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Le parole non bastano più! Come prevenire la violenza contro le donne?

imagesdi Filippo Minacapilli – Al telegiornale nuovi scenari, la violenza contro le donne si presenta  oramai  a ritmo continuo e  regolare. Tutti i giorni un fidanzato geloso, un amante respinto, un ex compagno, un maniaco, un balordo alza la mano per sopprimere una vita, la vita di colei che ha il coraggio  di dire “no!”,colpevole semplicemente di voler  condurre la propria esistenza secondo scelte autonome senza per forza dover sottostare ai desideri  del “lui” di turno.
Di fronte a tale immane tragedia quotidiana, che lascia increduli, sbalorditi e quasi impotenti sorge prepotente l’esigenza di trovare una via risolutiva. E’ tempo di abbandonare le parole, i riti di indignazione, le proposte dettate da emozioni del momento, per mettere al servizio di risposte effettivamente efficaci  le intelligenze di tutti, coinvolgendo in una sorta di brain-storming collettivo la società con le sue molteplici  e diverse componenti.
Partiamo dal dato reale, lo stato di salute della società è alquanto precario, varie patologie si rilevano dalla  cartella clinica del nostro corpo sociale. La famiglia è impotente a governare i mutamenti culturali, economici e sociali che si riflettono sui figli. La scuola viene costantemente depauperata da una classe politica miope e priva del senso dello Stato in prospettiva,  ad essa vengono delegate tutte le forme educative più fantasiose per dare risposte a innumerevoli  esigenze, per cui essa,  istituzione di prestigio quale dovrebbe essere,  va perdendo di  vista la sua funzione principale, quella di contribuire a formare le coscienze critiche, conditio sine qua non per una educazione al rispetto e alla convivenza democratica, che non può prescindere dalla concezione dell’uomo come valore.
Il mondo dell’informazione trasmette e propone modelli comportamentali svuotati di senso. Prevalgono bulli e veline, furbastri e carrieristi, idoli negativi e mafiosetti. La stessa politica si presenta come il luogo   dove è facile accumulare ricchezza in dispregio delle più elementari regole morali . Gli altri soggetti sociali rivelano d’essere inquinati”,  si sono conformati ai modelli dominanti e spingono per la  “corsa al successo”  al consumo immediato di cose e di persone. Si svilisce la categoria del “voler bene” per far posto alla prevaricazione,all’ asservimento, alla sottomissione.
In questo quadro caratterizzato in gran parte da assenza di emozioni , di affetti, di relazioni positive, di sentimenti da coltivare, l’individuo non perde tempo a corteggiare, ad esprimere attenzione, cura, interesse per l’altro o per l’altra. Domina il consumo, il mordi e fuggi, il possesso dell’altro come oggetto da ostentare, buono solo al bisogno per poi sopprimerlo quando non serve o quando  “non posso essere io il fruitore”.  Grave la desolazione morale e sociale e prima ancora culturale che è venuta a crearsi! Terreno ideale per esercitare violenza contro i più deboli, i minori, le donne, i disabili, gli immigrati.
Occorre,pertanto, una rivoluzione pedagogica generale,che ridia senso e dignità all’uomo per contribuire così ad eliminare e a prevenire alle radici la violenza, che allontani l’idea che sia lecito esercitare il potere di vita e di morte sull’altro, che sia nelle cose sopprimere con efferatezza qualcuno.
A tal fine si istituisca una tavola rotonda che veda la partecipazione attiva e costruttiva di ciascun soggetto sociale. Famiglia, Politica, Scuola, Chiesa, Giustizia, Servizi sociali, Professioni, Forze dell’Ordine e altri Enti  per ripensare cosa bisogna fare, cosa bisogna innovare, cosa bisogna inventare, quale azione di igiene sociale occorre mettere in essere, quale raccordo va promosso tra i vari soggetti per concorrere congiuntamente  a debellare la piaga scandalosa della violenza e, in primis, della violenza contro le donne. La chiamiamo pure  task force. Una task force inedita che elabori un protocollo di intesa” per la prescrizione di terapie d’urto, intensive, continue; terapie  di prevenzione, di contrasto , di risoluzione di questa intollerabile tragedia sociale. Pena, la strage di vittime innocenti, e  il fatto che rischiamo di essere annoverati tra i Paesi più decivilizzati (n.l.)del pianeta.

 

 

   

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