo di acquisire
un prezioso bagaglio
di conoscenze che mi saranno
utili nel mio futuro percorso
professionale.

Ringrazio la mia correlatrice, Professoressa Deborah De Felice, per la sua disponibilità e collaborazione.

Ringrazio la Prefettura di Catania che, in seguito al mio tirocinio
formativo, mi ha dato lo spunto per la realizzazione di questa
ricerca, in particolar modo, la Dottoressa Teresa Pace, Dirigente dell’Ufficio di Servizio Contabilità e Gestione Finanziaria e il Funzionario Rita Finocchiaro, per l’aiuto
sempre attento e preciso che hanno saputo darmi, due donne
con un grande cuore e mentori
eccellenti.

Ringrazio, anche, l’ufficio di Direzione Famiglia e Politiche Sociali del
Comune di Catania, in particolar modo
la Dottoressa Panebianco, per il sostegno durante la ricerca dei dati
per il mio elaborato. Ad oggi,
sostengo che sia stata “la mia strada di salvezza”

Ringrazio i miei genitori, mio fratello Davide e il mio piccolo amico a
quattro zampe, che hanno sempre
creduto in me, da loro ho tratto le più grandi ispirazioni e la spinta per dare sempre il meglio.

Ringrazio i miei zii: Alessandro, Lucia, Nicola e Loredana per le loro parole di sostegno,
mio zio Alessandro e mio zio Nicola i miei fratelli maggiori. Meritano un grazie anche i miei cugini: Emanuele,
Lorenzo, Alice e Francesco che con un sorriso mi hanno colorato le giornate tristi.

Ringrazio Andrea, mio grande amore, sempre pronto ad ascoltarmi e a darmi
i giusti consigli, il mio
luogo sicuro in questi lunghi anni. Grazie
per la comprensione, per essere stato sempre al mio fianco in ogni momento, nonostante i miei sbalzi d’umore e le
mie paranoie, oggi sei qui per festeggiare
un altro dei miei traguardi.

Ringrazio Giorgia, la mia migliore
amica, sorella e compagna di mille avventure, specchio della mia anima, solo noi conosciamo il nostro
legame. Grazie per avermi supportato
e sostenuto in ogni difficoltà rispettando i miei silenzi e i miei scleri,
capace di capirmi con un solo sguardo.

Ringrazio Giada, che mi è stata sempre vicina e pronta ad aiutarmi in qualunque momento.

Ringrazio Federica, la mia grande amica, compagna di serate
indimenticabili, di risate e di momenti unici.

Ringrazio Benedetta, un’amica speciale per me, la mia spalla in questi
due anni, capace di calmarmi quando l’ansia prendeva il sopravvento, dandomi dei giusti consigli e incoraggiandomi. Capace di
apprezzarmi, con i miei pregi e i miei difetti.

Ringrazio Concetta, la mia cugina acquisita, che ha stimolato sempre le
mie idee e questa ricerca,
placando la mia rabbia e ridimensionato le mie preoccupazioni, la ringrazio perché so che potrò contare
su di lei.

Ringrazio le mie colleghe e amiche: Maria Grazia, Angela, Grazia,
Roberta, Giusy, Tiziana e Marta,
persone con cui ho condiviso attimi di gioia, tristezza e ansia, ma
anche vicinanza e sostegno.

Ringrazio tutti i miei amici: da quelli che porto nel mio cuore
dall’infanzia a quelli che ho
incontrato nel mio cammino e che hanno deciso di camminare al mio fianco. A
tutti voi voglio esprimere la mia gratitudine.

Infine, ringrazio me stessa e concludo
con una citazione che mi rappresenta:

“Sii sempre come il mare che
infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci”. (Jim Morrison)

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