Femminile e sacro: laboratorio a Giarre
Venerdì 27 gennaio, a Giarre (CT) presso l’Associazione 108 Grammi, sita in viale Don Minzoni 6, alle 18.30, si terrà il laboratorio esperenziale Femminile e (‘) sacro, realizzato dalla psicologa Elina Valenti in collaborazione con l’insegnante Yoga Giovanna Buda e l’attrice Viviana Militello.
Venerdì 27 gennaio, alle 18.30, riparte a Giarre, in viale Don Minzoni, 6, presso l’Associazione 108 Grammi, l’appuntamento dal titolo il Femminile e (‘) Sacro, un laboratorio esperienziale in sette tappe, realizzato dalla psicologa Elina Valenti in collaborazione con l’insegnante Yoga Giovanna Buda e l’attrice Viviana Militello.
Viviamo in un’epoca in cui tutti, uomini e donne, sono chiamati ad una profonda trasformazione a causa della grossa drammaticità che investe le relazioni umane.
L’attenzione al tema del femminile, inteso come energia psichica appartenente ad entrambi i sessi, ha un duplice motivo: il primo riguarda il tema della donna che, grazie all’emancipazione femminile, ha guadagnato sì un ruolo più centrale nella società ma ne ha inevitabilmente perso altri, disorientandosi.
Il secondo motivo risiede nel tipo di società che deriva da un misconoscimento dell’essenza del femminile e contemporaneamente da una tendenza all’annullamento delle differenze tra i sessi.
L’asse psicologico è spostato maggiormente verso l’energia maschile, sia nell’uomo che nella donna, che hanno il dovere di operare un tentativo di equilibrio tra elementi interni che inconsapevolmente li controllano.
Ma cosa si intende per Maschile e per Femminile? Il maschile è un’energia tipicamente razionale, diretta all’esterno, tecnica, rivolta all’azione, al fare e alla conquista; è calcolante, precisa, divisoria.
Non è sbagliata, ma non può operare sola perché il suo imperare solipsistico crea volontà di potere e sopraffazione sull’altro.
Il femminile è un’energia morbida, ricettiva, accogliente, associativa, intuitiva ed emotiva.
Anche questa non può operare sola negli individui, che hanno bisogno di integrare consapevolmente entrambe le forme per dirsi esseri completi.
Le relazioni che instauriamo sono l’emblema di noi stessi, ci rappresentano.
Dimmi come vanno i tuoi rapporti, e ti dirò chi sei! Conoscere se stessi, rimane l’imperativo categorico di sempre per chi vuole vivere in pace e autenticamente.
L’aver fatto esperienza del proprio mondo interiore ed emotivo è la chiave per un rapporto più autentico anche con l’altro, dal quale inesorabilmente fuggiamo.
Siamo devoti alla superficie e al culto dell’estetica, solo perché non vogliamo fare i conti con la natura di ciò che realmente siamo.
Tutto ciò rimanda alla riscoperta del femminile, che in questo laboratorio, avverrà grazie al ricorso al mito, quale strumento potente per accedere direttamente al mondo dell’inconscio. Ogni dea richiama e risveglia una parte del femminile che agisce in modo inconsapevole dentro ogni donna.
Riscoprire il femminile è riscoprire la saggezza del corpo, delle emozioni, dell’intuito.
Il femminile ci riporta ad un introversione essenziale nella nostra epoca per compensare l’eccesso di esteriorità e di superficialità dei rapporti. Riscoprire il femminile è imparare a prendersi cura prima di tutto di se stessi e poi anche degli altri, cosa che le donne anticamente conoscevano bene. Certo non è affatto facile indagare nei sotterranei dell’anima , viaggiare accompagnati da Persefone o Ecate negli Inferi, ma ahimè è un viaggio che ci tocca fare se vogliamo raggiungere la vetta della coscienza autentica.
Prossimi incontri
Gli incontri si svolgeranno una volta al mese, nelle seguenti date:
24 feb
17 mar
28 apr
26 mag
9 giu
Il laboratorio “Femminile e (‘) Sacro”: viaggio alla scoperta degli archetipi
Femminile e (‘) Sacro è un viaggio alla scoperta degli archetipi (predisposizioni di comportamento istintuale) femminili che agiscono dentro di noi: – da Artemide ad Afrodite, da Atena a Demetra, etc – ognuno di essa ci parla di una parte che misconosciamo o non comprendiamo perché apparentemente troppo distante dal nostro Io cosciente.
Rivolgere la coscienza verso l’interno permette l’osservazione di aspetti di noi solitamente non ammessi o repressi, e ci apre spontaneamente ad un processo di trasformazione.
Il laboratorio ha come obiettivo l’osservazione e l’analisi di ciò che ci muove e, attraverso le storie mitologiche delle dee greche, scopriremo quali sono le caratteristiche psicologiche e comportamentali che ci abitano.
Unendo psicologia archetipica, yoga e metodo narrativo questo percorso intende guardare alla frammentazione archetipica del femminile come una possibilità per integrare le nostre parti scisse, nascoste o in ombra.
Le/i partecipanti, attraverso il coinvolgimento diretto dell’unità corpo-mente-spirito, saranno indotti all’esperienza dell’ascolto di sè tramite l’ascolto del racconto sui miti del femminile archetipico.
Il racconto mitologico su ogni divinità ci condurrà senza alcuno sforzo ad una presa di coscienza che J. S. Bolen chiama “folgorazione”. Ogni donna avrà i suoi specifici, particolari e soggettivi insight, perché la storia di ciascuno è unica, seppur nella condivisione di elementi universali, mitici e ancestrali che riguardano tutte.
Quali temi tratterà il laboratorio
Questo secondo appuntamento verterà sugli aspetti psicologici connessi alla dea Afrodite, simbolo dell’amore e legata al mondo delle emozioni più di qualunque altra. Per questo è stata definita da Jean Shinoda Bolen “dea alchemica” in quanto la sua tendenza a vedere le cose con gli occhi del meraviglioso trasforma tutto ciò su cui il suo sguardo si poggia. E’ descritta anche come “incantatrice”, colei che seduce, ammalia e conduce nel vortice delle passioni istintive: ciò che lei rappresenta è un’emotività forte, primitiva, che può dare vita ma anche toglierla.
Il racconto mitologico s’incentrerà sulla favola di Amore e Psiche (eroina mortale rappresentante Afrodite), emblema del percorso che l’anima femminile compie verso la propria individuazione, o verso la ricerca del Sé.
Nel primo incontro, quello su Artemide, abbiamo ricontattato l’immagine archetipica della Vergine, che rimanda alla donna autonoma ed indipendente, una in se stessa, e che appartiene solo a sé.
Afrodite si poggia inesorabilmente su Artemide. Perché? Artemide, rappresenta il risveglio del corpo e ci invita ad una primitività istintuale, in cui manca lo sviluppo cosciente, psichico.
Artemide ci dice chi siamo e da dove veniamo, parla della stabilità e solidità della materia di cui siamo fatte; ci fa percepire la nostra casa, la nostra origine che risiede nell’utero della donna e ci trasmette quella forza originaria che deriva dall’essere radicati nella materia del corpo e nelle sue funzioni.
Dea della caccia e della luna, amante dei boschi e delle passeggiate notturne, vive la sua vita lontana dagli uomini, in difesa delle donne, delle adolescenti e dei più piccoli di tutte le specie.
Per C. P. Estes, Artemide è la raffigurazione ultima dell’archetipo della donna selvaggia: vergine, materna e saggia allo stesso tempo. La sua però è una maternità diversa dalla madre, Leto, che fu aiutata dalla figlia a mettere alla luce il fratello gemello Apollo (e per questo fu venerata anche come Dea del parto).
Non si identificò mai in lei, perché a differenza della madre, che era dipendente e soffriva per amore, Artemide era selvaggia, indipendente e sempre fiera di sè.
L’archetipo di Artemide, portato all’estremo, ci conduce alle figure leggendarie delle Amazzoni, dee guerriere, figlie di Marte, crudeli e assassine nei confronti degli uomini. Esse sono state paragonate da T. Wolff alle donne contemporanee “self contained”: donne che ruotano attorno a se stesse, ai loro bisogni, desideri e inclinazioni; tutte protese alla realizzazione dei loro talenti e dei loro obiettivi.
La simbologia del mito delle Amazzoni indica tuttavia che l’affrancamento della donna nei confronti dell’uomo e dal ruolo principale attribuitole, quello di madre di famiglia, può avvenire solo sacrificando la dimensione materna ( la parola amazzone deriva dal greco a-mazos= senza seno). E quindi la loro ribellione non ha come fine l’assoggettamento dell’uomo ma la propria stessa libertà.
Anche per Afrodite è importante la libertà, ma quella nei rapporti.
La dea, chiamata Venere dai romani, non è indipendente e autonoma come Artemide, nel senso che a differenza sua, che sceglie la castità e la vita lontana dagli uomini, ella vive esclusivamente di relazioni; eppure la prerogativa dei suoi rapporti è proprio la libertà: lei è l’unica divinità femminile dell’Olimpo a scegliere i suoi uomini, dai quali non fu mai vittimizzata.
All’opposto di Artemide che rappresenta, l’anima dentro, introvertita, c’è Afrodite, l’anima fuori, estrovertita, empatica che si realizza nella relazione. “Ci sono donne che per accedere compiutamente all’eros di Afrodite devono prima vivere la fase dell’eros di Artemide” . A livello del sistema dei chakra Artemide si trova al primo posto (muladhara= radice), mentre Afrodite subito dopo (svadhisthana= dolcezza) . La prima ha a che fare con la solidità materiale, la stabilità che le viene dall’essere collegata all’elemento terra; la seconda ha a che fare con la fluidità, con il mutamento e con il cangiare continuo dell’elemento acqueo. Questa caratteristica cangiante della dea Afrodite però non potrebbe sussistere senza la base solida di Artemide.
Ma chi è Afrodite? È la dea dell’amore, della magia e del piacere sensuale. Aspira all’unione, sia fisico che spirituale; è mossa dal desiderio di conoscere e di essere conosciuti interamente; instaura rapporti intensi ma di breve durata che trasformano entrambi i partecipanti, in cui prevale il processo spontaneo e creativo. È stata definita “dea alchemica”, trasformativa appunto, l’unica che ha una coscienza propria, non diffusa né specifica, ma attiva e ricettiva insieme: lei influenza e viene influenzata. Afrodite risveglia in noi il piacere dei sensi e l’innamoramento non solo per le persone ma anche per i progetti di vita, le idee, le cose.
Riconoscere l’autonomia, il coraggio, la fiducia in se stessa di Artemide unito all’innamoramento, la magia e la creatività di Afrodite conduce ad una nuova visione di noi stesse. Questi sono solo due dei sette archetipi presi in considerazione come modelli per osservare il mondo dentro di noi. I prossimi incontri saranno dedicati ad altre dee e ciascuna di loro porterà nuove consapevolezze e trasformazioni. Alla fine forse anche la relazione con il maschile sarà diversa, non più basata sul dominio o sulla prevaricazione sull’altro, assumerà la forma di un equilibrio dinamico dove saranno entrambi, femminile e maschile, partecipi di una più autentica e rinnovata armonia, e forse potremo dire addio alla logorante guerra tra i sessi.
Informazioni e iscrizioni
Il percorso è realizzato con la stretta partecipazione di Viviana Militello, attrice, e Giovanna Buda, insegnante Yoga.
Per informazioni e iscrizioni è necessario contattare Giovanna Buda al 3475416125.
Note per i partecipanti
Arrivo partecipanti h 18:10, inizio incontro h 18:30 puntuali.
Abbigliamento comodo. Portare un plaid.