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Grimm Grimm a Opera Commons: recensione

 

[Recensione concerto di Davide Micciché] Venerdì 12 maggio, ad Opera Commons, centro polifunzionale ideato e coordinato dall’associazione Uber, si è svolto il concerto del brillantissimo songwriter Grimm Grimm: livello di scrittura altissimo,  canzoni che hanno la statura dei classici,  bella e riverberatissima voce.

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Venerdì 12 maggio, ad Opera Commons – centro polifunzionale ideato e coordinato dall’associazione Uber, con sede in via Pauloti 62 ad Aci Bonaccorsi (CT) – si è svolto un concerto che aspettavo da diverso tempo, quello del brillantissimo songwriter Grimm Grimm.

Nella splendida cornice di un immobile del ‘700, con tanto di frutteto e giardino, al popolare prezzo di tre euro, il cantautore nippo-londinese, ex protetto di Kevin Shields (sì, proprio quello dei My bloody valentine), con un album alle spalle (Hazy Eyes Maybe), più alcuni singoli ed E.P., forte di un culto sempre crescente e di una attività live sempre più intensa, ha regalato mezz’ora (ed è questa l’unica nota negativa, nessun bis) della sua ispiratissima musica.

Niente di particolarmente nuovo nella forma – svariati riferimenti più o meno voluti a gente del calibro di Syd Barrett, Nick Drake, Elliott Smith, i Beatles – ma è la sostanza quella che lo rende diverso da molti altri: il livello di scrittura è altissimo, le canzoni hanno la statura dei classici, chitarra acustica in accordatura aperta (lui non sbaglia una nota), una bella e riverberatissima voce accompagna canzoni che sembrano esistere da sempre, talmente sembrano antiche.

Sembrano, ma non sono. Perché per arrivare a questo apparentemente semplice risultato, l’artista di marchingegni ne utilizza eccome: una pedaliera stracolma di giocattolini Electro harmonix, dal generatore di ottave Pog fino all’ennesimo pedale reverbero, in alcuni pezzi poi viene fatto spazio ad un synth, presumibilmente della Critter & Guitari e per terra, sul palco, sembrerebbe inutilizzato (ma sicuramente non sarà stato così), riconosco chiaramente l’organelle, sempre della C&G, lasciandomi letteralmente con la bava alla bocca, da bravo nerd–geek-hipster-marò o quel che vi pare.

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Grimm Grimm sul palco di Opera Commons, centro polifunzionale dell’associazione Uber (foto di Arcangela Trimarchi).

Quando utilizza questi ultimi l’atmosfera è quella di un luna park che sta implodendo su stesso, musiche da giostra storta e distorta, la sua voce – indifferente al caos che si crea – continua ad intonare i suoi eterei madrigali, per un effetto finale decisamente “spaziale”.

Quando torna alla chitarra è il giovane Grimm Grimm che tutti conosciamo, le canzoni sono già dei piccoli classici, come la title-track; la gente è contenta e muove la testa, io stesso, piuttosto ebbro e felice, chiedo ad alta voce Ballad of cell membrane e, miracolo, un paio di canzoni dopo la esegue, magnificamente, con quel ritornello che sa tanto di Elliott Smith: coincidenza? Credo proprio di sì!

Verso la fine del concerto (praticamente prima dell’ultimo brano) racconta al pubblico, in inglese, di come si senta triste per la recente scomparsa di un suo amico londinese, ma che è ,al tempo stesso felice di essere dove si trova e di suonare per noi: tutto ciò rende ovviamente l’atmosfera ancora più “raccolta”, la canzone finale non ricordo quale sia,ma ricordo che era davvero “intensa”.

Fine concerto, niente bis come ho già detto, ma non si può avere tutto dalla vita e in quella mezz’oretta abbiamo avuto abbastanza.
Usciamo nel bellissimo giardino, fumiamo una sigaretta, chiacchieriamo, cerchiamo di restare sintonizzati sulla vibrazione giusta.

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