Pillole di Tango
di Francesca Auteri – Il Tango, danza di coppia per antonomasia, vive il più delle volte una costante dialettica tra nostalgia/ricordo e volontà di obliare ed obliarsi.
Conosciuto universalmente come el baile dell’abbraccio, interseca nel suo volteggiare in pista passioni sofferte e brevi squarci di luce e felicità, pienamente espressi dalle intense letras dei cantores argentini.
Una danza maligna che, nata nei sobborghi di Buenos Aires, ha reso protagonisti delle sue primissime ed appassionate narrazioni musicali i compadres, i compadritos e le minas, abitanti dei bassifondi della capitale argentina.
Eppure, nonostante la sua nascita sia piuttosto recente (fine Ottocento), non vi è una lettura univoca circa le sue origini ed il suo significato etimologico; indubbio valore ebbero, però, le influenze dettate dalla lingua kikongo e dalle danze classiche congolesi.
Quest’esplosivo melting pot si generò probabilmente in un periodo compreso tra il 1880 ed il 1910, unendosi, tra l’altro, alla realtà portuale dei marineros, uomini lontani dalle proprie case e dai propri affetti familiari e dunque assai spesso affamati d’amore e soliti frequentare con assiduità locali destinati alla prostituzione.
Il tango, cultura meticcia per sua intrinseca natura, si miscelò nel profondo con istanze mutuate dall’Europa, in particolar modo da Italia, Francia e Spagna. Si narra, difatti, che nel lontano 1880 la massiccia presenza di donne/danzatrici italiane a Buenos Aires comportò una sostanziale modifica all’interno di tale danza; si iniziò a parlare di tango liso (liscio), o sin cortes, cioè privo di movimenti bruschi e quasi aggressivi.
Parigi, d’altro canto, svolse un importante ruolo di riscatto socio-culturale poiché el baile, giunto nella capitale francese mediante i giovani rampolli dell’oligarchia argentina, iniziò immediatamente ad essere apprezzato all’interno dei più importanti salotti alto-borghesi.
In un’Europa dove i prodromi della libertà sessuale iniziavano lentamente a farsi sentire, questa danza, libera da bigotte restrizioni moralizzanti e sessuofobe, trovò un terreno assai fertile e fu molto amata dalle giovani donne di buona famiglia.
Ritornato in patria purificato dal processo di ‘imborghesimento’ francese, il tango divenne polo d’attrazione per la gioventù bene della capitale argentina; al riguardo fu particolarmente significativa la nascita del cabaret El Armenonville, dove i brani musicali venivano eseguiti da musicisti professionisti ed i presenti potevano degustare, tra una canción e un’altra, dell’ottimo champagne; i testi, inoltre, iniziarono ad essere scevri di tutti quei riferimenti marcatamente sensuali e sessuali dei primi anni.
La nostalgia, il dolore per una perdita di qualsivoglia natura essa fosse, la malinconia e la tristezza, divennero i topoi fondamentali di un nuovo modo d’intendere questa celebre espressione culturale rioplatense.
La danza, catarticamente liberata dalle movenze maggiormente connesse all’erotismo dei bassifondi, divenne salón, nome che indicava il suo essere praticata all’interno delle sale da ballo.
L’efferata dittatura militare di Jorge Rafael Videla causò un drammatico arresto dell’intero universo-tango: le milongas e le confiterias bailables, luoghi di ritrovo di danzatori e musicisti, furono considerate delle pericolose e potenziali occasioni d’incontro tra dissidenti ed oppositori del regime.
Una drammatica parentesi storica segnata anche dalla triste vicenda dei cosiddetti Desaparecidos, uomini e donne apparentemente scomparsi ma, in realtà, ferocemente trucidati o gettati vivi in mare.
A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, grazie al presidente Raúl Alfonsín, il tango fu nuovamente praticato ed insegnato, tornando ad essere il simbolo per antonomasia della cultura e dell’arte argentina. Da allora questo baile e la sua musica hanno conosciuto una diffusione assolutamente planetaria e Buenos Aires è divenuta meta ghiotta di turisti, soprattutto europei, innamorati di quest’affascinante mondo e desiderosi di conoscere i luoghi natii della loro passione.
Il tango ha creato una vera e propria comunità; ci si conosce e ci si accoglie, sempre, proprio perché uniti da quest’incredibile e trasversale amore che prende vita nella forma di un sensuale e rassicurante abbraccio. Tango come filosofia di vita.