Buonasera (signorina): recensione
Il giallista acese Davide Pappalardo in «Buonasera (signorina)», edito da Eclisse editrice, ritorna a narrare dei crimini della mala marsigliese nella Milano degli anni ’70. Un noir dove, a dispetto dello scenario lombardo, lo scrittore riversa le sue origini etnee e il ricordo della Sicilia nei commoventi ritratti degli strati più umili della società [ Recensione di Guglielmo Paradiso].
Leggendo i romanzi di Davide Pappalardo, sembrerebbe che, non solo i criminali, ma anche gli scrittori tornino sempre sul luogo del delitto.
Dopo il meritato successo ottenuto con Milano Pastis, in Buonasera (signorina), edito da Eclissi editrice, il giallista siciliano – sebbene, in quest’ultima opera, i fatti criminali narrati siano solo frutto d’invenzione – conferma la sua predilezione per la Milano anni ‘70 e le scorribande in terra lombarda della mala marsigliese.
Predilezione che permetterà ai suoi lettori di rincontrare, quasi si trattasse di vecchi amici, due componenti della gang di via Monte Napoleone: Jo Le Maire, il “sindaco” del mileau sempre in attesa di cogliere l’ «occasione giusta per montare sul treno» (D. Pappalardo, Milano pastis, Nerocromo, Noventa Padovana, 2015, p. 7), e Nabil.
La coralità del primo noir, però, in quest’opera cede il posto alla narrazione in prima persona: indagheremo seguendo il punto di vista e l’affilato intuito di un vero morto di fame: il detective Libero Russo, un ex poliziotto macchiatosi anni prima di una grave colpa, il cui ricordo ancora lo affligge causandogli frequenti attacchi di panico, che il nostro eroe cura attraverso l’abuso di alcolici e droghe.
Tra false piste e pizze in faccia, depistazioni e soffiate, sonore sbronze e sospiri d’amore, l’indagine di Libero Russo su una escort scomparsa si incrocia con un caso della polizia: l’assassinio del braccio destro del “Sindaco Jo”, che a Milano – a dispetto della sua aria da pensionato – potrebbe essere implicato in guerre di night, smercio di droga e sfruttamento della prostituzione.
Ma oltre a questa duplice indagine condotta in compagnia del detective fallito, vi è un terzo mistero che assilla unicamente il lettore, ma non il protagonista di questo giallo, incalzandolo a divorare il romanzo tutto d’un fiato: di quale disonorevole colpa si sarà macchiato, anni prima, l’agente Russo da renderlo un reietto odiato e braccato dai suoi ex colleghi pulotti?
L’intuizione brillante dell’autore è stata proprio quella di seminare all’interno del noir – per bocca di Libero Russo e ad ogni fallimento o attacco di panico subito da questi nel corso dell’avventura – degli indizi che incuriosiscano il lettore sul peccato originale dell’eroe, senza mai svelarlo se non al termine del libro.
Un procedimento, insomma, inverso a quello utilizzato da Hitchcock nel film Vertigo, il cui detective condivide con quello di Buonasera (signorina) i traumi psicologici.
Il gergo volgare, i modi brutali, la carriera fallita, l’alcolismo, il portafogli vuoto, il cuore infranto e la passione per le donne sbagliate fanno rientrare perfettamente Libero Russo nel tipico personaggio dell’hard boiled.
Pappalardo, però, ha regalato al suo detective una sua originalità, sia fornendogli particolari gusti musicali e una precisa ma tramontata fede politica – ancora testimoniata dal look hippy, che fa rassomigliare Libero a quel Carmelo Mazzullo, interpretato da Nino Manfredi, del film Trastevere, capolavoro di Fausto Tozzi – sia caratterizzandolo con goffaggine e inettitudine alla vita; il machismo di Libero Russo assurge a caricatura, tanto da far pensare a una lieve virata dell’autore verso il giallo comico.
Ma la verà novità, la caratteristica che rende tanto particolari tutti i personaggi del romanzo – gli emigrati dal Sud e dalle zone rurali del Nord, nei quali Pappalardo si cala con eccezionale sintassi mimetica – è la loro concreta, fatalistica accettazione della vita, nella quale par di avvertire echi verghiani.
Davide Pappalardo riversa in Buonasera (signorina) – noir vincitore del diploma di merito al
Premio letterario San Giuliano in giallo 2017 – le sue origine etnee trasfigurando ad arte nel capoluogo lombardo la sua Milano del Sud, come è ben nota Catania; un luogo di fantasia trasposto nel reale nel quale tutti – vittime, aguzzini e, persino, l’inventore di questa avventura – chinano arrendevolmente il capo a una forza ineluttabile che manovra impietosa i fili del loro destino.