D3VSR3V: il mio amico della Daw generation
Il mio amico D3vsr3v (Giuseppe, quand’è in borghese) ha su Soundcloud un account con questo nome, una pagina dove si diletta a postare brani altrui, nonché demo delle proprie produzioni musicali.
Sperando (inutilmente) di apparire imparziale, devo dire che vi si trovano piacevolezze: musica elettronica.
Musica elettronica, tanto per essere chiari, sviscerata di volta in volta in tutte le sue molteplici sfumature: il minimal garage de La santa muerte (e relativi remix), l’atmosfera chill di To dozu, l’electro rock di Coded clue in murder, finanche una strepitosa (per me) versione dubstep di You’re lost little girl dei Doors!
Incuriosito da tutto ciò, avendo anche lui come me un passato rock, gli chiesi lumi su come avesse fatto a registrare e quali strumenti avesse usato; mi diede una risposta talmente dettagliata da non capirci un cazzo, a parte schegge come ableton , d16 group e audio software, lasciandomi più confuso che persuaso, mentre annuivo con decisione a quel che mi diceva.
Ripensandoci a mente fredda, due espressioni si fecero largo tra lo tsunami di input che avevo assorbito (più o meno): “scheda audio” di cui già conoscevo significato e significante e “digital work station”, a me del tutto ignota, tanto da indurmi a spulciare la mai troppo osannata Wikipedia, da cui vi appioppo, paro paro, il seguente estrapolato:
Una digital audio workstation (DAW) è un sistema elettronico progettato per la registrazione, l’editing e la riproduzione dell’audio digitale. Una caratteristica fondamentale delle DAW è la capacità di manipolare liberamente i suoni, allo stesso modo di un word processor che modifica le parole.
Il termine “DAW” si riferisce a una combinazione di software per la registrazione multitraccia e di hardware audio di alta qualità – quest’ultimo deve avere la capacità di convertire il segnale audio tramite un convertitore analogico-digitale. Ad esempio, una workstation potrebbe avere otto ingressi audio, e due o più uscite audio per la riproduzione durante il monitoraggio o per l’instradamento del segnale ad altri dispositivi. Un DAW professionale svolge la stessa funzione di una comune scheda audio, ma è generalmente di qualità superiore, e offre vantaggi in termini di qualità audio rispetto a quest’ultima.
Mentre quasi tutti i personal computer con un software di editing possono funzionare in qualche modo come una DAW, il termine si riferisce in generale a sistemi informatici con hardware per il campionamento audio di alta qualità e con un software dedicato alla registrazione e l’editing; alcuni di questi software sono commerciali come ad esempio Logic Pro, Pro Tools, Adobe Audition, Samplitude, Cubase, SONAR, ACID Pro, FL Studio (ex Fruityloops), Presonus Studio One, Ableton Live, REAPER, Tracktion o Digital Performer, altri invece sono software libero come ad esempio Audacity, Ardour, MusE e LMMS. Alle volte, col termine DAW ci si riferisce erroneamente al solo software, il quale, invece, spesso è un sequencer oppure un software di editing e montaggio digitale. La maggior parte delle schede audio per le DAW richiedono una grande quantità di memoria RAM e un processore potente.
Dunque, lasciando i dettagli a gente più sveglia di me, hardware e software, scheda audio e svariati programmi, tutto ciò è bravura, applicazione, studio. E passione.
Sorvolando su i professionisti, vi è qualcosa di puro e naif in tutto ciò, nonostante la minima competenza richiesta, qualcosa che riporta alle demo-tape degli anni ’80 e ’90, al concetto del DIY (do it yourself) tanto caro al punk; qualcosa che viene digitalizzato e portato sullo schermo dei nostri pc, per poi, nell’era della comunicazione globale e dei social network, arrivare potenzialmente in tutto il Mondo.
Alcuni riescono a monetizzarci pure, la maggior parte no, ma non è questo il punto.
Quello che conta davvero è che è possibile scoprire talenti che sono emarginati dallo show business, che probabilmente lo saranno per sempre, che magari vivono nella parte opposta del pianeta in cui vivi tu, ed avere la possibilità di entrare nell’equivalente della loro cameretta, per ascoltare le formidabili songs che hanno composto e che mai e poi mai entreranno in classifica.
Fatevi un giro su Soundcloud (per citarne solo uno) e troverete, tra scarti, rifiuti, ed orribile musica di successo, anche meravigliose e polverose canzoni di perfetti sconosciuti.
Ed è sempre un bene tenere per sé qualche piccolo, dolce segreto. Alla faccia di contest e visualizzazioni.